HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY Jj ou,alt ^3, I^JAS'- ÀPR 23 1925 ','. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA MEMORIE DI PALEONTOLOGIA PUBBLICATE PER CUBA DEL PROF. MARIO CANAVARI Museo Geologico della R. Università di Pisa Volume XXVIil. — 1922. PISA STABILIMENTO TIPOGRAFICO SUCC. FF. NISTRI CAV. V. LISOHI B FIGLI PROF. iy22 INDICE DEL VOLUME XXVIII Prbvejr P. L. — I coralli oligocenici di Sassella ntW Appennino Ligure. Parte I (continuazione). Corol- lari a calici confluenti (Tav I-VII [X-XVI]) . . pag. 1 GoRTANi M. — Faune paleozoiche delia Sardegna. Parte I. Le Graptolitidi Goni [T&v.Ylll-Xlliyi-YlYl » 41 Franceschi D. — Pesci fo.isHi nuovi o poco noti del Terziario italiano (Tav. XIV [I]) .... » 69 GoRTANi M. — Faune paleozoiche della Sardegna. Parte II. Graptoliti della Sardegna Orientale (Tav. XV-XIX [I-V]) e Fig. 1 intere . . » 85 P. L. PREVER I CORALLI OLIGOCENICI DI SASSELLO NELL'APPENNINO LIGURE Continuazione Parte I. Cor aliar ì a calici coii fluenti. (Tav. I-VII [X-XVl]) Hyduophyllia Isseli n. f. — Tav. l [X],fig. 1,2. ? 1857. Meandrina subciroólwris Catullo T., n. 10, pag. 73, tav. XV, flg. 2. 1915. Eydnopliì/llia prior (pars) Dainelli G., n. 22, pag. 274, tav. XXXIII, flg. 1. Il polipaio è massiccio, cespitoso, e sembra talora brevemente peduncolato ; la sua faccia inferiore è ornata tli larghe costole irregolari, ramificate, piuttosto avvicinate, flessuose, e finamente granulate. Quel- la superiore è subpiana o leggermente convessa talvolta con delle gibbosità piìi o meno spiccate. Le valli calicinali sono quanto mai irregolari, ora sono brevissime ed aperte alle due estremità, ora sono chiuse da un lato, oppure da entrambi ; sono di mediocre grossezza, si biforcano, si intrecciano, si av- volgono in svariati modi e spesso circoscrivono dei calici che chiudono quasi completamente. Causa la loro irregolarità di sviluppo non è cosa facile misurarne 1' ampiezza, ad ogni modo si può dire che in media essa è di 5 mm., raramente si spinge sino ai sette. La loro profondità è pure un po' variabile; vi sono dei punti, specie là ove c'è un solo calice o due o tre al piti, in cui arriva appena ad 1 o 2 mm.; in altri punti si spinge fino ai 6, abitualmente è di 4 mm. Le colline ora brevi, ora lunghe, sono molto acute alla loro sommità ; spessp sono addirittura taglien- ti, sinuose od involute, per lo più piuttosto alte, molto sottili, con dei muri quasi verticali. La loro sotti- gliezza in alto è tale che la porzione superiore è frequentemente asportata per un'altezza di 1-3 mm. AUa base misurano al massimo mm. 2 14 di spessore. Negli esemplari in cui esse sono molto involute i calici isolati e le cavità calicinali comprendenti due, tre calici, sono assai frequenti. Il fondo vallivo è un po' arroton- dato. I setti sono mediocremente spessi, denticolati al loro orlo superiore, mediocremente numerosi, non si corrispondono nelle valli contigue e nascondono spesso perfettamente i muri. Sono molto sottili alla loro estremità superiore e un po' più spessi alla base ; se ne contano da 14 a 20 su di 1 cm., di lunghezza ; PalaeoDtograpliia italica, 70I XXVIIX, 1922 1 P. L. PREVER [50] spesso si ingrossano alla loro estremità verso il centro della valle, si inflettono, trasformandosi in rag- gi setto-costali, e determinano assai bene i calici. Talora qneUi di un lato si saldano per mezzo di tra- biculinc a quelli del 1,'ito opposto della valle in modo che in fondo a questa si ha 1' apparenza di una columella spugnosa. I raggi setto-costali, quando vi sono, si mostrano non numerosi, brevi, irregolari, ma ben visibili. Le faccio settali sono riccamente granulate e fornite di sinatticole. Si scorgono pure delle traverse inegualmente sottili, orìzzontab od oblique, e subequidistanti. Ho dei dubbi che la MeMidrina subeircolaris Cat. faccia una cosa sola con questa specie ; non ne sono, però, sicuro, e per la descrizione deficiente, e per la scarsa illustrazione. S'intende che se ciò fosse la spe- cie dovrebbe cambiare di nome. S a s s e 1 1 (Torino, Genova). Hyduophyllia hyeroglipliica n. f. — Tav. l [X], flg. 3. Il poHpaio, lungo circa 17 cm. e largo 8, si presenta con foraia laminare assai spiccata. La faccia in- feriore è coperta da un'epiteca irregolannente ornata di strie inegualmente spesse, ravvicinate, dicotome, flessuose. Quella superiore è subpiana, qua e là mostra delle gibbosità o delle infossature non troppo pro- nunziate e d'estensione variabile. Essa è tutta coperta da valli quasi o affatto superficiali, larghe da cresta a cresta 1 cm., tortuose al massimo grado, come nella Hydn. serfentinoides Cat. La linea mediana delle val- li mostra una fossetta calicinale ben delineata dai setti primari che aUa loro estremità libera leggermente si inspessiscono, biforcandosi talvolta ed inflettendosi in modo da svilupparsi in seguito parallelamente al- l'asse vallivo. Così si formano dei raggi setto-costali bene sviluppati, in numero da 2 a 5. La stretta fosset- ta cahcinale è occupata da una columella spugnosa ora pochissimo' sviluppata e dall'aspetto perfino lamel- lare, ora ben sviluppata e dall'aspetto nettamente spugnoso e crestiforme alla sommità. In molti punti i muri delle colline sono visibili, ma in molti altri essi non si scorgono affatto ed i setti passano da una val- le all'altra direttamente. Sono frequenti, lungo il rilievo collinoso, come dei cocuzzoli che si trovano là appunto dove i muri sono visibili. I setti sono mediocremente numerosi, piuttosto sottiU e ben sviluppati, sia i primari che i secondari ; que- sti spesso lo sono ben poco meno di quelli : alla sommità si mostrano denticolati e suUe faccie lateraU por- tano numerose granulazioni. Talvolta si presentano sub-retti, ma spessissimo sono flessuosi, talvolta spic- catamente arcuati, spesso anche accartocciati in maniera che la superficie del poUpaio risulta assai carat- teristica. Quasi sempre è appunto là ove vi sono gli accartocciamenti che si possono scorgere i muri e sor- gono i cocuzzoli collinosi. Le faccie laterali dei setti sono provviste di numerose sinatticole; hanno anche delle traverse, ma queste sono scarse. Per la tendenza che hanno i setti di accartocciarsi e per il modo per il quale terminano verso la fossetta calicinale sono stato tentato di collocare questa specie fra le Mycetoseris. Ma vi sono caratteri, tra cui quello dei raggi setto-costali, che mi pare non lascino dubitare sul riferimento generico. S a s s e 1 1 (Genova). Hyduophyllia pnlclira Michelotti sp. - Tav. I [X], flg. 5. 1871. Hydnophcyra meandrinoides var. ■pulchm Sismonda E. e Michelotti G., n. 107, pag. 68, tav. V, f. 4. 1889. Hydnopliyllia mirabilis Eeis 0., n. 93, pag. 138, tav. II, flg. 9, 10. 1889. HydnophylUa curvicollis {pw-s) Reis 0., n. 93, pag. 136, tav. Ili, fig. 8. [51] P. L. PEEVER 1894. Hydnopliora meandrinoides var. pulchra De Angelis G., n. 25, pag. 63. 1897. — afflnis (pm-s) Osasco E., n. 84, pag. 7. 1897. — minoris (pars) Osasco E., n. 84, pag. 6, tav. I, flg. 2. Come a Reit anche nell'Oligocene ligure gli esemplari si mostrano per lo più in frammenti, talora di- scretamente grossi. Un solo esemplare si può dire completo ed è quello parzialmente figurato da Osasco sotto il nome di Hydn. minoris Ose. La forma generale del corallario è conica con larga base. Esso ha un'altezza che varia da 7 a 9 cm. ed un diametro di 24-28 cm. Talvolta si trovano degli esemplari che sem- brano laminari, ma credo si tratti di frammenti marginah di individui ben sviluppati. La faccia inferiore del polipaio è ornata da un complesso di costole larghe da tao cm., arrotondate, ramificate verso il mar- gine e ricoperte da uno strato spesso con delle costoline poco rilevate, numerosissime, assai vicine e di spessore ineguale. La faccia superiore è un po' convessa o è subpiana; alle volte presenta delle gibbosità di varia importanza. Qualche volta gh esemplari sono sviluppati unilateralmente. Le colline che si scor- gono sulla superficie hanno al centro vero del polipaio che, quando questo si sviluppa dissimmetricamente non coincide con quello geometrico, una disposizione confusa. Per lo più esse presentano una notevole variabihtà. Verso il centro sono abitualmente più corte e spesso discretamente addossate le une alle altre; verso il margine, invece, abbastanza larghe, quasi sempre arcuate, alle volte soltanto un po' ondulate e talvolta con delle brusche risvolte. In certi esemplari si trovano delle colline variabili in lunghezza, libere, con varia orientazione, spesso un po' contorte, magari con qualche brusco risvolto. Esse lasciano fra di loro delle larghe valli nelle quaU si trovano tante piccole coUine coniche che hanno un'apparenza stellare evidentissima, causata dai setti di cui sono ricoperte. In qualche esemplare, mentre abbondano dappertutto le colline brevi, larghe da 5 a 10 a 12 ram., sono pure frequenti per ogni dove le colline larghe da 2 a 6 mm. Queste si fanno più frequenti verso il margine ed assumono qualche volta un andamento radiale, conservando frequentemente verso il centro una disposizione confusa. Le nuove coUine si formano per sdoppiamento delle vecchie, ma più spesso per inserzione di una nuova fra due vecchie che si rendono divergenti. Non sono molto alte, poiché misurano da 2 a 3 mm., rara- mente 4, sono inoltre acute alla sommità senza essere taglienti. Le valli sono, perciò, poco profonde, mediocremente ampie, non molto larghe, talora assai brevi, spe- cialmente verso il centro, con decorso rettihneo o curvilineo, raramente con dei risvolti e con orientamenti svariatissimi, salvo verso il margine dove assumono quello radiale, che non è mai assoluto. Verso il cen- tro, dove le colline sono brevi o brevissime, le valli non sono facilmente discemibih, i eahci s; mantengono subdistinti nelle serie per mezzo di raggi setto-costali che sono radi, poco sviluppati, talora mancanti addi- rittura, specialmente verso il margine. I setti sono discretamente numerosi, sottili, ben rilevati ed alle volte ravvicinati. Il loro orlo superiore è fornito di dentellature più robuste verso lo spazio columellare. Essi giungono sino alla sommità delle col- line i cui muri saldati e sottih sono pressoché invisibih. I più sviluppati giungono sino al centro della cavi- tà caUcinale, dove qualche volta subiscono un rigonfiamento graduale o brusco e dove spesso si flettono. Tra di essi si trovano i secondari, ma specialmente i terziari, che sono meno sviluppati, più sottili o mol- to sottili e forti. Quelli di una vaUe non si corrispondono con quelli della valle adiacente. Su di una lunghez- za di 1 cm. se ne contano da 20 a 30. I raggi setto-costali sono aDe volte ben visibili, specialmente là dove predominano le collinette coniche, e le valli sono confuse. In altri punti essi sono sempre -ben rilevati, dì ineguale sviluppo, ma sono meno numerosi ; specialmente nelle valli un po' lunghette ne troviamo fra ca- lice e caUce uno solo o due di diverso sviluppo. Le faccie settali sono ornate di piccole granulazioni, é por- tano pure delle sinatticole ; però le traverse sembrano più numerose. 4 P. L. PEEVEB [52] Questa specie ha cambiato nome più d'una volta. Michelotti (n. 107) nel testo la chiama semplicemente maendrinoides ed accenna alla sua variabihtà; nella tavola la figura sotto la denominazione di Hydn. mean- drinoides var. fulchra Micht. Dopo ha ricevuto il nome di miraìrilis e di eurvicollis da Reis, il quale accen- na alla grande affinità tra queste sue due supposte specie. La Hydn. mìnoris di Osasco non è che questa specie ; ad essa vanno pure ravvicinati parecchi esemplari che questa studiosa ha catalogato come Hydn. affinis Ose. Sassello, Dego (Torino, Genova). Hyduophyllia crispata De Angelis sp. — Tav. I [X], ftg. 4. 1894. Hydnophora erispata De Angelis G., n. 26, pag. 63, tav. II, flg. 13, 14. 1897. ■— minorìs [pars) OSASCO E., n. 84, pag. 6 (non tav. T, fig. 2). Il polipaio è massiccio, cespitoso ; superiormente si presenta convesso, talora subpiano con qualche leggera ondulazione o gibbosità. La sua faccia inferiore è coperta da robuste costole, ineguali in grandezza ed inegualmente rilevate, largamente arrotondate e poco alte, ramificate e coperte di costoline assai nu- merose, serrate, sottili. Le valli si sviluppano in tutte le direzioni ; talvolta sono mediocremente lunghe, talvolta invece brevi, ma sempre tortuose e con numerose risvolte ampie, o brusche e strette. Sono pro- fonde .S-4 mm., talvolta anche solo 2 ed hanno un tondo piuttosto piatto. La loro larghezza è variabile da 5 a 6 mm., ma può giungere anche ad 8. Le coUine si modellano per lo sviluppo sull'andamento delle val- li ; esse sono numerose, non molto spesse, subacute alla sommità. Questa qualche volta è percorsa da un pic- colo solco che sta ad indicare la non avvenuta saldatura dei muri contigui. Talvolta esse sono pure brevi, così brevi da ridursi a dei monticelli, i quali però sono rari, lunghi 1-2 cm., rettilinei o curvihnei. Però, accade di vedere su qualche esemplare che in un dato punto tali monticeUi si fanno assai abbondanti in modo da escludere le colline. ] setti appartengono a tre cich, talvolta si scorgono pure dei rappresentanti del quarto. Quelli del primo sono mediocremente spessi e, frequenti volte, alla loro estremità libera nella valle, subiscono un rigonfiamen- to il quale fa spesso assumere a tale estremità la forma di un T maiuscolo. Qtiando ciò avviene in modo spiccato quasi sempre i setti posti da un lato della valle, per un tratto piìi o meno lungo, si uniscono per le loro estremità, formando come un lungo raggio setto-costale, il quale determina, con quello formato dirim- petto dai setti dell'altro lato valhvo, un solco columellare spesso molto netto, stretto, quasi sempre vuoto, talora occupato da raggi setto-costaU. I setti del secondo ciclo sono piìi sottili, ma sviluppati quasi quanto quelli del primo, e si assottigliano gradatamente verso la loro estremità libera. Tutti hanno il loro orlo supe- riore ornato da denticini irregolari per forma e per distribuzione. Sulle loro faecie laterali sono provvisti di gi-anulazioni numerose e di sinatticole. De Angelis accenna a circa 20 setti su di una lunghezza di -5 mm., ma il suo disegno è in contrasto con quanto afrerma. Su di una lunghezza di 1 cm., ne ho contati da 22 a 28. La Hydn. minoris Ose. va in parte riferita a questa specie, mentre l'altra parte si deve ascrivere alla Hydn. fvlchra MieHT. Sassello (Torino, Genova). Hydnophyllia ineaudrinoides Iichemn sp. — Tav. l [X], fig. 6; Tav. il [Xl], flg. i. 1838. Monticularia Guettardi Michelotti G., n. 57, pag. 145, tav. V, fig. 6. 1840-48. — ineam,drinoides Michelin H., n. 66, pag. 57, tav. XI, flg. 9. [63] P. I,. PRBVES 6 1894. Hydnopìiora mecmdrinoides De Angems G., n. 25, pag. 62. 1902. — contorta OSASCO E., n. 83, pag. 110, tav. I, fig. 12. 1915. — Marinella {pars) Dainelli G., n. 22, pag. 272, tav. XXXI, flg. 5, 6; tav. XXXIII. fig. 10. Questa specie è piuttosto scarsa nel giacimento appenninico, e mi sembra sia anche più scarsa altrove. Ad ogni modo ho a mia disposizione una diecina di esemplari, quasi sempre, però, piccoli ed incompleti per giunta. Essi hanno costantemente la forma cespitosa. Inferiormente la faccia non è sempre ben visibile, tuttavia, essa sembra abbia delle rughe di ineguale grandezza sparse irregolarmente, talora con un accen- no ad una disposizione anulare. Vi si scorge pure un leggero accenno a delle costole larghe, pochissimo ri- levate, irradiantesi dal centro all'orlo. Esse sono ricoperte da una pseudoepiteca ornata da numerose costo- line robuste, ben rilevate, non molto serrate, con delle ramificazioni che spesso si uniscono alle costohne vicine. Il corallario è poco elevato, talora è sottile in modo da assumere una forma sublaminare. La faccia superiore è piana o con lievi gibbosità, talora con delle lievi ondulazioni. Le coUine sono generalmente bre- vi; quando sono un po' lunghe hanno un decorso a zig-zag spiccato, ed hanno un'altezza assai variabile dà punto a punto. Vene sono numerose, brevi ed isolate, poste una vicina all'altra, tutte acute alla sommità ove spesso lasciano vedere i muri che appaiono sottih ed intimamente saldati. L'altezza di esse è di 2 a 5 mm., per Io pili oscilla fra .S-4 mm. La loro base è larga 6-7 mm. Quasi dappertutto sono sviluppate e verticali, però, in un esemplare alqua^nto irregolare, esse si innalzano un po' obhque. Le valh, a fondo acuto, sono per lo pili brevissime, disposte confusamente in svariate direzioni ; quelle un po' lunghe sono spiccatamente a zig- zag e mostrano improvvisi mutamenti di larghezza. 1 setti non sono molto numerosi, e neppure molto spessi ; alle volte sono sottih, sempre ben rile- vati; talora si mostrano anche ondulati con accenni, in qualche esemplare, persino a delle arricciature. Es- si hanno al loro orlo superiore delle denticolature piuttosto robuste, non molto numerose. Quasi sempre . quelli di una valle si corrispondono con quelli della valle attigua. I primari, giungendo al fondo della vaUe, spesso si flettono e si sviluppano lungo questa formando dei raggi setto-costali mai molto numerosi, ma ben netti e robusti. Si contano da 13 a 19 setti su di una lunghezza di 1 cm. I più giovani sono molto brevi e molto sottih, talvolta non si vedono neppure. Le faccio settali sono ornate di piccole granulazioni e di sinat- ticole ; le traverse non sono molto abbondanti. La figura di Michelotti lascia molto a desiderare, ma ci si può fidare di quella di Michelin il quale ha avuto in esame gli esemplari di Michelotti; uno di essi, appartenente al Museo di Torino, s'avvicina mol- tissimo al disegno dello studioso francese. 11 nome dato da Michelotti non si può però conservare, per- chè già impiegato avanti da Lamarck per mC Astrea. Osasco ha notato la rassomigUanza della sua Hydn. contorta con la Hydn. meandrinoides Mich., ma non ha creduto che fosse la medesima cosa, perchè i monti- celli sono più numerosi ed i setti più sporgenti e più sottili. Eflettivamente vi è qualche differenza fra la sua figura e quella di Michelin, ma bisogna ricordare che questa è un disegno ; malgrado ciò, se si esamina bene, si scorgono monticelli e setti anche su questa figura, che hanno le caratteristiche dell'esemplare figurato da Osasco. S a s s e 1 1 (Torino, Genova). Hydiiophyllia longicollis Eeuss sp. — Tav. il [Xl|, fig. 2. 1864. HydMophora longicolUs Eeuss A. E., d. 95, pag. 19, tav. IV, fig. 2, 4. 1868. Hydophora longicolUs D'Achiaedi A., n. 19, pag. 27. 6 P. L. PEEVBE [54] 1889. HydMophyllia ewrvicollis {pa/rs) Reis 0., n. 93, pag. 136, tav. Ili, flg. 5, 6, 7. 1889. Ht/dnophyllia limitata Eeis 0., n. 93, tav. Ili, fig. 4. 1901. — prior Oppenheim P., n. 77, pag. 173, tav. XII, fig. 6. 1902. Vlophyllia distinta OsASCO E., n. 85, pag. 109, tav. VIII, fig. 11. Il corallario è di forma cespitosa, misura 14 cm. circa di larghezza per 18 di lunghezza, ed è alto al mas- simo 6cm.; verso l'orlo si assottiglia notevolmente. La faccia inferiore è ornata di rughe concentriche, irre- golari nello sviluppo e neUa distribuzione, e di costole radiali larghe, ramose, di sviluppo pure irregolare e ri- coperte di costoline non molto spesse, talora sottili, piuttosto ravvicinate, granulari. La faccia superiore è leg- germente convessa e presenta delle piccole protuberanze. Le numerose colline alte 2-3 mm. hanno un decor- so rettilineo od ondulato ; spesso mostrano anche dei risvolti e delle diramazioni ; esse sono acute alla sommi- tà dove spesso si scorgono i sottili muri contigui delle serie calicinali saldati intimamente. Qualche volta essi non sono saldati, la sommità della collina è arrotondata e lascia vedere un solco strettissimo fra i due muri posti vicinissimi. Le valli, con fondo acuto, spesso subacuto, possono giungere sino alla lunghezza di 10 cm. ; talora si sdoppiano e sono quasi sempre flessuose o tortuose, con risvolti ampi od improvvisi, ma sempre arrotondati. Verso il centro esse e le colline sono piìi tortuose; verso la periferia, invece, diventano piìi rettihnee e le prime si fanno più strette. La distanza fra gli assi di due valli contigue varia fra 6 ed 8 mm. I calici posti in serie in esse sono asssi distinti l'uno dall'altro, specialmente per la presenza dei raggi setto-costali e per la direzione dei setti. Questi sono mediocremente numerosi ed, alle volte, ramificati verso il fondo della valle ; si mostrano con decorso rettilineo, ma spesso sono ondulati, non molto spessi, ma di spes- sore alquanto variabile, ed hanno l'orlo superiore grossolanamente dentellato. I primari sono i più svilup- pati ; spesso si inflettono verso il fondo vallivo, nel qual caso molte volte si prolungano in senso longitudinale, trasformandosi in raggi setto-costali. Quelli secondari sono quasi sempre assai bene sviluppati e giungono talvolta ad inflettersi debolmente quando arrivano in fondo alla valle ; quelli terziari non vi giungono più, ma si arrestano a metà percorso, talvolta anche prima. Su di una lunghezza di 1 cm. se ne contano da 16 a 22. I raggi setto-costali sono ben sviluppati, ravvicinati, affiancati in numero da tre, a cinque, a sette; tal- volta si biforcano o si anastomizzano e si mostrano abbastanza irregolari. Fra i setti si trovano delle sinat- ticole in discreta abbondanza ; pure abbondanti sono le traverse. Kon credo che la Hydn. curvicollis Reis costituisca una buona specie. Anche da quanto scrive Reis, oltre che dalle figure che dà dei suoi esemplari, che dice molto variabili, ciò che afferma pure verificarsi per quel- li di Castelgomberto, si può dedurre che questa sua specie sia una cosa sola con la Hydn. longicollis Reuss. Però la fig. 8 della tav. Ili non rappresenta certamente quest'ultima specie, ma va ascritta alla Hydn. pul- chra MiCHT. NeUa Hydn. longicollis Rbuss i dossi collinosi isolati sono rarissimi ; tale carattere e la stessa disposizione di essi, nonché i loro rapporti con le colline sono proprie della Hydn. fulchra Micht. ; basta, del resto, confrontare tale figura con la 9 e la 10 della medesima tavola. S a s s e 1 1 (Genova). Hydiiophyllia cerebriformis Reuss sp. — Tav. II [XI], fig. 3. 1864. Coeloria ? cerehriformis Eeuss A. E., n. 95, pag. 19, tav. IX, fig. 7, 8. 1878. Symphyllia microlopha Quekstedt F. A., n. 91, pag. 1909, tav. CLXXXII, fig. 42. I due esemplari che ho sott'occhio non sono in buone condizioni di conservazione, perciò, poco posso aggiungere alla descrizione di Reuss. Essi sono piccoli , emisferici, ricordano una coppa rovesciata, che non [55] P. L. PEEVliE è ben visibile per la presenza di ripiegature della lamina, qui abbastanza spiccate ed analoghe a quelle che con tanta frequenza si trovano in Mycetoseris ed anche in talune Hydno-phyllia. Sembra che sulla faccia infe- riore vi siano delle larghe costole piatte, ramificate, ornate di numerose costoline sottili, abbastanza ravvi- cinate. La faccia superiore mostra delle colline subarrotondate od arrotondate, alte 2-3 mm., tortuose od involute fra le quali si scorgono i calici confluenti distinti meno bene che in altre specie riferibili a questo genere; non mancano dei caUci quasi isolati. I setti sono ravvicinati, piuttosto spessi, ma di spessore molto irregolare ; non si mostrano molto numerosi ed hanno l'orlo superiore fortemente ed inegualmente dentato. I raggi setto-costali sono poco sviluppati. Secondo Kranz (n. 51) la Difloria intermedia di Michelotti (n. 107) è eguale alla Coel. cerelriformis Eeuss ; quest'asserzione, però non regge all'esame anche solo delle figure delle due specie ; indiscutibilmente la forma di Michelotti va confrontata con altre forme. S a s s e U (Genova). Hyduophyllia multisepta Osasco sp. — Tav. il [Xl], flg. 4. V 1871. Hydmophora menndrinoides (pars) Michelotti G. e Sismonda E., n. 107, pag. 68, tav. V, flg. 1. 1897. — — var. multisepta Osasco E., n. 84, pag. 8. È questa la specie che Michelotti ha chiamato meandrinoides M. E. et H., e che afierma essere assai va- riabile, aftermazione tanto più vera nel suo caso in quanto che egli comprendeva in una due specie. Il poli- paio è massiccio, cespitoso, la sua faccia inferiore è più o meno conica, costulata, con delle costoline irrego- lari, triangolari, robuste ed anche arrotondate, discretamente accostate, inegualmente spesse, ricoperte da una pseudo epiteca (formazione estraepitecale) formata di costoline inegualmente spesse, ravvicinate, ben rile- vate, flessuose e con delle ramificazioni. La faccia superiore è subpiana ; le valli sono brevi, ondulate, o tor- tuose ed a fondo- acuto. Esse arrivano ad una profondità di 6-7 mm., talora anche ad una di 9, difficilmente scendono al disotto di 6. La loro ampiezza è di mm. 10, qualche volta si spinge a 12-14 mm. o scende ad 8. Le colline sono corte, difficihnente rettilinee o soltanto arcuate ; per lo più sono tortuose ; in complesso so- no rare. Vi sono, invece, numerosi raonticelli ellittici, lunghi 14-16 mm., spesso anche meno. Talvolta essi so- no assai piccoli, conici e meno alti delle colline. Queste e quelli hanno una cresta piuttosto acuta, il loro spessore è discreto. Vi sono degli esemplari in cui le colline sono rarissime e non si scorgono che dei mon- ticelli di forma e di grandezza^ differente. Spesso verso l'orlo le colline od i monticelli si innalzano con dire- zione più meno obliqua. I setti sono mediocremente numerosi, se ne contano da 16 a 20 su di un cm. di lunghezza, sono molto spessi, però il loro spessore è dappertutto uniforme, specialmente per i setti del primo ciclo. Spesso si mostra- no subretti, sono anche discretamente rilevati e non nascondono i muri, sottili ed intimamente saldati, del- le serie cahcinali contigue. Talvolta si flettono e si allungano in fondo alla valle nella direzione di questa, formando dei raggi setto-costali ben rilevati, robusti, più o meno lunghi, riuniti a due, a tre, quasi sempre uno più sviluppato degli altri. Le faccia settali appaiono granulate e portano delle sinatticole e delle tra- verse non molto spesse, arcuate, inequidistanti. Un esemplare della collezione Sismonda, conservato nel Museo geologico di Torino, porta l'indicazione di Hydn. meandrinoides, ed è quello figurato da Michelotti nel lavoro sopraeitato di Sismonda. Esso fu da Osasco riferito ad una varietà (multisefia) della stessa specie di Hydnofhora, mentre, invece, costituisce una buona specie a sé da riferirsi ad Sydnofhyllia. Sassello, Dego (Torino, Genova). S. P. I» PEBVEB , [66] Hydnophyllia valleculosa Gìjmbel sp. — Tav. il |XI], flg. 5, 6. ?1861. HydnopTiylUa valleculosa GtMBEL W. C, n. 43, S. n. 15. Polypì. 1889. — valleculosa Keis O., n. 93, 'pag. 39, tav. II, flg. 9-12. 1889. — Bellardii Reis O., u. 93, pag. 140, tav. Ili, flg. 11-14. 1914. — valleculosa Keanz W., n. 51, pag. 306. 1915. Leptoria italica Dainelli G., n. 22, pag. 269, tav. XXXXI, flg. 1-3. 1915. — cristata Dainelli G., n. 22, pag. 270, tav. XXXVI, flg. 2. Il corallario, di forma cespitosa o sublaminare, è basso e largo. Gli esemplari, quasi sempre assai incom- pleti, hanno uno spessore che varia da 2 a 7 cm. al centro e da 4 a 4 1/2 verso il margine. Di tutte le specie è forse la piìi largamente rappresentata. La faccia inferiore si presenta con due aspetti diiìerenti ; spesso essa appare percorsa dal centro verso l'orlo da costole largamente arrotondate, ben distinte, di sviluppo ine- guale, ricoperta da un rivestimento con delle numerose strie, fitte, biforcantisi il piìi deUe volte. Talora la faccia è rugosa non soltanto per le costole, ma anche per dei rilievi anulari di ineguale grandezza, ora nemmeno completi, ora più spiccati, ora meno, ed inequidistanti. Spesso la formazione extraepitecale con le sue costoli- ne manca, ed allora le coUine e le serie calicinali, che sono sulla faccia superiore, si vedono bene anche su di quella inferiore, per quanto un po' meno nette e con un aspetto radiale più spiccato ed assai più frequente. La faccia superiore, negli esemplari tipici, è piana od un po' ondulata, con delle gibbosità; in parecchi esem- plari è sensibilmente convessa. Le coUiue sono numerose e ben sviluppate ; esse più che in qualunque altra specie di Hydnofhyllia hanno la tendenza a disporsi radialmente dal centro alla circonferenza, dove spesso ornano l'orlo del corallario e passano sulla faccia inferiore. Talora sono così diritte che attraversano da un orlo all'altro la faccia del corallario senza modificare per nulla la loro direzione. Frequentemente sono un po' ondulate, talvolta, anzi, mostrano delle diramazioni con dei rapidi e brevi accartocciamenti che lonnano come dei punti interrogativi. Ma ciò non le interrompe nel loro sviluppo, e mentre una diramazione si svolge e si ripiega, la coUina principale continua il suo andamento radiale. Anche in altre specie questa ten- denza delle coUine ad accartocciarsi è evidente, talora più evidente che in questa, e più abbondante, ma non cosi brusca e di così breve sviluppo, e, quindi, così caratteristica. Al centro l'aspetto radiale può anche fare difetto ; allora le coUine sono un po' involute, in modo da determinare delle cavità calicinali ad uno, due, tre calici, talvolta chiuse completamente, per lo più ancora un po' aperte. Ma quasi subito la tendenza radiale ripiglia il sopravvento ed esse ritornano rettilinee. Talvolta la flessuosità delle coUine centrali non accenna a diminuire in nessun posto della superficie, ed allora esse, per quanto possano giungere aUa lunghez- za di 3-4-5 cm., oflrono un aspetto mean drif orme con deUe vaUi tortuose con tratti rettilinei talora normaU, talora paralleli all'orlo del coraUario un po' involute. In questo caso dagU esemplari tipici si fa passaggio ad altri che ricordano Hydn. Bellardii M.. E. e ad altri ancora che rammentano un po' la iZ^/^w. eocem'ca Reuss. Ho detto che le coUine sono numerose e infatti, esse sono vicine tra di loro più che in ogni altra specie del genere, ciò che costituisce pure un buon carattere specifico, per quanto la loro distanza sia, come al soUto, un pò variabile. Negli esemplari tipici essa è di 4-5 mm. da cresta a cresta ; la medesima distanza si trova pure negli e- semplari a coUine meandriformi : negli altri osciUa fra 5-6 mm. L'altezza deUe coUine è di mm. 1 14-1^/4: esse sono per lo più acute alla sommità. I muri sono assai sottili e nascosti quasi dai setti, che non si corri- spondono, ma che giungono a toccarsi sulle sommità collinari. In qualche esemplare le coUine sono come appiat- [67] P. L. PREVER tite alla sommità, perchè i muri sono un po' più spessi o leggermente scostati. In questo caso si nota la pre- senza di un leggero solco attraversato da coste che si scorgono poco. Talvolta le colline sono più alte, talal- tra più spesse e più arrotondate alla sommità e costituiscono il carattere più variabile dalla specie. Le val- li sono mediocremente profonde, talora poco ; sono piuttosto strette ed a fondo acuto, abitualmente un po' arrotondate. Eiguardo al loro sviluppo, lunghezza, apparenza, mi richiamo a quanto ho detto per le colline. I setti sono discretamente numerosi, piuttosto ravvicinati ; alternativamente più lunghi e più spessi, e più corti e più sottili ; verso lo spazio columellare hanno quasi sempre un rigonfiamento frequentemente assai marcato in quelli più lunghi, che spesso si incurvano e si prolungano in un senso o nell'altro della valle, formando dei raggi setto-costali e delimitando abbastanza , nettamente i calici confluenti. Di questi raggi setto- costali ne esiste talvolta uno solo, oppure sono in numero di due o di tre. Talvolta appaiono spezzettati e si scorgono come delle granulazioni strette ed allungate che simulano la presenza di una columella, la qua- le esiste in realtà allo stato rudimentale ed, a tratti, è visibile. Sulle faccie settali vi sono delle granulazioni non troppo numerose ; vi sono pure delle sinatticole, anch'esse scarse e delle traverse molto numerose, robu- ste, oblique. Su di una lunghezza di 1 cm., si contano da 14 a 20 setti. Kranz, che dopo Eeis ha esaminato i campioni di Eeit, osserva (n. 51, pag. 307) che gli esemplari attribui- ti da Reis alla Hycln. Bellardii M. E. et H. sono da ascriversi alla Hydn. valleeulosa Gìjmbel. Difatti, un esame accurato anche delle sole sue figure convince che l'osservazione di Kranz è esatta, e spiega certe anomalie della descrizione di Reis. La Hydn. Bellardii M. E. et H. ha le valli più larghe ed un altro aspetto alla som- mità deUe colline. Gli esemplari tipici del bacino oligocenico appenninico rassomigUano perfettamente alla fig. 11 della tav. II di Eeis, gli altri ricordano ora una, ora l'altra delle figure 9, 10, 12 della medesima tavola e 11, 12, 13 della tavola ITI sempre del medesimo lavoro, e riferiti alla Hydn. Bellardii M. E. et H. Oltre a questi esempla- ri ve n'è qualcuno che ha le valli brevissime, racchiudenti solo due o tre calici, in modo da non risul- tarne un orientamento né di esse, ne delle colline, ma piuttosto un aspetto meandriforme. Ciò si vede anche delle figure 12, 13 della tav. HI su ricordata (Eeis, n. 93), ma forse nei miei esemplari è anche più spic- cato. Questo, secondo me, potrebbe costituire l'accenno di un passaggio alla Hydn. fulchra Micht. In qualche esemplare le colline si fanno relativamente distanti, ma ciò accade di rado ed appunto nei campioni accen- nanti al passaggio su ricordato. In qualcun altro le colline sembrano più alte, e sono certamente più sottili, in modo che le valli compaiono più profonde e più ampie. La specie, insomma, ha una certa variabilità che è forse più spiccata di quanto si supponesse, ma, che in limiti più o meno ampi, è pure presente in tutte le altre riferibili a questo" genere Le due Lefiorie figurate da Dainelli, e che io colloco in questa specie, hanno come unica differenza il numero dei setti, e la presenza di una columella lamellare. Del primo carattere non so che dire : nei miei esemplari io ne ho contati di meno sopra di una pguale lunghezza ; del secondo, dato come Dainelli rappresenta la eohimella, dubito che si tratti di raggi setto-costali. La rassomiglianza per il resto è perfetta in tutto, e ricorda, oltre che numerosi esemplari appenninici, quello figurato da Eeis a tav. II, fig. 11, in modo perfetto. Aggiungerò che l'andamento delle valli e delle colline è proprio del ge- nere Hydnofhjllia e non di Leptoria. Hyduopliyllia dimorpha Eeuss sp. — Tav. Il [XI], fig-. 7; Tav. Ili [XIl], fig-. i. 1868. Laiimaeandra dimorpha Eeuss A. E., n. 99, pag. 150, tav. VI, fig. 5. L'unico esemplare che ho è di modeste dimensioni e per giunta incompleto, ma fortimatamente ben conservato. Come osserva Eeuss questa specie assomiglia parecchio alla Fama yvlcherrinio. Micht. Esso è bas- H:iIm)OutocrrapUia italica voi XXVIII. 1922 2 10 P. L. PBEVEE [58] SO, laminare, la sua faccia inferiore sembra coperta da una specie di epiteca debolmente striata. La faccia su- periore è subpiana, ondulata, alle volte gibbosa. I calici, di forma irregolare, subpoligonali, ellittici, con delle strozzature piìi o meno evidenti, sono di varia grandezza e frequentemente isolati o quasi. Vi sono pure delle vallette calicinali lunghe due o tre cm., con un andamento rettilineo, e comprendenti da due a tre, a quattro calici al più, i quali sono quasi sempre ben distinti per la presenza di raggi setto- costali che li separano un poco. T crliei sono profondi da 2 a 3 mm. e sono a fondo acuto, come le vallette cali- cinali. I muri contigui di queste, come anche dei calici, non sono che raramente saldati, quasi sempre sono se- parati da un solco largo y^-y^ mm. ben marcato. I setti sono discretamente numerosi, subregolpri, non molto spossi, denticolati al loro estremo superiore. I pri- mari, e spesso anche i secondari, si ingrossano alla loro estremità libera in fondo alla cavità calicinale e qual- che volta si uniscono fra di loro, simulando un rudimento di columella. Nei calici isolati se ne contano da 40 a 45. nelle vallette da 20 a 22 su di una lunghezza di 1 cm. In queste si scorgono dei setti primari che si flet- tono e formano dei raggi setto-costali robusti, in numero da due a tre assieme. Le taccio settali sono ornate da numerose sinatticole e da traverse quasi orizzontali, sottili. Dalla Fav. fulclv-rrina Micht. si distingue, oltre che per parecchi caratteri generici, per i raggi setto-co- stali e per la tendenza che ha la lamina di ripiegarsi su di se stessa, ed anche per 1? minore profondità e mi- nore giandezza dei calici. Assai facilmente si distingue dalla Eyclm. Hmita'a Retts.s, per la forma e la mi- nore grandezza dei calici, oltre che per la costante presenza del solco intermurale. Hydnophyilia Bellanlii Mu^ntì: Edw.\rds et Haime — Tav. Ili [XII], fig-, 6-8. 1838. Meandrina filograna Michelotti G., n. 57, pag. 157. 1842. — phrygia Michelin H., ji. 56, pag. 55, tav. XI, fig. 5 (non Meandr. phrygia Lajiarck). 1842. — vetusta Michelin H., n. 56, pag. 66, tav. XI, fig. 8. 1849. — Bellardii Milne Edwards et J. Haime, u. 63, pag. 283. 1857. — ■ Bellardii Milne Edwards., n. 66, voi. II, pag. 392. non 1889. Hydnophyllia Bellardii Eeis 0., n. 93, pag. 140, tav. Ili, flg. 11-14. Gli esemplari hanno delle dimensioni variabilissime ; se ne trovano di completi, aventi una forma ellittica quasi, con una lunghezza di 10-12 cm. per una larghezza di 8-9 era., mentre ve ne sono che giungono ad un diameti'O di 22-25 cm. Essi assumono una forma fungiforme talvolta spiccata, e. poiché al margine le colline e le valli calicinali òpesso passano sulla faccia interiore, l'orlo è rivoltato o tende a rivoltarsi in basso. Talora la forma è cespitosa, qualche volta e laminare e gli esemplari si mostrano in lamine dello spessore di 15- 45 ram. La faccia inferiore è ornata di nervature piuttosto grosse ed arrotondate, nodulose, biforcantisi spe- cialmente verso l'orlo. Esse e gli intervalli sono coperti di uno strato tutto costituito da costoline ben decise, serrate, discontinue, ramificantisi. Spesso mancano, specialniente nelle forme laminari o cespitose, le ner- vature e lo strato a costoline che le ricopre ; oppure c'è solamente questo qua e là, e sotto di lui, e, dove non c'è, si vedono le colline e le valli, come sulla faccia superiore. Questa è talora quasi piana, ma piìi spesso convessa ed un po' ondulata per via di qualche gibbosità. Le colline, numerose e ben sviluppate, ricordano alle volte un pochino la disposizione di quelle della Hydn. eocenica Reuss. Presso il centro del corallario — che qui, a differenza degli esemplari della su citata specie, sembra sia sempre egualmente sviluppato in tutte le direzioni e non unilateralmente — esse hanno una disposizione confusa, e sono molto involute, in modo da apparire assai spesso spiccatamente meandriformi. Inseguito, pur conservando ancora una certa ondulazione, che in qualche punto è spiccata e si cambia in involuzione, [69] P. L. PREVER 11 esse si distendono e diventano più o meno nettamente radianti sino all'orlo dell'individuo. Talvolta, anche fuori del centro, verso l'orlo o sino 'ad esso, permane il tipo ondulato e manca affatto o quasi il tipo col- linoso radiante. Le colline non sono molto alte, oscillano fra mra. 1-2; l'altezza che piìi comunemente si ri- scontra è di mm. 1 14. Si trovano anche delle colline alte mm. 2 ^; ma sono rare. In nessun caso ho potu- to misurarne di alte 3 mm., altezza a cui dice che giungono Milne Edwards. La sommità loro può presentar- si sotto due aspetti ; spesso i muri di due valli contigue, che concorrono a foimare una collina, sono sotti- lissimi e si saldano e scompaiono addirittura sotto i setti ;.on corrispondentisi delle, due valli. Spesso il muro si vede, per quanto assai poco; in questo caso la sommitià è acuta, spesso idue muri sono distanti fra di loro 14 mm. poco più, e sono uniti eia coste, in modo da determinare dei piccoli vani tra queste. Le nuo- ve colline si formano spesso per sdoppiamento delle vecchie, ma piii frequentemente per l'inserzione di una nuova nel mezzo di una valle che si allarga. Le valli sono larghe da 5 a 7 mm., la loro profondità è poca, raggiungendo abitualmente solo mm. 2 14,. Esse sono a fondo piatto, corte e molto sinuose, specialmente al centro, ondulate in moltissimi casi e radianti andando verso l'orlo del polipaio. Qualche volta subiscono dei bruschi risvolti ; talora sono brevi- e con delle strozzature sensibili in modo da formare dei tratti di valli con solo due tre calici, i quali sembrano chiusi. La larghezza normale nei piccoli esemplari è di 4-N5 cm.; nei grandi persistono talora tali lunghezze, ma spesso si trovano delle valli di 7-9 cm. Il tipo prevalente è quel con valli non più lunghe di 5-6 cm. I setti sono discretamente numerosi, poco spessi, talora con una forma spiccatamente ti'iangolare e sottile all'estremità verso l'asse calicinale ; essi sono pure alternativamente più grandi e sono mediocremente serrati. Spessissimo i più lunghi hanno un rigonfiamento all'estremità, verso lo spazio columellare ; per mezzo di traverse si uniscono tra di loro e con quelli di fronte e con la columella rudimentale che allo- ra apparentemente sembra bene sviluppata. Kon mancano i setti che conservano pressoché inalterato il loro spessore, salvo che verso il fondo deUe valli ; spesso sono anche diritti, ma ben spesse sono incurvati, e la curvatura si accentua presso lo spazio columellare, ove essi qualche volta si prolungano parallelamen- te alle colline sotto forma di setti costali che delimitano i diversi calici confluenti. In questa specie i raggi setto-costali non sono molto numerosi. Sono più spiccati gli ingrossamenti alle estremità settali e le unioni dei setti vicini ed opposti per mezzo di traverse in maniera da fare apparire al centro della valle una colu- mella spugnosa qua e là ben sviluppata. Su di una lunghezza di 1 cm. se ne contano da 15 a 18. Essi giim- gono sino sui muri che in tutto od in parte nascondono. Il loro orlo superiore è irregolarmente dentato quando termina con un ingrossamento presso la culumella; tale ingrossamento costituisce quasi sempre un dente assai notevole. SuDe faccie laterali si trovano numerose granulazioni, piccole, e delle siqatticole : fra di essi si trovano anche delle numerose traverse mediocremente spesse. Questa specie e la Hijdn. vallecidosa Gumb. sono le più comuni nel bacino oligocenico ligure, specialmente a SasseUo. Michelin cita come località, di provenienza, sia per la Meandr. phrygia come per la vet.usla, Ri- valba. Come per altri casi ciò costituisce un errore in cui sistematicamente è caduto l'autore francese, e, talvolta, anche Michelotti (Spec. n. 57, vedi Meandr. labyrinthica). Ripeto che a Rivalba, e non a Ri- valla, come scrive Michelotti, presso Gassino, nelle marne e nei conglomerati langhiani, non si trovano per lo più che scarsissimi coraUari isolati, e non furono mai trovate le specie che vengono citate per questa località. Esiste pure presso a Torino un Rivalla, ma è in pianura, addossato alle colline moreni- che riferibili al rissiano. A meno che non si tratti di Rivalta Borraida, che si trova vicino alle località oligoceniche appenniniche ; ma non so di coraUari trovati in questa località. Milne Edwards et Haime coOocano in sinonimia della Meandr. Belhrdii la Meandr. labyrinthica Micht. Ciò non può essere; la specie michelottiana va riferita alla Hydn. profunda Michn. La Meandr. filograna di 12 P. L. PBEVBK [60] MiCHELOTTi non corrisponde, anche per affermazione di Michelin» alle figure a cui egli si riferisce nella sua sinonimia, perciò, l'autore francese, che ebbe in mano gli esemplari del paleontologo piemontese, tro- vando che essi rappresentavano un'altra specie, mutò il nome. Anch'egli, però, riferi gli esemplari piemon- tesi ad una specie che non era ancora la esatta : furono Milne Edwards e Haime che riconobbero trattar- si di una specie nuova. Con un punto interrogativo questi ultimi autori collocarono in sinonimia della specie la Meandr. vetusta di Michelin ; essi avevano ragione ed il punto interrogativo non deve sussistere. Il Museo geologico di Torino possiede l'esemplare (che è di Sassello e non di Eivalba o di Eivalta) che ha avuto in mano e figurato Michelin e si vede benissimo, da certi punti un po' meglio conservati del rima- nente, come esso debba essere riferito alla Hydn. Bellardii M. E. et H. Eeis ascrive parecchi esemplari di Reit a questa specie, ma Kranz, che ebbe dopo di lui in mano i medesimi esemplari, afferma che essi si debbono riferire ad Hydn. vaìleculosa Gumb. Basta esaminare con un po' d'attenzione le figure di Reis e confrontarle con le figure di Michelin per convincersi che così è pre- cisamente. Sassello, Carcare, Cassinelle, Lerma (Torino, Genova). Hyduophyllia Dalpìazi n. f. — Tav ili [XIl]. flg. 4, 5. Il corallario si presenta con forma massiccia, cespitosa o laminare : è lungo circa 25 cm., largo 15-18. La faccia inferiore non ho potuto esaminarla bene, tuttavia, mi sembra non sia ricoperta da quella sorta di epiteca che frequentemente si incontra in altre specie. Verso il margine il corallario presenta delle ri- piegature della lamina qualche volta assai pronunciate. La faccia superiore è leggennente e largamente con- vessa con molte ondulazioni irregolari, causate da niunerose gibbosità. I calici isolati sono poco numerosi; vi sono per lo piìi delle valli calieinali larghe da 3 a 4 mm. e lunghe da 3 sino ad 8 cm. Esse sono chiuse alle due estremità e mostrano qualche restringimento più o meno pronunciato lungo il loro percorso. Hanno uno sviluppo aUe volte rettilineo o largamente incurvato, mai si presentano con dei risvolti. I calici sono quasi superficiali, misurando da mm. % a 1 ^■'2 di profondità, e sono d'abitudine ben distinti anche nelle valli calieinali per via dei raggi setto-costaJi. Le valli ed i ealici isolati contigui non sono uniti per i muri; come nella Hydn. dimorfìia Reuss si scorge un solco inteimurale netto, largo poco meno di 54 mm-) il quale può anche scomparire quasi completamente. I muri non si vedono, perchè nascosti dai setti. Le colline so- no pochissimo eievate. I setti sono mediocremente numerosi, leggermente più spessi, ma meno lunghi che nella Hydn. dimorpha Reuss; sono talvolta di eguale spessore per tutto il loro percorso, oppure sono nettamente triangolari. I primari frequentemente si ingrossano quando giungono presso alla cavità calicinale e, per mezzo di tra- biculine, si anastomizzano con quelli opposti, dando origine ad una specie di columella spugnosa e pa- pillosa. Essi sono in numero di 18-20 su di 1 cm. di lunghezza. Superiormente sono un pochino dentico- lati, verso la cavità columellare i primari spesso si inflettono, continuando poi a crescere in modo da for- mare dei raggi setto-costali poco viluppati in lunghezza, ma robusti. Le faccie settali sono riccamente granulate e portano numerose sinatticole e delle traverse non molto abbondanti, subequidistanti, orizzontali. Per la prevalenza, la maggiore lunghezza e minore profondità delle valli si distingue facilmente dalla Hydn. dimorpha Reuss. Sassello (Genova). ... ]61] P. L. PBEVER 13 Hydnophyllia iuterniedia Michelotti sp. — Tav. ili [Xll], fig. 3, 3. 1871. Diplm-ia intermedia Sismonda E. e Michelotti G., n. 107, pag. 70, tav. VI, fig. 1. Corallario di piccole e medie dimensioni, cespitoso o lamellare, alto 5 mm. verso l'orlo e circa 24 verso il centro. La faccia inferiore è ornata di costole in-egolari nello sviluppo, ramificate, larghe, non molto spesse, ravvicinate, granulose. Essa mostra pure delle iiregolari costole concentriche più o meno accentuate. La faccia superiore è pianeggiante, spesso lievemente ondulata o con qualche lieve gibbosità. Le colline sono alte al massimo 2 mm., talvolta sono an-otondate alla sommità, nel qual caso a malapena o punto si scorge il solco intermurale caratteristico della specie. Prevalentemente esse sono piatte e allogano un ■folco intermu- rale più o meno largo, orlato lateralmente dai setti sopraelevati sui muri. Quasi sempre sono ondulate, tal- volta mostrano dei risvolti, magari anche delle diramazioni, nascenti quasi sempre all'origine di essi. Le valli brevi, tortuose, con delle biforcazioni, sono profonde, hanno delle pareti ripide,e sono larghe, da cresta a cre- sta, 3-5 mm. II fondo loro per lo più è piatto. I calici che vi si allineano non sono molto distinti, perchè i setti si flettono raramente e debolmente, in modo che sono assai rari i raggi setto-costali. Neppurcvsono molto frequenti i calici completamente isolati o quasi. Dei setti sono presenti quelli dei due primi cicli, scarsi quelli del terzo : essi sono mediocremente spessi, hanno una sezione triangolare assai netta, non sono troppo serrati. I primari talvolta si flettono leggennente infondo alle valli, sviluppandosi un po' nel senso di queste. Su di una lunghezza di 1 cm. se ne contano circa 15. Le faccio gettali portano numerose sinatticole e scarse traverse. Questa specie ha delle affinità con la Hydn. valìeculosa GOmb., però, il suo carattere preminente, quello del solco intermurale cioè, che solo accidentalmente scompare, ne la distingue. Inoltre, le colline sono sem- pre più larghe ed i raggi setto-costali più scarsi. S a s s e 1 1 (Genova). Hyduophyllia interrupta Reuss sp. — Tav. iv [Xlll], flg. i, 2. 1864. 3IycethophylUa interrupta Eeuss A. E., n. 95, pag. 18, tav. Ili, fig. 4. 1872. Ulophyllia acutijuga Reuss A. E., n. 101, pag. 38, tav. XLIII, fig. 2. La forma del polipaio è difficilmente definibile, perchè gli esemplari sono assai scarsi e tutti incompleti ; non parlo solo dei miei, ammontanti ad una dozzina, ma di tutti i conosciuti: tuttavia, sembra essere la ce- spitosa. Il corallario, piuttosto alto, massiccio e spesso, presenta la faccia inferiore irregolarmente ed incom- pletamente costulata e ricoperta da una epiteca ornata di piccole costoline, mediocremente serrate, rilevate, inegualmente spesse. La faccia superiore è pianeggiante, talvolta porta delle gibbosità, oppure è convessa. Le colline sono alte, molto tortuose, spesso assai lunghe, con delle diramazioni acute alla somniità:. Esse sono per lo più di ineguale spessore ed altezza : questa va da un massimo di 8 ad un minimo di 2 mm.; in generale è di 5 mm. Lo spessore loro alla base è al massimo di 9 mm. per lo più è di 6mm. I muri delle serie calicinali sono quasi sempre saldati fra di loro e sottili, ma talvolta, come nella Hydn. Bellardii M. E. et H. le colline alla sommità, lasciano scorgere u.n solco intermurale nel quale si sviluppano delle costole. Le valli sono profonde e con una larghezza assai variabile. Ora sono larghe appena 4 mm., ora ampie sino ad 11 mm. Sono quasi sempre molto tortuose, con fondo acuto, non molto lunghe, anzi spesso sono brevissime e si chiudono completamente in modo da circoscrivere due o tre calici, ben segnati dalla direzione dei setti. 14 P. L. PREVER ]62] La chiusura può anche non essere completa, ma la valle offre o un restringimento brusco, accompagnato da un sollevamento trasversale, od un brusco cambiamento di direzione. I calici isolati non sono molto numerosi, sono di forma ellittica e di variabile grandezza : generabnente sono piccoli. I setti sono discretamente numerosi, sottili, ben rilevati, con poche denticolature larghe e poco pro- nunciate sul loro orlo superiore. I primari ed i secondari sono discretamente sviluppati, quelli meglio di questi ; gli altri lo sono poco, talora pochissimo, specialmente quelli del quarto ciclo, che non sempre si scor- gono. I primari spesso si flettono alla loro estremità libera in fondo alla valle e decorrono per un breve tratto parallelamente a questa, formando dei raggi setto-costali ora poco ed ora ben sviluppati, tanto da misurare sino ad un cm. di lunghezza. In tal caso sono sottili, vicinissimi, ben rilevati, in numero da due sino a cinque. I setti non si corrispondono nelle valli calicinali contigue ; sono ben rilevati anche alla som- mità delle colline, ma non maschersno mai completamente i muri. Se ne contano da 13 a 19 sopra un cm. di lunghezza. Sulle loro faccie sono ornati da granulazioni irregolarmente sparse e rare e portano del- le scarse sinatticole e delle numerose traverse sottili, un po' oblique od orizzontali ed inequidistanti. Né Keis, ne Kranz collocano la Myeeth. inienufta Eeuss tra le Hydnophyllia, tuttavia, avendo presenti i caratteri del genere, basta gettare gli occhi sulla figura e leggere la descrizione della specie di Oberburg per convincersi che si tratta di Hydnophyllia, alla quale devonsi unire gli esemplari di Hìjdn. longicollis di Castelgomberto e di VI. acutijuga Eeuss di Fontanabuona di S. Lorenzo. Osasco ha detenninato per il Mu- seo di Torino un esemplare come Myeeth. dubia che va riferito a questa specie. Anche la Myeeth. dubia di D'AcHiARDi è una Hydnophyllia, ma differisce da questa specie per la maggior frequenza dei calici isolati e la minor altezza delle colline. Accanto agli esemplari tipici ne ho parecchi altri a colline piti alte, più spesse, piìi massicce, a valli più profonde, più strette. Ne faccio una varietà (var. incrassata n. f.). S a s s e 1 1 (Torino, Genova). Hydnophyllia italica n. f. — Tav. IV [XIII], fig. 3. I due esemplari che posseggo di questa specie sono incompleti, ad ogni modo essi sono abbastanza gran- detti per poter vedere che la forma del coraUario deve essere la cespitosa. Esso è poco alto, largo, e può giungere a delle dimensioni discrete. La faccia inferiore è poco visibile, sembra sia ornata da numerose strie, ravvicinate, di ineguale grossezza, ondulate, e con delle ramificazioni. La faccia superiore è larga- mente convessa e con delle piccole gibbosità. Le colline sono grosse ed alte, alla base misurano sino a 20 mm. di larghezza, ma questa è variabile, cosi anche l'altezza che da 4 può giungere sino ad 8 mm. Sono più comuni le colline a base larga e ad altezza discreta. La loro sommità è, perle più, arrotondata, talvol- ta è anche subacuta. Quasi sempre esse si mostrano più alte dove sono subacute, e più basse dove sono arroton- date. Come questi, due aspetti si succedono spesso l'uno all'altro, così il profilo collinare è alquanto mosso. Esse sono talvolta assai lunghe con dei tratti rettilinei, seguiti da bruschi risvolti, che ricordano la Hydn. serpentinoides Cat. Frequentemente, però, esse hanno un andamento irregolarissimo. dedaleo, con delle a- nastomosi. Le valli in questo caso non sono più rettilinee, ma hanno una disposizione confusa ; sono quasi sempre brevissime, strette, profonde, ed a fondo acuto, e mostrano dei restringimenti oppure dei rilievi col- linosi trasversali in modo che rimangono ben definite le cavità calicinali. Qualche volta vi sono dei grup- pi di due, tre, quattro calici rinserrati da un' unica collina ad andamento flessuoso e che salda la sua termi nazione' con il suo inizio. I setti sono discretamente numerosi, ma non troppo ravvicinati; sono sottih, di forma piuttosto irregola re, flessuosi, con dei denticini al loro orlo superiore. Essi nella valle si flettono e talvolta si sviluppano per [63] P. L. PREVER 15 breve tratto parallelamente all'asse vaUivo. Sulle loro facce portano delle traverse e delle numerose sinatti- cole. Per la grossezza delle colline si distingue facilmente dalle congeneri. Si avvicina alla Eydn. grandis Eeuss, ma questa ha le creste collinose sempre taglienti e frastagliate. Inoltre, le colline sono a frequentissimi risvol- ti come nella Hydn. serfentinoides Cat., con delle valli ora strette ora larghe, specialmente nei risvolti. Si avvi- cina pure alla Hydn. interrupta Eeuss, ma questa ha le colline più strette e piti acute alla sommità e con lin altro andamento e mostra delle vaUi molto strette. Inoltre, sulla sommità delle colline spesso si ha il solco intermurale. Anche i setti hanno un altro aspetto. Dalla Hydn. platygyra Reuss digerisce per la grandezza e la forma delle valli. S a s s e 1 1 (Genova). Hydnophyllia cfr. grandis Eeuss sp. — Tav. iv [Xlil], fig. 4. 1869. Coeloriat grandis Reuss A. E., n. 100, pag. 239, tav. XX, flg. 1. ^ Un frammento di mediocre grandezza, di un esemplare che ricorda la Hydn. platygyra Reuss e la Hydn. italica Prev. ed anche le Hydn. interrwpta Reuss e Hydn. serfentinoides Cat. senza che si possa riferire a nes- suna di queste specie, mi fa pensare alla Hydn. grandis Reuss, che per un po' di tempo sono stato dubbio- so se dovesse o no essere riunita alla Hydn. -platygyra Reuss. Veramente la figurazione che dà Eeuss di questa specie è un po' troppo, credo, ideale ; la sua descrizione riesce però, a dare un idea suf- ficiente della specie. Nel mio esemplare le créste collinose sono quasi sempre acute e ondulate, ma meno frastagliate, meno acute di quanto risulta dalla figura di Reuss ; inoltre, le circonvoluzioni sono meno numerose o, per lo meno, non si vedono tanto bene, forse anche per causa di aver io solo un frammento di esemplare, più piccolo di quello figurato da Reuss. Le colline sono alte, subacute alla sommità, talora con tendenza ad arrotondarsi, spesse alla base da 12 a 16 ram., flessuose, con delle ramificazioni e dei risvolti. Fra di loro si distendono delle valli profonde, a fondo acuto, con sviluppo meandriforme, talora con i calici subdistinti per via di strozzature delle valli. Talvolta i calici, in numero di tre o quattro, si riuniscono in una fossa più o meno irregolare. I setti sono numerosi, piuttosto sottili, di sviluppo irregolare, flessuosi, con dei denti di ineguale gran- dezza sull'orlo superiore e con delle numerose traverse e delle sinatticole sulle loro faccio laterali. La Hydn. grandis Reuss ricorda per l'involuzione delle sue colline la Hydn. serfentinoides Cat. ma non credo possa essere considerata neppure una varietà di essa, perchè le sue colline sono assai più grosse ed alte e frastagliate e le sue valli più profonde, più ampie, e più variabili in larghezza. Esse hanno inoltre una tendenza spiccata a formare delle serie brevi, quasi chiuse, o chiuse. Sas sello (Genova). Hyduophyllia flexuosa D'Achiardi sp. 1868. UlophylKa ? flexuosa D'Achiaedi A., n. 18-19, pag. 25, tav. XI, fìg. 2, 3. 1868. Symphyllia serpentinoides D'Achiardi A., n. 18-19, pag. 18, tav. XI, fig. 1 1839. Coeloria ? platygyra Eeuss A. E., n. 100, pag. 239, tav. XIX, fig. 2. " 1894. UlophylKa flexuosa De Angelis G., n. 25, pag. 67. II corallario si mostra di forma spiccatamente cespitosa, è ellittico, alto circa 10, lungo circa 18 e lar- go 11 cm. al massimo La sua faccia inferiore è assai poco visibile, ma sembra che porti delle grosse costole, Jg P. L. PKEVEK [64] ornate di costoline numerose, discretamente ravvicinate, robuste, regolari. La faccia superiore è convessa ed un po' gibbosa : le colline sono poco numerose, si svolgono con ampie volute e sono alte 6-8 mm. : tal- volta sono subacute, tal altra sono, invece, laicamente arrotondate e mostrano al sommo una cresta dal profilo irr^olare, come risulta assai nettamente dalla tìgura di Keuss della Goel.'^ platygyra. Le colline dei miei esem- plari, in confronto di quelle figurate dal paleontologo tedesco sembrano piti spesse, meno acute alla sommi- tà: esse s'avvicinano assai per la fonna a certi tratti delle colline che Heuss figurò nella sua Coel. {imndis, che è pure una HydìwphylUa vicina di questa e della serpentinoides, ma non precisamente la stessa cosa. Le valli sono ondulate e molto variabili in larghezza : ora sono lai-ghe non piìi di 12-15 mm. da ima cresta all'altra, ora giungono sino a 50 mm. Esse sono tutte con fondo piatto, salvo che nei tratti dove sono strette, ove esso è arrotondato. I setti sono numerosi, abbastanza ravvicinati fra di loro, ineguahnente spessi, sottili all'estremità su- periore, ove port-ano dei deuticini acuti e disugual'. Quelli del primo ciclo sono assai spessi, ma non tutti ad uno stesso modo e generalmente si assottigliano progressivamente dal muro alla cavità colieinale. Qual- che volta, invece, si assottigliano bruscamente dopo dì avere conservato imo spessore uniforme per un bel tratto. Spesso essi sono laicamente ondulati, talora sono sub-retti, e si incurvano solo verso il fondo deUa ca- vità calicinale, ove si dispongono e talora si sviluppano per un certo tratto parallelamente all'asse vaUivo, fonuando dei raggi setto-costali. Sulle loro faccie laterali mostrano delle traverse abbastanza numerose e delle sinatticole. Jfou è cosa facile vedere bene tutte le particolarità di questa specie, perchè i due esemplari che ho a mia disposizione hanno le valli ripiene di alenarla che non si stacca né facilmente, né bene. In ogni modo non ho dubbi sul loro riferimento. Cosi pure riesce facile ^a^'vicinamento della Ulopìi.? fkxuosa D'Ach. con la Coel.? platygyra Eeuss i cui campioni tipo provengono pure dal Vicentino (Crosara),. Questo esempla- re differisce dai miei per l'aspetto della sommità delle colline ; nel disegno che lo rappresenta le colline sembrano tutte acute, mentre nei miei esemplari io ne trovo non solo di acute, ma anche di arrotondate. Credo che si tratti semplicemente di variazione di non notevole importanza. Infatti parecchie vai'iazioni si possono pure osservare per altre specie di nydnophyUia, particolannente per la Hydn. longicollis Reuss, la Hydn. inlermpta Reuss, la Hydn. mierolopha Eeuss ; l'aspetto doUe colline, iii questa specie, varia talora notevolmente. Del resto, Reuss non figura che un frammento di esemplare ; potrebbe darsi benissimo che se il suo esemplare fosse stato completo mostrerebbe come i miei piìi di una qualità di colline. Ho collocato in sinonimia anche la Symph. serpentinoides di D'Achiasdi : il disegno che la riproduce non è dei più belli certamente, ma se si esiuniuano le colline, l'ampiezza e la forma delle valli calicinali e lo sviluppo dei setti ci si convince trattarsi della Hydn. flexuosa D'Ach. D'Achiardi osservava, a proposito di questa sua SymphyUia, che essa non è simile ade altre e che non si può nemmeno coUocaiia fra le I- sophyllia o fra le Mycethophyllia. Anche qui, come per la Oyath. appennina Michn.,1o studioso toscano ave- va sentito il disagio di classificare servendosi di generi stabiliti in grande parte su delle specie viventi ed adattati come si poteva alle fossili. Peccato che non abbia avuto il coraggio di saltare il fosso e creare quei due generi che avrebbero servito ad evitare tanta confusione 1 L'avvicinamento della forma di D'Achiardi alla Meandr. serpentinoides Cat. (n. 10, pag. 70, tav. IX, fig. 8) non è possibile farlo. L'esemplare di Catullo mostra delle valli calicinali piuttosto profonde, a fon- do acuto, sempre strette, spiccatamente tortuose. Catullo aveva avvicinato la sua specie alla TJlopli. pro- fuiìda M. E., ma neppure questa fusione può sussistere, non fosse che per la natura delle valli. Quest'ul- tima specie non può neppure confrontarsi con la Symph. serpentimides D'Ach.: quella è a valli molto pro- fonde, a fondo acuto, strette, con delle colline molto alte. D'Achiardi scrive che la sua specie ha delle valli [65] P. L. PEEVEK 17 profonde, ma io non riesco a vederle nell'esemplare che figura ; non vorrei azzardare delle supposizioni, ma dubito che questo studioso abbia unito sotto il nome di Symph. serpentinoides più d'una specie ; a meno che il disegno riproduca molto male l'esemplare. S a s s e 1 1 (Genova). Hydnophyllia repanda Miohelotti sp. 1861. Latimaecmdra repanda Michelotti G., n. 59, pag. 45. 1871. Mycetopliyllia refonda Michelotti G. in Sismonda A. E., n. 107, pag. 71. Questa specie non fumai figurata, ma nel Museo geologico di Torino esiste l'esemplare determinato da Sismonda che certamente aveva sott'occhio quello di Michelotti. Inoltre, questo autore ha riveduto e au- mentato l'opera postuma di Sismonda, perciò si può essere sicuri che l'esemplare torinese corrisponde al tipo : ciò m'induce a conservare il nome che venne dato alla specie, la quale è abbastanza caratteristica per la sua forma, il numero dei setti e per l'aspetto delle colline e delle valli. Il corallario è di dimensioni piuttosto grandi, esso misura 23 cm. di lunghezza per 19 circa di larghezza ; è di forma cespitosa, si mostra piuttosto elevato ed ha la lamina ripiegata in qualche punto verso Vorlo. La faccia inferiore spiccatamente ed irregolarmente conica, è coperta di un'epiteca e di costole larghe, arrotondate, non molto rilevate, biforcantisi, molto ravvicinate ; queste portano su di loro delle strie sottili poco spesse, assai vicine l'una all'altra, flessuose, ramificate. La faccia superiore è incurvata abba- stanza uniformemente ed è ornata di colline lunghe 6, 7, 8 cm. al massimo e leggermente ondulate. Essa porta numerosi calici isolati o quasi, posti frequentemente in serie lineari, poco profondi, come le valli calicinali. In queste i calici sono quasi sempre distinti per l'orientamento che assumono i setti, per la pre- senza di raggi setto costali e, talvolta, per quella di strozzature o di piccoli rilievi trasversali. Le colline sono alte 2-3 mm., hanno un andamento subrettihneo o largo ad ampie curve e sono arrotondate, talora piatte, raramente con uno stretto «solco alla loro sommità, ciò che indica la mancanza di una saldatura intima tra i muri attigui di due valli. I setti sono numerosi, sottili, irregolari, assai flessuosi nel loro decorso e ravvicinati ; il loro orlo supe- riore è coperto di granulazioni leggere. I primari ogni tanto si inflettono verso il fondo della valle e si svi- luppano, per un tratto però piuttosto breve, nel senso longitudinale di questa, in modo da formare dei rag- gi setto costali affiancati in numero di due, tre, quattro. Si possono contare 15-20 setti su di una larghezza di 1 cm. Le loro faccie laterali portano numerose granulazioni e delle abbondanti sinatticole. Le traverse sono poco numerose. Sassello, Mornese? (Torino). \ Hydnophyllia stellifera Miohelin sp. ~ Xav. iv [Xlll], fig. 5. 1840-47 Mearidrina stellifera Michelin H., n. 56, pag. 54, tav. XI, fig. 4. 1842 Mycethophyllia stelUfera (pars) Sismonda E., n. 106, pag. 11. 1848-49. — ? — MiLNE Edwakds et Haime J., n. 63, pag. 259. 1857. Meandrina stellifera Milne Edwaeds, n. 66, voi. II, pag. 377. 1857. — — Catullo T., n. 10, pag. 71, tav. XVI, fig. 2. II corallario assume sempre un discreto sviluppo, è di forma cespitosa, piuttosto elevato, ma qualche vol- ta si mostra anche appiattito. Ha una forma ellissoidale ed una lunghezza di cm. 15-19 per una larghezza di Palaeontographia italica, voi. XXVIII, 1922. 3 18 P. L.'PEEVKK [66] 9-12 om. Tjii fiidoirt inforioi-e. ricoperta da tiii'epitoon, è orniita di cost«>l(> largho, ramoso, o di strio irrosruiaii, sottili iuiMliooromoi\to sposso o ravvicinato. Quolla suporioro ò (lol)i»liiuMit<> iiunirvata o porta dolio s'il'l'ositjì.. 1,0 valli tialioiaali sono liini;lio al inassinm l-ò uiu. o sono slri'l,li>. Qiialclic volla si mosfraao ampio, ma som- pro non ima sozioiio trasvorsalo a V, vaio a diro sono a l'ondo juiuto. Esso t'omproiuiouo doi oalioi oho quasi sonipro sono boii distinti, por via dolla diversa dirozione ohe vi assninono i sotti o |)or la pi-osonza di raijgi sotln-coslali ed anidio di liovi i^ibbositA trasvorsali. Sono tre- (pionti ì oalioi isolati o ipiasi, i qnali, appnnlo [n>r la forma o la distrihnziono doi sotti, sembrano talvolta stolliformi. Lo mollino sono larghe o piatto, talora chmi una piooola orosta alla loro sommitj\, o con un lie- ve solco al suo posto, secondo olio i muri dello valli contiguo ohe le formano si saldano fra di loro, oppure si avvioinano sohuuonto. La larghezza elio ttorro fra di una crosta o l'altra ò di lum. 15-20, talvolta anche di più. I sotti sono modioci-ouionto numerosi, piuttosto sottili i primari, di piii i secondari od i terziari ; spesso sono lievemente flessuosi e sembrano relativamontt> distanti là dove fanno difetto quelli del terzo e del quarto ciclo. Stipati, però, non lo sono mai: in I cm. di lunghezza se ne contano da 7 a 10. Talora, invoce di essere porfottanjonto verticali, si sviluppano un po' por obliquo ; il loro mio superiore è fornito di denficini di ine- guale gnuidozza e quasi seuipm ben spiccati. Verso il fondo della, valle calicinale i setti primari, qualche vol- ta, s'inflettono oontinuando a svilupparsi, ma di poco, nel senso longitudinale della valle, in modo da for- mare dei raggi setto-costali quasi sempre ben visibili e robusti e che servono appunto a distinguerò le cavità calicin.'di l'una dall'altra. l,ateraluiento ossi portano delle granulazioni poste secondo linee di inegua- le svihippo, parallele più o meno all'orlo superiore libero, e delle numerose traverse snbequidistiuiti. Si sooi^'ono punì delle rait> sinatticole. Due dei miei esemplari sono alti : most-rano numerosi calici quasi iso- lati in modo che in ossi l'aspetto stellare è assai spiccato, l/altro osemplait\ che è quello di Sismonda, e che certamonte fu pure visto da ^Iiohki.in, ha meno frequenti i calici isolati e, perciò, presenta assai mono evidente l'aspetto stellifonuo. Questo osomplaro ricorda perfettamente la figura di Michelin, gli altri due nmg-giormento la figura di Catullo, per quanto in questa i calici figurino quasi tutti con le colline portanti un solco alla loro sommità, mentre in essi ciò accade assai mono frequentemente. La Meamìr. l't^rebrìfor- mi.i j\licnt'r. non è affatto da collocare in sinonimia con la ^[t'l^>k^l^. ftellifera jMichn. .L'osserviuione sola che ^[iouelotti [laiia di anfratti tortuosi lo esclude : la specie dello studioso pie- montese va atti'ibuitK-i forse alla Hjnhi. (rn'bnfiyrmki Keuss, ma molto piti probabilmente alla Hjidn. U$ì~ niMKNVi MionN.,che MicnKLorn considera per l'appunto la stessa cosa della sua specie. Sismonda, copìjuido JbouKLiN, considera t^gli pure la Meaiidi: tvfebnfonim 'Slicnr. diveisa dalla Meandi: ccrehriformù Lamok. o la colloca in sinonimia con la Meandr. SiieìKfeia 'Miohn., ciò che iredo di aveiv dimostrato essere inesatto. La Mmiuì): sMKfera Mioht. rappresenta invece un franiniento di Miic adsnta Dv. Ano. S a s s e 1 1 (Torino, Gonoval ll.vdiiopli.vllia profuuda 'MionKi.vN sp. — Tm . V [XIV], tio. i. 1S3S. Metmdrina ìabtfrinimi Miohelotti G., n. Ò7, pag. lòO. 1S40-47 — pnìJumUi Michkuìì H., u. 56, jmg. òi, tav. XI. tìg. 3. 1867. Ulophi/Uia 1 profuitiUì Mixnk Epwarps. n. t>0, voi. 11. pag. ;57!>. 186S. t — D'AoHiAHin A., n. Il», pag. 24. 1869. t — Eeuss a. e., u. 100, p»g. 238, tav. XVIII, fig. 8. 1871. UUn>\yìUa profunda Sismonda E. e Micicelotti G., u. 107. pag. 72. 1SI>-1. — — Rkcss? De Akobus G., n. 25, pag. 67. [67] P. L. PBBVER 19 Gli esemplari riferibili a questa specie sono discretamente sviluppati, non cosi bene però, come quelli del- la Hydn. valleeulosa Reis, BeUaràii M. E. ; si tratta di esemplari per lo piìi non ancora completamente svilup- pati, di frammenti. La faccia inferiore ò un poco concava o piana, brevemente peduncolata ed ornata di costole larghe, arrotondate, talvolta ramificate, ricoperte da numerose strie molto ravvicinate, granulate, con le granulazioni serrate. Quella superiore è talvolta subpiana, generalmente è convessa in modo più o meno regolare in causa di gibbosità variamente pronunciate. Le valli sono discretamente lunghe, subrette od un po' flessuose, quasi sempre aperte e perciò comunicanti con le altre. Esse sono discretamente ampie, poiché misurano abitualmente 12 mra. di larghezza, e, talvolta, anche sino a 16 ; la loro profondità è di 6-1.1 mm., ordinariamente sono di 8-9, qualche volta arrivano solo a 5 mm. 11 loro fondo ò acuto. Le colline che le limitano sono, perciò, sensibilmente elevate, mediocremente spesse alla base, ove misurano 14-12 mm. di spessore; esse sono a decorso rettilineo, talora hanno, però, dei bruschi risvolti, più spesso sono ondulate e con la sommità acuta. Qua e là ove le valli si allargano, perchè si fondono, si trovano dei corti monticelli subcsllittici o perfettamente conici e con altezza variabile, ma sempre minore di quella delle colline. T setti sono discnstamente numerosi, non molto spessi, quelli primari lo sono più degli altri ed m ge- nerale tutti 81 assottigliano dal muro al fondo vallivo. Talvolta alla loro estremità libera nella valle ^i ingros- sano, in numerosi casi sono di irregolare spessore, perche le granulazioni laterali assai spiccate, ne aumenta- no lo spessore. I setti primari sono i piìi lunghi, raramente sono retti, quasi sempre ad un certo punto si in- curvano per disporsi parallelamente alla valle in maniera che i singoli cahci risultano molto distinti. Così essi si trasfonnano in raggi setto-costali che spesso sono discretamente sviluppati, ma sempre poco nu- merosi. Quasi sempre ve n'è uno più robusto e più elevato degli altri. I rriuri sono molto sottili, per lo più non sono visibili alla sommità delle colline, perchè nascosti dai setti, che non si corrispondono nelle valli contigue. Talvolta si scorgono, e ciò avviene quando i muri sono leggermente scostati fra di loro in modo da formare alla sommità delle coUine uno stretto solco. I setti sono granulati al loro orlo superiore e sono in nu- mero di 15-22 su di 1 cm. di lunghezza. Le granulazioni sulle faccie settaH sono mediocremente numerose, irregolarmente sviluppate, disposte in hnee confuse ; le sinatticole sono meno abbondanti delle traverse. Questa specie si avvicina alla Hydn. eocenica Reuss. però, ha in confronto con essa delle vaUi assai più ampie, più profonde, e dei setti meno numerosi, oltre a ciò le colline sono relativamente meno spesse e meno piene. Qualche esemplare meno caratteristico mostra delle affinità con la Eydn. pulchra Micht., ma se distingue per le colHne sempre più larghe e più ad angolo acuto in fondo. Milne Edwards pone la Meandr. lahyrinthica Micht. assieme alla Meandr. profunda di MiCHErjN ; questo studioso scrive invece, e con intenzione, che non ha potuto conservare il nome di Michelotti, perchè le figure da questi citate hanno tutte la sommità doppia o molto larga. L'esemplare o gli esemplari della collezione Michelotti non si tro- vano a Torino, ma ne esiste uno portante un cartellino molto vecchio, che probabilmente fu scritto avendo sott'occhio gli esemplari di iV( icuei>oti'i, esso fa parte della collezione Sismonda e va riferito alla Hydn. profunda Michn. S a s s e 1 1 (Torino, Genova). Hydiiophyllia seii-pcnliiioicleK Catullo sp. — Tav V [XIV], flg. 2, 3. 1857. Meandrma crìstata Catollo T., n. IO, pag. 71, tav. XVI, flg. 1. 1857. — serpentinoides Catullo T., n. 10, pag. 70, tav. IX, fig. 8. 1868. UlophylUa ? macrogyra Reuss A. E., n. 99, pag-. 166, tav. VII, fig. 2. 20 P. L. PKEVEK 168] 1868. SymphyUia cristata Reuss A. E., u. pag. 147, tav. Vili, flg. 4. 1868. Latimaeandra daedalaea Heuss A. E., n. 99, pag. 151, tav. Vili, flg. 3. 1869. UìophylUa ma^-ogyra Reuss A. E., n. 100, pag. 238, tav. XIX, flg. 1. 1873. — irradians Reuss A. E., n. 101, pag. 35, tav. XLIII, fig. 1. 1889. HydnophylUa daedalaea Reis 0., n. 93, pag. 133, tav. II, fig. 8. 1901. ^ — Oppenheim P., n. 77, pag. 210. 1915. — — Dainelli G., n. 22, pag. 275. Questa specie non è lao-gamente rappresentata nell'Appennino ligure ; di essa non posseggo che quattro esemplari piccoli per giunta, e, salvo uno, neppure completi. La faccia inferiore è poco visibile, essa è talora ornata di costole lai-ghe e poco rilevate e coperte da una pseudo epiteca ornata di costoline mediocre- mente spesse, ben rilevate, ravvicinate, di ineguale spessore ; esse sono per lo piìi attraversate da irrego- lari rughe concentriche. Un esemplare presenta in modo spiccato il carattere che mostrano abitualmente le Myeetoseris, fa vedere, cioè, una ripiegatura della lanUna in modo che ne risidtano due sovrapposte. Nel- la inferiore si scorgono pure, almeno nella porzione visibile, delle valli e delle colline svilu])pate quasi quan- to nella faccia superiore. Questa è piana o pianeggiante. Le colline sono ben rilevate, nimierose, spiccata- mente involute, flessuose e con frequenti e bruschi risvolti e diramazioni. Esse sono alte 3-4 mm., hanno una base larga 8-10 mm. e sono acute alla loro sommità. I muri sono sottili, saldati fra di loro e quasi na- scosti dai setti. Le valli, a fondo quasi sempre acuto, sono come le colline, molto tortuose, con dei risvolti, strette in molti punti, larghe in altri e come chiuse a formare delle cavità calicinali comprendenti tre o quat- tro calici. I setti sono discretamente numerosi, per lo più ben rilevati, con Torlo superiore ornato di denti piccoli, numerosi, di ineguale grandezza e ravvicinati. Essi giungono sino alla sommità della collina, ma non si cor- rispondono nelle valli contigue. Non sono molto spessi ed il loro spessore, specie nei primari, è quasi uni- forme sino ai due terzi, ed anche più, della loro lunghezza. Gli altri sono più corti, talvolta molto corti. I pri- mari, qualche volta anche i secondari, quando giungono in fondo alla valle si flettono e si prolungano nel senso di questa in modo da formare dei raggi setto-costali ben netti, discretamente rilevati, in nu- mero anche di tre, quattro o cinque. Qualche volta anche il setto in prossimità del fondo vallivo si biforca e manda i due prolungamenti nelle due direzioni opposte della valle. Talvolta i raggi setto-costali non sono apparentemente legati ai setti ed allora sembrano anche più rilevati e piti netti. Per lo più si contano da 15 a 18 setti su di 1 cm. di lunghezza. Sulle loro faccio si scorgono delle granulazioni di ineguale gran- dezza, non molto grosse, delle sinatticole e delle traverse non molto numerose. Keis fa osservare che il suo esemplare figurato a tav. II corrisponde di più ad una forma vicina alla Eydn. eocenica Eeuss che non alla Eijdn. daedalaea Reuss (= serpentinoides Cat.) ; ciò non mi pare. Reis aveva un concetto aSatto speciale delle specie, sia di Myeetoseris sia di HydnophylUa; per l'ammissione di numerose forme di passaggio per ogni specie veniva talora a comprenderne parecchie in una, mentre se- parava magari quello che doveva essere riunito. Come ho detto ciò è dovuto alla scarsezza del materiale che aveva a sua disposizione e ad un esame troppo critico e, direi, preconcetto, delle figure e delle descrizioni altrui. Basterebbe confrontare la sua figura con quella, pure sua, della Hydn. eocenica Reuss e con quella della Lept. eocenica di Reuss per convincersi che l'affermazione sua è inesatta. Certamente l'esemplare da lui fi- gurato non è identico a quello che figurò Reuss. ma credo che il disegno di questi sia troppo di maniera, poiché, forme che riproducano quella rappresentata da quel disegno non ne ho potuto vedere da nessuna parte, né descritte, né figurate, mentre forme ohe le si avvicinano ne ho trovate molte. Per me è fuori [69] P. L. PRBVEK 21 di discussione che l'esemplare iìgurato a tav. VII sotto il nome di Uloph. macrogyra Reuss è una cosa sola con quello della tav. Vili, che Reuss ritiene il tipo della presente specie ; così pure la TJlofh. cristata Reuss, figurata nella medesima tavola, è ancora la medesima cosa ; sono anche convinto che la Vlofh. irradians da Reuss figurata a tav. XLIII, è ancora una Lai. daedalaea, che è una cosa sola con la specie di Catullo. Vi è qualche difierenza, ma essa è dovuta in parte a differenti maniere di interpretare gli esemplari da parte dei disegnatori ed in parte alle differenze che inevitabilmente vi sono quasi sempre fra esemplari provenien- ti da bacini diversi. S a s s e 1 1 (Torino, Genova) Hydnopliyllia limitata Reuss sp. — Tav. V [XIV], fig. 4. 1873. Latimaeandra Umitata Eeuss A. E., n. 101, pag. 41, tav. LIV, fig. 1. Il corallario non sembra che raggiunga grandi dimensioni ; si presenta con forma cespitosa. È alto^poco pili di 4 cm. e largo circa 10 ; la faccia inferiore degli esemplari che posseggo si mostra in assai cattive con- dizioni di conservazione, tuttavia, in qualche punto si possono vedere delle costoline mediocremente ed ine- gualmente spesse, irregolarmente distanti, mediocremente rilevate. La faccia superiore è irregolarmente sviluppata ed in complesso pianeggiante e con delle lievi gibbosità Le colline non sono molto lunghe, hanno un decorso a zig-zag, per lo più si piegano ad angolo ed hanno un'altezza di 4-5 mm. che si riduce talora anche a soli 3; sono acute alla sommità, ove lasciano vederci muri sottili ed intimamente saldati fra di loro, e discretamente larghe alla base, la quale misura 7-9 mm. Le valli sono brevi, tortuose e comprendono pochi calici ; le loro brusche svolte ed i loro restringimenti, oppure i rilievi trasversali nascenti qua e là danno a primo aspetto l'impressione di tanti calici isolati o quasi e non di valli. Esse sono discretamente profonde ed a fondo acuto. I setti calieinali, non molto numerosi, sono mediocremente spessi, quelli dei primi due cicli sono tanto spessi verso i muri quanto verso la fossa columellare, talvolta, anzi, presentano dei rigonfiamenti terminali, specialmente quelli del secondo cielo. Quelli del terzo sono corti, cortissimi quelli del quarto, quando ci sono, ed hanno tutti una forma triangolare. Essi non si corrispondono nelle valli attigue, talora sono a decorso un po' ondulato e sull'orlo superiore presentano delle denticolature grosse, in-egolari e delle granulazioni. I set- ti primari spesso, quando giungono vicino all'asse della valle, s'inflettono, sviluppandosi poi, più o meno, nella direzione di questa e formando dei raggi setto-costali in generale ben rilevati ed in numero da uno a cin- que, più spesso di tre. Essi frequentemente formano anche come un piccolo rilievo trasversale che serve a se- parare una cavità calicinale dall'altra. Su di 1 cm. di lunghezza si contano 15-17 setti. Fra di essi si osser- vano delle sinatticole non molto numerose e delle traverse anch'esse non molto abbondanti. Cassinelle, Sassello (Torino, Genova). HyduophyUia dubia Catullo sp. — Tav. v [XIV], fig. 5. 1857. Favonia duhia Catullo T., u. 10, pag. 74, tav. XV, fig. 4. 1868. Mycethoph.yUia dubia D'Achiardi A., n. 19, pag. 23, tav. XII, fig. 6. 1889. Hydnophyllia connectens {pars) Reis 0., n. 93, pag. 139, tav. Ili, fig. 3, 1889. Mycetoseris D'Achiardi {pars) Reis 0., n. 93, pag. 120 tav. I, fig. 12. 1915. EydnophylUa prior {pars) Dainelli G., n. 22, pag. 274, tav. XXXI, fig. 7 (non tav. XXXIII, fig. i> 22 F. L. PBEVEE [70] Il corallario,. per lo più di forma cespitosa, mostra qualche volta inferiormente delle ripiegature lami- nari, come avviene frequentemente nelle Mycetoseris, e delle costole lai'ghe e piatte, ineguali, irregolari, ricoperte da costoline assai ravvicinate, mediocremente spesse, di ineguale spessore, irregolari e granulose. Su di alcuni punti vi è un chiaro accenno a delle rughe concentriche. La faccia superiore è convessa con delle piccole gibbosità. Le colline sono alte da 3 a 7 mnj., normalmente sono acute alla sommità, però, in qualche esemplare o tratto di esemplare esse sono meno acute e persino accennano ad un leggero, stret- tissimo solco. Sono flessuose in modo spiccato, con dei risvolti ad angoli più o meno acuti, per cui anche le valli si mostrano assai tortuose, di guisa che pare spesso di scorgere dei calici isolati, mentre essi inve- ce sono abbastanza rari. Le valli, a fondo acuto e di variabile profondità, ma abitualmente abbastanza pro- fonde, non contengono che tre o quattro calici, tutti abbastanza distinti, uniti da raggi setto- costali in numero da tre a cinque. I setti sono piuttosto sottili, di forma triangolare, con il margine superiore granulato od ornato di den- ti di ineguale grandezza, smussati ; essi hanno un andamento ondulato, irregolare ; talvolta, quelli del primo ciclo e talora anche quelli del secondo amvano sino alla cavità calicinale ove s'inflettono, formando dei raggi setto-costali. Tra di essi si trovano numerose traverse sottili. I calici sono di maggiori dimensioni che nella Hydn. tenera Eeuss, generalmente quelli dall'apparenza isolata sono meno numerosi, l'apparenza di numerosi calici suddistinti è più spiccata ; essi sono d'abitudine più profondi ed è maggiore lo sviluppo dei raggi setto-costali. Un esame più accurato delle figure e della de- scrizione della Pav. duhia Cat. e della Myc. dulia D'Ach. nonché della Eyàn. connedens Keis mi ha convinto che fra di queste specie non esiste nessuna differenza, se si eccettuano le fig. 1-2 della tav. Ili e la 30 della tav. rV. E a torto che Reis crede di potere indentificare l'esemplare della fig. 3 della tav. Ili con la Lat. te- nera Keuss ; l'aspetto, e non solo questo carattere, ne è assai diverso. Sembra che i calici isolati sia- no molto frequenti in questi esemplari, ma realmente essi sono quasi isolati per la maggior parte. Io pos- seggo dei campioni che si accostano per un verso alle figure di Catullo e di D'Achiardi, mentre per un al- tro se ne scostano. D'altra parte nella descrizione D'Achiardi parla divalli calicinali con due, tre calici, ciò che non si vede nella figura, ma che in realtà esiste. S a s s e 1 1 (Genova). Hyduophyllia cotmecteus Reis sp. — Tav. ili [Xll], fig. 9. 1889. HydnopliylUa connectens {pars) Reis O., n. 93, pag. 139, tav. Ili, fig. 1-2; tav. IV, fig. 30. A mia disposizione ho tre esemplari soltanto, tutti piccoli, i quali si accordano, del resto, per le dimensioni con quelli di Reis. H polipaio è di forma leggermente cespitosa ; la faccia inferiore è poco visibile, sem- bra sia ornata di larghe costole poco rilevate, poco nette, irregolari, e di altre piccole che le ricoprono e che risultano formate da granulazioni spesse, assai ravvicinate, irregolai'i e poco rilevate. La faccia superiore è debolmente convessa. Le colline sono alte 3-6 mm., normalmente 4 14 ! sono arrotondate alla sommità, subacute, hanno una larga base, sono molto tortuose e mostrano delle corte diramazioni. Le valli sono discretamente profonde, con fondo acuto, tortuose, brevi, da non racchiudere più di tre quattro cahci abbastanza distinti ; vi si scorgono pure dei calici completamente isolati, di forma irregolarmente ellittica. I setti sono irregolarissimi nello sviluppo, ed hanno uno spessore assai variabile ; ora sono relativamente distinti tra di loro, ora assai ravvicinati : i primari, spesso anche i secondari, verso il fondo della valle cali- [71] P. L. PKEVER 23 cinale s'incurvano, dando origine a dei raggi setto-costali che si affiancano in numero di due o di tre e si mo- strano irregolarmente sviluppati, ondulati, talvolta assai lunghi, talaltra brevissimi, qualche volta spezzettati. Sul loro margine superiore sono pochissimo denticolati, sulle faccio laterali portano delle granulazioni e delle siuatticole. Le traverse sono rare. Reis ed anche Kranz insistono ripetutamente sulle affinità tra specie e specie di Hydnofhyllia, tantoché, secondo essi, in ogni specie, isolando l'esemplare tipico,. se ne trovano altri vicini ad esso, e della medesima specie, i quali fanno così bene passaggio ad altre specie che si rimane indecisi sui limiti di ognuna e sul ri- ferimento, perciò, di molti esemplari; e si è portati a concludere che non vi sono tante specie ma una sola a formare il genere. Questo in generale può essere vero approssimativamente, e non solo per le specie di questo genere, ma non nella misura che gli accennati autori vorrebbero ; essi, specialmente il primo, hanno cre- duto questo perchè le loro specie erano troppo complesse. Nel caso delia. Hydn. connectens Reis, per es.,è chia- ro che non c'è nessuna difierenza fra l'esemplare figurato a tav. Ili, fìg. 3, e la Hydn. dulia Cat. Reis, che nella sua specie ne comprende più d'una, crede che non esista, invece, nessuna differenza tra di esso e la Lai. tenera Reuss ; ciò non è vero, esistono in questa specie delle colline più acute alla loro sommità, ed i calici, nonché le valli calicinali, sono meno profondi, i raggi setto-costali sono pure meno sviluppati,. Le figure 1,2 della tavola III e la figura 30 della tavola IV, credo invece, che vadano staccate dalle sopradette e formino una specie a sé, che sarebbe precisamente la Hydn. connectens Reis. Faccio notare che è special- mente a questi esemplari che si riferisce Reis neUa descrizione della sua Hydn. connectens. Però, vi sono in- negabilmente delle affinità fra le Hydn. tenera, dubia, limitata, connectens e qualche altra. Forse qualcuna dovrà magari sopprimersi, per adesso non sono riuscito a nessuna soppressione, ma ad es. non sarei alieno dall' ammettere che forse la connectens non sia che una buona varietà della limitata, da cui diSerisce, pe- rò, per parecchi caràtteri importanti, quali l'andamento dei setti, lo spessore delle coUine, lo sviluppo dei raggi setto-costali. Per questo appunto mantengo la specie. S a s s e 1 1 (Torino, Genova). Hyduophyllia plana n. f. — Tav. VI [XV], fìg. l. Questa specie non è rappresentata nella collezione che ho in esame che da due frammenti di esemplare, per giunta non troppo bene conservati. Il polipaio cespitoso doveva essere di forma ellittica, con una lunghezza di 12 cm. circa su di una larghezza di 9. La faccia inferiore appare coperta da una specie di epi- teca rugosa che porta delle irregolari e forti striature ravvicinate. Quella superiore è debolmente con- vessa. I calici si trovano collocati in serie in modo da formare delle valli flessuose, biforcantisi,'con dei ri- svolti, ampie,profonde 2-4 mm. e con fondo piuttosto piatto. La loro lunghezza varia da 6 mm. a 2 cm. In generale quelle adiacenti sono unite intimamente per i muri, ma in qualche punto questi sono separati da un solco brevissimo, quasi completamente nascosto da costole. Le colline sono larghe alla base, inegualmente alte, per via della loro cresta subacuta che si sviluppa ondulata. Esse sono pure flessuose ed hanno dei ri- svolti e dei cambiamenti di direzione che determinano degli angoli più o meno pronunciati. I calici non sono sempre facilmente discernibili l'uno dall'altro, perchè i setti solo poche volte si inflettono decisamente in modo da delimitarli nettamente, come succede in molte altre specie. I setti sono bene sviluppati in lunghezza, numerosi, curvilinei od ondulati, e generalmente sono più grossi nel loro ultimo tratto verso il centro calicinale. Talvolta all'estremità libera hanno dei prolunga- menti che si saldano con i setti di fronte dando origine ad una specie di columella. Raramente si inflettono decisamente e più raramente ancora formano dei raggi setto-costali. Se ne contano 18-24 «u di una lunghez- 24 P. L. PREVER [72] za di 1 citt. ; al loro orlo superiore sono leggermente granulosi, lateralmente presentano delle numerose si- natticole. Differisce dalla Hydn. plana D'Ach. per la larghezza delle valli «' per la loro profondità. S a s s e 1 1 (Genova). Hyduophyllìii formosissima Catullo sp. — Tav. VI [XV], tìg-. 2. . 1857. Lobophyllia formosissima Catuixo T., u. 10, pag. 53, tav. X, flg. 1. 1878. Symphyllia sinuosa Quenstedt F. A., n. 91, pag. 1008, tav. CLXXXII, flg. 40. Un solo esemplare, neppure intero, e mal ridotto anche dal lato della conservazione, è tutto quello che posseggo di questa specie che si presenta in lamina ondulata con la faccia inferiore ricoperta da costo- line serrate, spesse, e con un andamento abbastanza irregolare. Quella superiore, con delle gibbosità che la rendono pure ondulata, è percorsa da colline irregolari per il loro sviluppo, aite da 2 a 4 mm., larghe, con la cresta subacuta, talvolta percorsa da un solco molto stretto e poco visibile. Le colline hanno dei tratti subrettilinei lunghi 3-4 cm.; spesso sono incurvate e lasciano scorgere dei risvolti abbastanza frequenti. Le valli, a tratti sxibrettilinei, talora sinuose, sono larghe 12-30 mm., hanno un fondo subacuto o piatto ed ordinariamente contengono i calici allineati in una sola serie e distingui- bili facilmente per la direzione dei setti e per la presenza di raggi setto-costali. Qualche volta, là dove s'al- largano, contengono i calioi un po' sparsi, ciò che richiama alla mente la Hydn. microlopha Eeuss. Si trovano pure dei calici isolati, ma essi sono molto rari. I setti sono mediocremente numerosi, discretamente spessi, ornati al loro orlo superiore di denti non molto regolari : quelli dei due primi cicli sono assai bene sviluppati, poco lo sono invece quelli dei terzo. Quelli del primo mostrano degli ingrossamenti lungo il loro percorso, e precisamente là ove portano sulle faccie laterali delle traverse ; talvolta mostrano pure degli ingrossamenti ove terminano uoHa cavità cali- cinale ; frequentemente qui s'inflettono e si sviluppano discretamente sotto forma di raggi setto-costali robusti, ben rilevati, e in numero da 3 a 7. Si contano 13-16 setti sopra una lunghezza di 1 cm. Le loro fac- cie laterali portano delle traverse e delle numerose sinatticole. S assai lo (Genova). Hydaophyllia tenera Eeuss sp. — Tav. v [XIV], Ug. g,7. 1857. Meamdrina stellata Catullo T., n. 10, pag. 73, tav. XVI, flg. 6. 1868. Latimaeandra tenera Reuss A. E., 99, pag. 175, tav. VI, flg. 4. 1876. — — D'ACHIARDI A., n. 20, pag. 187. 1901. — — Oppenheim P., n. 77, pag. 178. 1915. HydnophyUia — Reuss ì Dainelu G., n. 22, pag. 276. Posseggo quattro soli esemplari da riferirsi a questa specie, essi sono perfettamente eguali alle figure di Eeuss. Il corallario si mostra di forma cespitosa ed ha la faccia inferiore ornata di grosse costole arrotonda- te, di ineguale grandezza, ricoperte da costoline subequidistanti, subregolari, mediocremente spesse. Essa è altresì ornata di rughe concentriche di sviluppo irregolare. Quella superiore è convessa, le colline che porta sono brevi, ondulate, con qualche risvolto, subacute alla sommità e con i muri saldati, oppure un po' ottuse e percorse da un leggero solco. Esse hanno un'altezza di 2-3 mm. ed una larghezza alla base di 4-6 mm. Le valli caJicinaJi, brevi, sinuose,con dei risvolti, sono a fondo acuto. [73] P. L. PREVER 25 I setti sono mediocremente numerosi in modo da poterne contare 25-30 su di 1 cm. di lunghezza : sono ora pili ora meno spessi anclie presi nel medesimo ciclo. Quelli del primo ciclo sono notevolmente piìi svi- luppati degli altri e si inflettono verso il fondo della valle calicinale, dando origine a dei raggi setto-costali quasi sempre poco sviluppati ed in numero di 2, raramente di 3. Frequentemente i setti del secondo ciclo sono tanto spessi quanto quelli del primo, sono però sempre un po' meno lunghi. Anzi, in questo caso quel- li dei cicli successivi sono appena accennati o sono addirittura mancanti. Il loro orlo superiore è fittamente granulato, le loro faccie laterali sono ornate di granulazioni e di sinatticole. La Hijdn. tenera Eeuss ha qualche rassomiglianza con la Hydn. circurnscrifta, ma non può essere confusa con essa per lo sviluppo dei raggi setto-costali e per il loro numero. Inoltre, nella tenera le colline sono meno acute non lo sono allatto, qualche volta alla sommità loro portano un solco e sono meno alte e , per conseguenza, meno profonde le valli. CassineUe, Sassello (Torino, Genova). Monticulastraea niiuima n. f. — Tav. vi [XV], fìg. 3. Non ho, purtroppo, a mia disposizione che un solo e piccolo frammento di questa graziosa specie, e mi sembra poterne dedurre che essa è laminare e deve giungere a delle discrete dimensioni. La lamina ha uno spessore di 1 cm. circa ; la faccia inferiore è ricoperta di fini costole serrate, granulate, abbastanza re- golari. QueUa superiore è subpiana ed è ornata di numerose piccole collinette circolari od un po' ellittiche, distanti frj» di loro alla sommità da 3 a 4 mm. ed alte 2 mm. al massimo. Esse determinano alla loro base delle valli tortuose e spesso dei calici subconfluenti, resi abbastanza o nettamente distinti dalla direzione dei setti. Nel fondo dei calici o delle vallette si trova una columella a volte sottile tanto da scorgersi difficil- mente. I setti partono dalla sommità dei coni e delle collinette e sono piuttosto scarsi e molto spessi, senza trac- cio di granulazioni al loro orlo superiore. Nei disegni delle diverse specie di Monticulastree che dà Duncan (n. 28) essi si scorgono terminare alla loro estremità libera in fondo alla valle con un rigonfiamento. Però, non sembra si saldino che raramente alla columella, vicinissimo alla quale terminano ; anche meno essi si sal- dano con gli opposti. Quelli del mio esemplare quasi mai si saldano con gli opposti, ma qualche volta con la columella. Mi sembra che non siano rappresentati che i setti di due cicli. Le loro faccie laterali sono ornate di granulazioni poste in linee quasi parallele all'orlo libero superiore del setto. Le traverse sono scarse e sottili, sembra vi siano anche delle sinatticole. Di primo acchito ho creduto si trattasse della Hycin. styriaca M. E. H. la quale, secondo Keis (n. 93), deve essere chiamata Lat. stonaca, ma per parecchi caratteri dei setti ho dovuto allontanamela ; anche quello della columella l'allontana da questa specie e da Hydnophora. Sassello (Torino). Favia daedalaea Eeuss sp. — Tav. vi [XV], &g. 4. 1964. Favia daedalaea Retjss A. E., n. 95, pag. 21, tav. V, fìg. 3. 1871. — pulcherrima {pars) Sismonda E. e Michelotti G., n. 107, pag. 66. H corallario è massiccio, spesso elevato, talora si presenta in lamine di mediocre spessore, alle volte sub- piane, alle volte gibbose o mediocremente e regolarmente incurvate sulla faccia superiore e concave o subpiane Palaeontograpliia italica, voi. XXVIII, 1922. ^ 26 P- L. PBEVEK [74] su di quella inferiore. Questa è ricoperta da un'epiteca di mediocre spessore, ornata di strie non molto spes- se, quasi sempre alternativcuneiite più spesse e più sottili, ravvicinate, non ornate di granulazioni. Essa si presenta anche spesso lob.ita al margine e porta delle nighe concenti-iclie a tratti complete, inegualmente distanti. I calici sono raramente circolari e sono sempre i più piccoli quelli che presentano tale forma. INIor- nialnvente sono ellissoidali, più o meno allungati, con evidenti segni di fissiparità. Quelli circolali niisuj'auo da 7 a 9 mm. di diiunetro gli altri spesso oscillano ira 14 e IT mm. di lunghezza per 5-7 di larghezza : vi sono poi delle cavità caliciuali racchiudenti quasi sempre tre calici e che misurano 25-30 mm. di lunghezza. La loro profondità è di circa 2 mm. ; capita talvolta su di qualche esemplare di trovai'ne di meno profondi, in modo da dover fare un raffronto con la Fai\ pukherrì/na Micht., ma ciò avviene di rado e per pochi etilici. I muri sono sottili, fra di loro vi è uno spazio intermurale che dà origine ad un solco stretto, all'incirca della grandez- za di quello della Pavia ora nominata, ma foi-se un po' più profondo per causa dei setti che sono un pochino più sopraelevati sui muri. Tale solco è attraversato da robuste coste generalmente ben rilevate, fitte, vi- cine. I setti sono discretamente numerosi, piuttosto diseguali, discretamente spessi. Dal muro al centro calicinale generalmente vanno assottigliandosi, ma capita pure spesso di vederli con uno spessore imiforme in tutta la loro lunghezza, oppure, ingrossarsi presso il loro tennine, vicino alla columella. Qualche volta sono diritti, nui spesso si flettono presso alla loro terminazione al centro della cavità, calicinale ; di frequente sono lievemente ondulati. Se ne contano da una trentina nei calici più piccoli, e da 30 a 60 in quelli mez- zani e nei grossi, fatta eccezione per quelli che contengono tre calici in serie, nei quali se ne contano di più. H loro orlo superiore è ornato di denticini, i più grossi dei quali sono collocati presso alla colmnella ; talora non si scorgono che questi e, sembra, che sulla rimanente porzione del setto non siano mai esistiti. La co- lumella è spugnosa e qualche volta un po' rilevata sul fondo calicinale. In qualche esemplare, specialmente in quelli spiccatamente convessi, si trovano dei calici collocati un po' obliquamente ; essi, iUlora, sembrano meno profondi. La descrizione e specialmente la figura di Reuss corri- spondono perfettamente agli esemplari che ho sott'occhio. Sa ssello, Dego (Torino, Grenova). Favia daedalaea Reuss sp. var. haemisphaei'ica n. f. — Tav. vi [XV], fig-. 5. Questa varietà presenta degli individui che hanno sempre ima forma emisferica ora più ora meno net- ta. La loro faccia superiore è incurvata spesso regolarmente, qualche volta presenta delle ondulazioni o delle gibbosità.. Quella inferiore si mostra, come nella forma tipo, concava oppure subpiana con delle ondulazio- ni irregolari; può iinche portare al centro lui rigonfiamento a cono rovesciato che dà all'esemplare im carat- teristico aspetto cespitoso. Su di questa faccia si osserva un'epiteca non molto sviluppata e che ha delle numerose strie nrediocremente spesse, alquanto in-egolari e flessuose. Vi si trovano pure delle rughe concen- triche più meno regolari e complete, robuste, ora spesse, ora di poco conto. In generale i calici sono circolari od un po' ellittici, incavati in modo da rassomigliare a deUe coppe. Ne esistono anche, ma in numero ristretto, che hanno una fonna ellittica con ima strozzatura mediana, alle volte molto pronunciata. L'aspetto loro è poi alquanto variabile anche sul medesimo esemplare. Ve ne sono di quelli pochissimo od aftatto incavati, e sono quelli che piìi degli tiltri sono riiilzatisul piano generale del coraUario. L'orlo estemo del calice è acuto in numerosi esemplari, ma capita pure di osservarlo arrotondato ; in qualche esemplare i calici sono anche abbastanza distteca (a un centimetro e mezzo dall'e- stremità, siculare) la larghezza ha già il valore normale di 2,5 mm. ; cresce poi lentissimanemte fino a raggiungere i 3 mm. nelle teche mature. Le teche sono come nel tipo ; il loro numero è di 9 nel primo cen- timetro, e di 7 per centimetro nelle parti distali: il rostro occupa ben % della totale larghezza del rabdosoma. Goni, non raro. — Musei geologici di Pisa, Bologna, Pa^'ia. La var. strigosus è nettamente distinta dal tipo per la minor larghezza del rabdosoma e le proporzioni relativamente maggiori del rostro; dalla var. elegans per la minore larghezza, la regione prossimale meno attenuata, le teche più fitte ; dal M. Flemingi per la mancanza di spine, il rostro assai più sviluppato e angoloso, le teche più rade. È possibile che a questa forma siano da riferirsi i due esemplari determinati da HuNDT come M. riccartonensis e da lui riprodotti nel già citato lavoro a tav. VI, fig. 5; essi proven- gono dal Wenlock del Katzbach Gebirge. 12. Monograptus Lamarmorae Meneghini em. — Tav. IX [II], flg. 14,15-, Tav. XII [V], fig. 10. 1857. QraptoUthus (Monograpsus) Lamarmorae Meneghini ex parte. Grapfol. de Sardaigne, pag. 159, tav. B, fig. I 2c (cet. excl.). Rabdsoma robusto, largo fino a 7 mm., diritto con impercettibile curvatura (nell'esemplare tipo del Me- neghini, su 8 cm. di lunghezza la curvatura è così leggiera che la saetta dell'arco sotteso è inferiore a 1 mm.). Regione prossimale sconosciuta. Lunghezza totale certo assai superiore al decimetro. Teche in numero di ò 6 per centimetro, del tipo dellf. Flemingima, senza spine terminali, con rostro ricurvo, breve e tozzo, troncato un po' smussato all'apice. Le teche sono inclinate circa 40** sulla virgula, lun- ghe e lungamente ricoprentisi. H rostro è un po' arcuato e forma con esse un angolo maggiore del retto ; ha una lunghezza media di 1,5 mm. ; occupa circa ^/^ della larghezza totale del rabdosoma. Goni, raro. — Musei Geologici di Pisa e Bologna. H M. Lamarmorae è la forma più larga di Monograptus finora conosciuta ; lo stato di conservazione identico alle altre Graptoliti di Goni e l'associazione con esse nei medesimi scisti escludono che ciò sia do- vuto a particolari condizioni di fossilizzazione di successivo stiramento. 64 M. GOETANI [14] I confronti con le altre forme sono necessariamente incompleti, per essere il M. Lamarmorae noto soltanto su frammenti distali ; i più lunghi di essi sono l'originale del Meneghini (8 cm.) ed uno da me raccolto a Goni (6,2 cm.)- Le affinità maggiori sembrano essere col M. mutuUferus, del quale forse potrebbe conside- rarsi una varietà ; oltre all'estrema larghezza, lo distinguono però anche il rostro più breve e non ginocchiato, ma arcuato e meno inclinato rispetto alla parte adnata della teca, le teche più rade, la dentatura relativa- mente meno profonda. Una certa somiglianza si può notare con il Monograptus (però assai meno largo e con 8 o 9 teche per centi- metro) che Perner ^) ha illustrato sotto il nome di « M. latus M'Cot sp. ». Osserviamo però, a tale riguardo, che fin dal 1868 il Nicholson ^) ha messo in evidenza che il Graptolites latus l'CoY ^) fu fondato su porzioni di rami di Dichograptus, Didymograptus e Tetragraptus : è quindi un nome che non rappresentando una vera specie dev'essere abbandonato. E quanto al M. latus figurato dal M' Coy qualche anno più tardi *), il Lap- WORT per gli stessi motivi istituì nel 1884, mutandogli il nome, il M. WGoyi^): specie incerta anche questa, poiché anche per essa vi è dubbio se si tratti realmente di un Monograpto. D'altra parte, lo stesso Per- ner nota che nei suoi esemplari le estremità libere delle teche sono « tubes minces et courts » e non denti triangolari come appaiono nei disegni del M' Ooy. Gli esemplari boemi rappresentano in realtà una forma a se stante, per la quale propongo il nome di M. Perneri. Ed a me sembra che tale forma, per quanto si può giudicare dalle figure, sia per lo meno molto prossima a quella che Elles e Wood «) disegnano come M. Jaekeli Pern., ma che hanno aspetto diverso dagli esemplari boemi, fra altro per la maggiore langhez- za del rabdosoma e la brevità del rostro. 13, Monograptus proboscidatus n. f. — Tav. ix [ii], fig-. 19-22-, Tav.xil[Vj, flg. 12,13. Eabdosoma lungo più di 1 dm., diritto, rigido, rapidamente allargantesi: da 0,8 — 1 mm. in corrispon- denza della prima teca, la larghezza aumenta così da raggiungere in 2 2 % cm. il valore normale di 3 -f- 3,5 mm., che in alcuni esemplari si accresce poi lentamente fino a 4 4,5 mm. Sicula piccola, lunga circa 1,5 mm., giungente fino al livello della seconda apertura tecale. Teche del tipo del M. Flemingi, ma senza spina terminale e con rostro immediatamente e per intero reflesso, troncato all'apice, diritto leggermente arcuato. Nel primo centimetro si- contano 10 teche; se ne hanno da 7 a 8 per centimetro nelle parti distali. Il rostro è nasuto, più meno attenuato verso l'apice, lungo da 1,5 a 2 mm. ; forma colla teca un'angolo minore del retto ; nelle teche mature occupa circa un quarto della larghezza totale del rabdosoma. Goni, non raro, — Musei geologici di Pisa, Bologna e Pavia. II M. proboscidatus ha il portamento del M. mutuUferus, ma se ne stacca nettamente per il carattere delle teche. Esse, in luogo di protundere con un grosso rostro uncinato, retroflettono il rostro immediatamente, a guisa di proboscide, in modo analogo a certe forme di M. runcinatus (cfr. p. es. Elles et Wood, Op. cit, 1) Oraptol. de Bohème. Ili, eect. h, pag. 5, tav. XV, fig. 2, 4, 12, 13, 16-19. 2) NiCHOLSON. The OraptolUes oj the SMddaw Serws. Quart. Journ. Geol. Soc, XXIV, 1868, pag. 141. 3) M'CoT. Note on the SMddaw Slate Fossile. In ; Stsdgwick. On the Urganie Remmm jniind iu the Skiddmc Slate eto. Quart. .lourn. Geol. Soc, IV, n. 15, 1848, pag. 223 e fig. nel testo. '') In : Sbdgwick et M'Coy. British Palaeosoìc Bocics and. Fossils. Cambridge, 1855, tav. 1 B, fig. 7. 5) Lapworth. On New British Graptalites. Ann. Mag. Nat. Hist., (5) V, 1884, pag. 156. 6) Elles et Wood. British Graptol, pt. IX. L. e, 1912, pag. 436, tav. XLIV, fig. la, b, e fig. 299 nel testo. [16] M. 60ETANI 65 IX, 1. e, LXVI, 1912, pag. 451, fig. 309 e, f). Le teche appartengono però sempre al tipo del M. Flemingi ; per le grandi dimensioni, il loro numero per centimetro è scarso; m4 a 1/3 della larghezza totale del rabdosoma, il quale per la relativa fittezza delle teche appa- risce come frangiato. Groni, frequente. — Musei geologici di Pisa, Bologna, Parma e Pavia. Il M. jahatus è molto vicino al M. fleadUs Elks % che ha conformazione generale identica : la somiglianza è tale da rendere ben singolare che l'autrice descrivendo il M. flexilis non ne faccia menzione. Le sole diffe- renze consistono : a) ueUe dimensioni e particolarmente nella larghezza, che è doppia nel M. falcatm ; ') TuLLBEKG. Skanes Oraptol. II. L. e, 1883, tav. Il, flg. 12-15; — GrOETANi. Graptol. OarnwTie. L. e, (1920) 23, pag. 38, tav. Ili, flg- 8. 2) Elles. Zonal Glassijication Wenlock Shales. L. e, 1900, pag. 405, flg. 18 a pag. 407 ; — Elles et Wood. British Qraptol. IX. L. e, 1912, tav. XLIII, fig. 4 a-e, e fig. 293 nel testo. [17] M. GOETANI 67 l) nella lunghezza della virgella, che è pure quasi doppia del M. falcaius ; e) nel numero delle teche per centimetro, che è leggermente minore nel M. falcatus : date però le diverse dimensioni, le teche ap- paiono in proporzione più addensate nel M. falcatus che nel M. flexilis. Il M. flexilis (che può forse con- siderarsi varietà del falcatus) è proprio degli strati medii del Wenlock d'Inghilterra e Scozia. 17. Monograptiis belophoi'us Meneghini (m. Tav. X [III], &g. 9-15; Tav. XII [V], fig. 3B, 14 ; Tav. XIII [VI], fig. 1. 1857. Ora/ptoUthus (Monograpsus) belophorus Meneghini ex parte. Graptol. de Sardaigne, pag. 165, tav. B, fig. 46 e II 4, ia (oet. excl.). 1867. — — Gonii Meneghini ex parte. Op. cit., pag. 172, tav. B, fig. II 6a (oet. exol.) 1867. — — Priodon (non Beonn) Meneghini ex parte. Op. cit, pag. 178, tav. B, flg. II 9, 9a (cet. excl.). Kabdosoma lungo più di 1 dm. (il frammento più lungo misura 12 cm.,) flessuoso, con doppia curva- tura leggiera ma evidente in forma di S aUungatissima: dorsale e più sentita nella regione prossimale, a cui se- gue più dolce la curvatura ventrale. Larghezza di circa Imm. in coraspondenza della prima teca, poi in leggiero aumento, così da raggiungere solo a 1,5 — 2,5 cm. di distanza dall'estremità siculare il valore di mm. 2, che viene mantenuto nel sèguito. Sicula da 2 a 2,5 mm., larga circa ^ mm., raggiungente quasi la seconda apertura tecale, con virgella persistente e lunga fino a 15 mm. La sicula è spinta all'infuori dal lato dorsale, mentre la virgella continua regolarmente la linea assiale del rabdosoma. Teche del tipo generale dei M. Flemmgi, ma senza spine terminali e col rostro per lo più bruscamente reflesso come nel M. 'prodoscidatus, talora ginocchiato, sempre grosso, e di solito troncato all'apice. Le te- che prossimali nelle forme tipiche sono appressate, contandosene 9 nei primi 10 mm. ; si diradano poi rapidamente a 7 e a 5 o 6 per centimetro, numero costante per le teche distali. In alcuni esemplari partico- larmente slanciati, che non ho creduto di distinguere con nome speciale (fig. 15), le teche si presentano diradate fin dall'inizio (7 o 8 nel primo centimetro), e la larghezza è di solo 1 mm. in corrispondenza delle primissime teche. Il rosti-o occupa, secondo gli esemplari, da ','3 a -/s della larghezza totale del rabdosoma. Goni, abbastanza frequente. — Musei geologici di Pisa, Bologna, Pavia e Parma. Il M. helo'phorus ha qualche somiglianza col M. falcatus, da cui si distingue però facilmente per il diverso portamento, la minore flessuosità e la relativa sottigliezza del rabdosoma, di cui la parte libera delle te- che occupa una parte assai cospicua. Le teche hanno spesso una certa analogia con alcune forme di M. runcinatus ; ma tale somiglianza è puramente superficiale, appartenendo le teche medesime al tipo del M. Flemingi (e non a quello del M. lobiferus del M. Bechi come il M. runcinatus, dove l'apertura è termi- nale eilloboaperturale è involuto). Dal ilf. proboscidatus il M. belophorusè distinto per la flessuosità del rab- dosoma, la minore larghezza, la virgella persistente, il carattere della regione prossimale. Dal M. flexilis Elles I), finalmente, per la meno sentita curvatura nel primo tratto, il minor numero di teche per centi- metro, e il rostro assai più sviluppato, proboscidato e generalmente reflesso. 1) Cfr. nota 2) a pag. 56 [16], Palaeontographia itaUca, voi. X.XVI1I, ia22 68 M. GORTANI [18] Gruppo del Moiiograptus vuncinatus. .18. Moiiograptus aiiteniuUarins Meneghini. — Tav, X [III], fig. 16-20 ; Tav. xill[vi], fig. 2^,^'. 1857. Graptoìithus (Monograpaus) anteimidarius Meneghini. Graptol. de Sardaigne, pag. 156, tav. B, flg. I 1, la, h. Rabdosoma sottile, leggennonte flessuoso, spesso con sentita curvatura sigmoidale nella regione prossima- le, con prevalente ciuvatura ventriile, lungo parecchi centimetri (il frammento più lungo conservato è lungo 6 cm.). Il diametro si allarga progressivamente da 0,5 mm. in con-ispondenza della prima sporgenza tecale, alo 1,2 mm. raggiunti a 1 % o 2 cm. di distanza dalla sicula ; facendo astrazione dalle sporgenze tecali il dia- metro aumenta rispettivamente da 0,3 a 0,8 mm. La sicida è lunga 2 mm. circa, sottile, e raggiunge a stento il livello della prima apertura tecale. Le teche sono in numero di 7 o 8 per centimetro nella regione prossimale e di 5 a 7 per centimetro nella distale ; del tipo del M. runcinatus o del M. Bechi, con porzione libera o lobo occupante da '/s a '/s della lai^hezza totale del rabdosoma, secondo il modo di conservazione e il grado di avvolgimento ; il lobo rappre- senta circa % della lunghezza della teca. Groni, frequente. — Musei geologici di Pisa, Bologna, Parma e Pavia. La curvatura del rabdosoma è generalmente piii sentita nella regione prossimale e nella mediana; spesso la curva ventrale è ampia e preceduta da una flessione dorsale della regione siculare, d' onde la frequente forma sigmoidale nelle parti giovani del rabdosoma ; in corrispondenza delle teche mature il rabdosoma invece è generalmente diritto. Il M. antennulanus è simile al M. runcinatus Lapw. ^) del Gala-Tarannon britannico ; se ne distingue essenzialmente per le teche assai più rade e col lobo relativamente assai più breve e meno sviluppato. Gli stessi caratteri lo separano dall'affine M. Bechi Barr. sp. % quale è inteso dagli autori inglesi *), che si trova nel medesimo orizzonte e presenta un tipo di curvatura perfettamente analogo al nostro. 19. Mouograptus subtilis n. f. . Tav. X [HI], flg. 21; Tav. XI ]IV), flg-. 1-4; Tav. XII [V], flg. 151»; Tav. XIII [VI], flg. 2jS, 2B', 4C. Rabdosoma sottile, lungo pai-ecchi centimetri (il frammento più lungo misura 5 cm.), diritto o legger- mente e irregolarmente flessuoso, spesso con leggiera curvatura ventrale o sigmoidale nella pai-te prossimale, diritto per soUto nella parte distale. La larghezza aumenta con lenta progressione da 0,4 mm. in corrisponden- za della prima sporgenza tecale, al diametro normale di 0,8 o 0,9 min. che viene raggiunto a 2 o 3 cm. di distanza dalla sicula; quando si faccia astrazione dalle sporgenze tecali il diametro è di 0,25 mm. all'inizio, e di 0,5 0,6 mm. nelle parti distali. La sicula è relativamente breve, lunga meno di 1 mm., esile, e non arriva al livello della prima apertura tecale. ») Lapworth. On ScotUsh Monograptidae. Geol. Mag., (2) III, 1876, pag. 28, tav. XX, fig. 4 a-g -, — Elles et WooD. British araptol. IX. L. e, 1912, pag. 450, tav. XLV, fig. 2 a-g, e fig. 309 a-j nel testo (cum syn.). 2) Bakrande. 0-raptoUtes de Bohème, 1850, pag. 50, tav. III, fig. 14. 3) Vedi, suUa scorta del Lapworth {8cottish Monograpt., 1. e, pag. 500, tav. XX, flg. 2 a-l) Elles et Wood. BrìUsh Gh-aptol. IX. L. o., pag. 452, tav. XLV, fig. 4 a-}, e flg. 311 a, 6 nel testo. Le figure del Pekner nuUa ag- giungono alla intelligenza della specie. [19] M. GOETANI 69 Teche del tipo del M. runcinatus, ma con lobo di consueto svolto e diritto o soltanto un po' arcuato, re- flesso, lungo in media 0,5 -;- 0,7 mm., spesso così perfettamente applicato controia parte adnata della teca da confondersi con essa. Il lobo occupa in media % della larghezza del rabdosoraa. Le teche sono in numero di 5 6 per centimetro. Groni, col precedente, ma più scarso. — Musei geologici di Pisa, Bologna e Pavia. È molto affine al M. antennularius, da cui si distingue per la sottigliezza, per il più lento e graduale incre- mento in larghezza (da cui un angolo apicale assai più acuto), per il lobo più breve e non involuto, per il minor addensamento delle teche nella regione prossimale. I medesimi caratteri, e in particolare il piccolo numero di teche per ogni centimetro, bastano a separare agevolmente il M. suUilis dalle altre forme affini, tra cui le più simili sono i già ricordati M. runcinatus e M. Bechi. Gen. Cyrtograptus Carkuthers. Quando il Meneghini pubblicava il suo lavoro (1857), le forme di Cyrlograptus non si conoscevano ancora. Soltanto dieci anni più tardi il Carruthers ^) illustrava, col Cyrtograptus Murchisoni, la prima specie tìi que- sto genere che precisamente per essa veniva da lui fondato. Non si può quindi fare appunto al Meneghini se egli non riconobbe nell'unico esemplare di questo tipo recatogli dal La Marmora il rappresentante di una Graptolite ramosa del Siluriano superiore, e se, intuendo l'impossibihtà che si trattasse di un tipo ordo- viciano, si sforzò di interpretarlo come un Monograpto. « Le apparenze di ramificazione — egli dice infat- ti — sono frequentissime e talora così ingannevoli ... da render necessaria la più grande attenzione... Noi abbiamo potuto sempre assicurarci che le forme apparentemente ramose delle nostre Graptoliti erano dovute alla sovrapposizione, qualche volta complicata, o alla torsione. In uno dei campioni che abbiamo scelto di figurare (fig. II) si vedono due esempi di questa apparente ramificazione di cui uno è anche ac- compagnato dalla torsione accennata » "). Trattasi invece dell'esemplare di C. rigidus di cui riproduco il disegno nella fig. 5 della tav. XI [IV]. 20. Cyrtograptus rigidus Tullberg. — Tav. XI [IV], fig. .5-11 ; Tav. xill [VI], flg. iD, D', hA, a: 1867. OraptolithuB (Monograpsus) eolonus f (non Baeeande) Meneghini ex parte. Cfraptol. de Sardaigne, tav. B, pag. 83, flg. IT 3 ( cet. exoL). 1883. GyrtograptMS rigidus Tullberg. Slcanes GraptoliUr II. L. e. pag. 38, tav. IV, flg. 12-14. 1897. — — Frech. Lethaea jxilaeozoica, pt. 3, pag. 653, fig. 2064 a pag. 650 (syn. eicl.). 1900. — symmetricus Elles. Zonal ClassijicaHon oj. Wenlook Shales. L. e, pag. 410, tav. XXIV, fig. 4 A, B. 1913. — — Elles et Wood. British Grapiol. X. L. e, LXVII, pag. 509, tav. LI, fig. 5 a-c, e fig. 355 nel testo, (non Cyrtograpius rigidtis Elles, Zonal Classification Wenlock Shales, 1900, I. e, pag. 409, tav. XXIV, fig. 2 A-C, e fig. 23a,& nel testo, nec Ellbt et Wood, British Graptol., X, l.c, pag. 508, tav. LII, fig. 2a,c, e fig. 354 a,b nel testo). Rabdosoma composto di uno stipite o ramo principale robusto e diritto nella parte distale, arcuato dor- salmente nella prossimale cosi da descrivere una curva paraboHca, emettente un solo cladio. La porzione ') In : MuRCHisoN. Siluria. l'V ed., 1867 : Fossils, 90, fig. 1, pag. 541. 2) Meneghini. Op. cit, pag. 155-56. 60 M. GORTANl [20] prossimale si as'sottiglia rapidamente ; in corrispondenza della prima teca la larghezza è di 0,7 -f- 1 nun., e in corrispondenza della 5" teca è già prossima a! suo valore normale, che oscilla fra 1,7 e 2mm. Virgula robusta. Sicula piccola, lunga circa 1 mm., larga 0,4 mm., leggermente spostata all'infuori dal lato dorsale. Si hanno 7 od 8 teche prossimali a profilo subtriangolare, emergenti sul margine convesso con largo lobo patente ad apice assottigliato e reflesso, distribuite nel primo centimetro del rabdosoma; per soUto le prime sono piti rade e le successive piìi fitte, e in complesso sono addensate neUa proporzione di 8 o 9 in 10 mm. Le teche distali sono 8 per centimetro, ricoprentisi per % o % della lunghezza, nella parte adnata diritte, in- clinate circa 20° sulla virgula, con margine estemo diritto o più o meno sinuato, arcuato-ricurve in misura variabile nell'estremità apicale. La 6* teca prossimale porta di solito il ramo secondario o cladio, diretto in modo da formare come il con- trapposto simmetrico della parte distale dello stipite o ramo principale. L'angolo che ne risulta oscilla fra 70° e 150°. n cladio è un po' meno robusto della parte distale dello stipite, e nel primo tratto presenta una leggiera curvatura ventrale. La sua larghezza è di 1,6 a 2 mm., talora raggiunta fin dalla prima teca. Nella sua parte prossimale il cladio ha 7 teche in 10 mm., la prima delle quali assai lunga e di tipo intermedio fra le pros- simali e le distali. Le teche distali del cladio, analoghe a quelle del tronco, sono del paii 8 per centimetro in media. Goni, piuttosto raro. — Musei geologici di Pisa, Bologna e Pavia. I caratteri suesposti concordano, salvo una maggiore larghezza e robustezza, con quelli diagnosticati dal TuLLBERG per il C. rigidus. Di fatto, traducendo dallo svedese la diagnosi dell'autore, i principali carat- teri del 0. rigidus sono i seguenti : Rabdosoma lungo, rigido. Asse principale e cladio debolmente arcuati ; la parte prossimale piìi fortemente cui-vata, ma non involuta. La larghezza normale è di 1 mm., il rabdoso- ma si assottiglia un po' verso l'estremità prossimale. Canale comune sottile, virgula molto robusta. L' asse del rabdosoma si piega al limite fra le regioni prossimale e distale, e da questo punto germoglia di solito il cladio. Teche prossimali libere, triangolari con lobo reflesso all'apice, in numero di 6 o 7, inclinate di circa 70° sull'asse; teche distali appressate al periderma, anguste, ricoprentisi, con margine esterno diritto o un po' concavo e tenninate in un lobetto ad apice reflesso, ed inclinate circa 35° sull'asse. Sicula piccola. — Dalla figura 13 del Tullberg, in grandezza naturale, si desume che le teche distali siano in numero di 7 o 8 per centimetro, e che la larghezza del rabdosoma arrivi anche a quasi 2 mm. H Frech (1. e, pag. 650 nella spiegazione della fig. 206, e pag. 253) credette di poter mettere in sinonimia del G. rigidus diagnosi e figure del G. moniliformis Tulle, i), asserendo che fra l'uno e l'altro non vi è alcuna differenza. Pur riconoscendo che le differenze non sono grandissime, giova però riconoscere che esse sussi- stono; e si possono riassumere dicendo che il C. moniliformis è molto più esile (larghezza 0,5 mm.), ha soltanto 4 teche di tipo prossimale, ed ha la regione prossimale del rabdosoma brevissima. H Frech va ancora più in là e, per quanto in forma meno recisa, ritiene il 0. rigidus specificamente identico al G. Murchisoni Carr.^) e que- sto al C. La-pivorthi Tulle. *) : non ci sentiamo davvero di seguirlo su questa via. Non mi sembra, d'altra parte, convincente in nessun modo il ragionamento fatto dalla dott. Elles per giusti- ficare il riferimento dei suoi esemplari al G. rigidus. « I nostri esemplari britannici — essa dice *) — non cor- cordano esattamente con la descrizione del Tullberg, perchè hanno parecchie teche di più nella regione pros- ^) Tullberg. Skanes Graptoliter. II. L. e, pag. 38, tav. Ili, fig. 16, 17. ') Carrutheks in Murchison. Siluria, IV id., 1867, Fossils, 90, pag. 541, fig. ') Tullberg. Op. cit., pag. 36, tav. Ili, fig. 8-11. *) Elles. Zonal Olassification of Wenloeh Shal-es. L. e, pag. 409. [21] M. GOBTANI 61 simale del rabdosoma ; ma, benché il Tullberg precisi in 6 o 7 il numero delle teche prossimali, nessuno degli esemplari da lui figurati è completo. Essi mostrano certo 6 o 7 teche prossimali, ma non vi è traccia di sicula, né della decisa attenuazione che è comune, anzi di solito caratteristica in questo genere nella regione siculare ». E ritiene di poter « completare » la descrizione del Tullberg portando a ben 18 il numero delle teche prossimali, e di esse 13 prima del cladio. Tale procedimento a me pare assolutamente arbitrario. H Tull- berg è troppo fino osservatore per aver commesso un errore così grossolano; e si dovrebbe parlare di un er- rore in mala fede, dal momento che nel testo svedese egli precisa che la sicula è piccola. D'altra parte, e- gli figura 2 soli esemplari (la fig. 14 è ingrandimento della fig. 13) ; il primo di questi (fìg. 12) mostra già l'attenuazione siculare e si può dire mancante della sola sicula; all'altro mancano forse la sicula e la prima teca, come si può desumere dal confronto con i nostri esemplari : ed è noto con quanta facilità si spezzi in que- ste forme l'estremità siculare. Noi teniamo quindi per ferma la diagnosi del Tullberg, e osserviamo invece che gli esemplari riferiti dalla Elles a tale specie differiscono dai tipi svedesi così per il portamento ge- nerale, come per parecchi caratteri : il rabdosoma è tutt'altro che rigido; asse e cladio sono fortemente ar- cuati ; l'estremità prossimale è diritta e assai più attenuata ; la frequenza delle teche è maggiore : tutto ciò, oltre all'avere 18 teche prossinali invece di 6 o 7, delle quali 13 prima del cladio (invece di 5 o 6) e 4 beh svi- luppate dopo il cladio (invece di 1). Concludiamo pertanto che gli esemplari britannici riferiti dalla Elles (e da Elles e Wood) al G. rigidus appartengono a una specie diversa, per. la quale proponiamo il nome di C. Ellesi. Non riesco invece a trovare nessuna apprezzabile differenza tra il G. rigidus del Tullberg e gli esem- plari descritti e figurati dalla Elles (e poi da Elles e Wood) sotto il nome di G. sy mmetricus. La, stessa rigidità del rabdosoma, la stessa simmetria fra asse e. cladio, lo stesso portamento, lo stesso tipo di teche, lo stesso numero di teche prossimali : forse un po' piti attenuati gli esemplali britannici nella regione prossimale e un po' pili frequenti le teche, caratteri non certo bastevoli a una separazione specifica. Cotesti esemplari britannici si posson dire identici ai nostri della Sardegna. H G. rigidus, così inteso, è proprio degli strati con Gyriograftus, ossia del Wenlock, parte media (Inghilterra) e superiore (Svezia). 21. Cyrtograptus dispai- n. f. — Tav.xi [IV], fig. 12-15; Tav, xill [Vi], fig. 3^. Rabdosoma con stipite o ramo principale lungo parecchi centimetri ed emettente un solo cladio, che è assai pili robusto dello stipite. Quest'ultimo è diritto o leggermente arcuato nelle parti distali, ricurvo dorsal- mente ad arco pronunciato nella porzione prossimale, con la curvatura pili sentita in vicinanza della si- cula. La regione prossimale è sottile, misurando 1 min. di larghezza in corrispondenza delle sporgenze tecali e ^ mm. o meno negli intervalli ; nelle parti distali la larghezza totale cresce lentamente fino a 1,3 o 1,5 mm. (anche 1,7 mm. in corrispondenza delle teche pili mature), mentre la larghezza della parte non dentata (misurata cioò con esclusione delle sporgenze tocali) giunge presto al valore di 1 mm. che poi conserva. T>a sicula e piccola e spinta all'infuori ; aniva col suo apice fino all'altezza della prima apertura tecale. Le teche prossimali sono subtriangolari con margine aperturale reflesso, in numero di 10 all'incirca, appres- sate nella proporzione di 8 o 9 per centimetro ; le distali sono tubulari con apice brevemente reflesso e margine ventrale spesso sinuato, si sovrappongono per % od %, e sono in numero di 6 o 7 per centimetro. La 6* teca prossimale porta l'unico cladio, che è molto grosso e robusto, notevolmente arcuato, con curvatu- ra ventrale molto sentita nelle parti distali. Esso è fin dall'inizio piìi largo del ramo principale e acquista ben presto un diametro di quasi 2 mm., che distalmente cresce fino a 2,5 mm.; le sue teche sono del tipo 62 ^^- GORTANI . [22] delle teche mature dello stipite, col margine ventrale spesso rigonfio. Gladio e stipite fanno tra loro un angolo per solito molto aperto, ma assai variabile. Goni, raro. — Musei geologici di Pisa e Bologna. Il G. disfar appartiene al gruppo del C. rigiàus ed è certo molto affine a tale forma ; ma non è rigido, ha il cladio ricurvo e molto ingrossato, la parte prossimale più ricurva e molto più esile, la regione siculare ricurva, il lobo delle teche prossimali meno pronunciato ; diverso è il portamento generale, e manca la sim- metria fra stipite e cladio. La mancanza di rigidità può ■ ricordare il C. Ellesi Nobis(=0. rigidus Elles, non TuLLBERG ; cfr. pag. 61 [21]), che però si distingue dal G. disfar per le molte teche prossimali, il cla- dio non dissimile dallo stipite ecc. 22. Cyrtograptus mediterraneus n. f. — Tav.xi [IV], fig-. 16,17; Tav. xili [Vi], fig. 5. Kabdosoma con stipite o ramo principale abbastanza robusto, non rigido, lungo parecchi centimetri, diritto nelle parti distali, arcuato a curva ogivale pronunciata nella regione prossimale. Sicula piccola, lunga 1,3 mm., spingentesi col suo apice fino al livello della prima apertura tecale. La regione siculare è molto at- tenuata ed esile; mailrabdosoma si irrobustisce rapidamente raddoppiando dopo poche teche il suo diame- tro : si raggiunge così la larghezza massima, che corrisponde alla parte più fortemente curvata e che oscil- la fra 1,7 e 2,2 mm. ; successivamente, col ridursi delle sporgenze tecali, la larghezza acquista il valore norma- le delle parti distali, che è di 1,3 o 1,4 mm. Le teche prossimali sono in numero di 7 od 8, sub triangolari, con ampio lobo arcuato-reflesso ; in corri- spondenza della parte fortemente curvata del rabdosoma acquistano il tipo delle teche del M. finibriahis, indi passano gradatamente al tipo distale. Le teche distali sono tubulari, appressate, ricoprentisi l'una l'al- tra^ per circa % della lunghezza, con apice sporgente e brevemente reflesso, a margine esterno leggermente sinuato ; se ne contano 6 per centimetro. Le teche prossimali sono addensate nella proporzione di 9 o 10 in 10 mm. La 5* teca porta l'unico ramo secondario o cladio di 1° ordine, che ha dapprima leggiera curvatura ventrale o sinuata, e continua poi diritto nelle parti distali. Esso forma con lo stipite o ramo principale un angolo molto aperto, di solito prossimo a 180° ; è simile al ramo principale per aspetto, robustezza e strut- tura, solo un po' più sottile (larghezza 1,2 mm.) e con teche leggermente più fitte (in media 7 per centime- tro). Fatto caratteristico: il cladio può germogliare un cladio di seconda generazione, largo quasi il dop- pio di esso (2 mm.). Goni, raro. — Musei geologici di Pisa e Bologna. La specie è nettamente caratterizzata dalla presenza del cladio di 2* generazione ; fatto che non trova riscontro se non nel già ricordato G. MurcMsoni e nel 0. Orayi Lapw. ^), mentre per ogni altro carattere essa spetta al gruppo del 0. rigidus. Notevole anche la brevità della porzione prossimale ed il suo subitaneo attenuarsi verso la regione siculare. Incertae sedis. 23. Problematicaiu. — Tav. Xll [V], fig. 16. In appendice alle forme descritte, credo opportuno di citare e di figurare un fossile, pei quale non non sono riuscito a trovare un'interpretazione soddisfacente. ') Lapworth. Scottish Monograptidae. Geol. Mag., (2) III, 1876, pag. 545, tav. XX, fig. 11 ; — Elles et WooD. British Graptol. X. L. e, 1913, pag. 512, tav. LII, fig. 5, e fig. 358 nel testo. [23] M. GORTANl 63 Trattasi di un'impronta leggermente convessa, a contomo ovale ellittico, con l'asse maggiore lungo 48 mm. e l'asse minore lungo 31 mm. ; il rilievo al colmo della convessità è di poco supcriore a 1 mm. In posizione eccentrica, all'incirca lungo l'asse minore e a 10 mm. dal margine più prossimo, notasi una leggiera prominen- za contigua a una leggiera infossatura ; da essa partono due tenuissine linee leggermente impresse, che di- vergono dirigendosi verso il margine opposto. La superficie è liscia, con una lievissima rugosità parziale lun- go il margine. Un altro fossile consimile, misurante 12 per 20 mm., presenta un'infossatura lineare lungo l'asse maggiore, col centro della lieve infossatura a 6 mm. di distanza dal polo più prossimo. La fossilizzazione pare la medesima delle Graptoliti, ma con il velo di gUmbelite assai più sottile, cosic- ché esso è quasi interamente scomparso nell'esemplare più piccolo, mentre nel maggiore è conservato sui margini e presso il rilievo interno. Non so se possa avere qualche fondamento l'ipotesi di spiegare tali resti problematici come pneumatofore staccate di colonie graptolitiche fluttuanti. KISULTATI PALEONTOLOGICI E STRATIGKAFICL II valore delle determinazioni del Meneghini. — Eisultada quanto precede che le determinazioni del Meneghini non ebbero, né potevano avere successo, per più ragioni. Anzi tutto, la localizzazione a Goni di una fauna graptolitica costituita in gran parte da forme proprie, finora ignote altrove: delle 7 specie di Monografti fondate dal Meneghini, una sola, il M. hemiprisUs, trova esatto riscontro nelle specie istituite più tardi. In secondo luogo, l'imperfezione deUe figure, non ostante il valore dell'artista che le disegnò; imperfezione do- vuta sopra tutto aUo stadio iniziale in cui si trovava ancora lo studio delle Graptoliti alla metà del secolo scorso, così da rendere difficilissima un'esatta interpretazione degli esemplari schiacciati. In terzo luogo, l'imperfe- zione dello studio : studio che, buono per il tempo in cui fu compiuto, non va però esente da molti errori e che, anche per l'insuiìicienza del materiale, condusse l'autore a inglobare ' sotto uno stesso nome esemplari di specie diverse e a smembrare sotto vari nomi esemplari di una medesima specie : tale difetto è partico- larmente sensibile a proposito dei particolari strutturali (come é per es. delle porzioni prossimali di M. fal- catus erroneamente attribuite anche al M. Lamarmorae). Un altro errore non imputabile a difetto di atten- zione da parte del Meneghini, è il mancato riconoscimento dei Cyrtograpti, che al tempo suo non erano ancora conosciuti, e di cui egli aveva a disposizione un solo esemplare intero e alcuni frammenti di rami staccati. Le corrispondenze deUe figure del Meneghini, secondo le mie interpretazioni, risultano dalla seguente tabella : !.. Graptolithus (Monoarapsus) antennularius ( ^:^,•„. t i i n, -nr j j , . »i Mgh » x- ^ . iig. 1 1, la, lo = Monograptus antennularius Mgh. / Fig. I 2c = M. Lamarmorae Mgh. era. o ^ ^ji^ ir n/r 1 " 1 2a, 2ò = M. mutuliferus Mgh. em. 2. G. (M.) Lamarmorae Mgh. < t -u ,, , ^ ^ = Af . miauliferus var. strigosus Gort. ( 'ig . I 2c » I 2a, 2ò » I M I 2e . I 3a > I 36 M. falcatus Mgh. em. f t'ig. 1 'àa = M. hem,ipristis Mgh. em. 3. G. (M.) colonus Bare, f j > I 36 = M. sardous Gort. ' > I 3 = Cyrtograptìis rigidus Tullb. 64 4. G. (M.) belopharus Mgh. 5. G. (M.) htmipriiiiis Mgh. 6. G. (M.) Gonii Mgh. ■ 7. G. (M.) falcatus Mgh. 8. G. (M.) muiuliferus Mgh. 9. G. (M.) Prìodon Beonn 10. G. (Diplograpsus) sp. ind. 11. G. (Diplograpsus) sp. ind. M. GOETANI Fig. I 46 = M. belophorus Mgh. em. > II 4, 4a = M. belophorus Mgh. em. » III 4 = M. hemìprisfis Mgh. em. Fig-. I 5, òa, òb, i)c, ittZ = M. ìmnipristìs Mgh. em. Fio-. re, 6&, IJc = Jlf. 6rOvm Mch. em. » II Oa = M. belophorus Mgh. em. Fig-. II 7, 7a = itf . falcatus Mgh. » III T,la,lb\lc = M. falcatus Mgh. Fig. II 8a = If. falcatus Mgh. » II 86 = ilf. mutulifents Mgh. em. » II 8c = 31. hemipristis Mgh. em. Fig-. II 9, 9a = Jf . belophorus Mgh. em. » III 9 = M. muiuliferus var. strigosus Goet, » III 96 = itó. falcatus Mgh. Fig. III 10 = Diplograptus sardous Goet. Fig. III 11 = Z>. sardous Goet. [24] Il valore delle critiche. — La tabella precedente basta già a dimostrare come fossero fondalmente errate le critiche mosse al Meneghini, e arbitrarie le deduzioni che se ne vollero trarre, e che abbiamo riportate nell'introduzione. Ma è opportuno esaminarle partitamente. Cominciando dal Tullberg, si è veduto come i due esemplari di Diplograidus non rappresentino due specie diverse, e non si avvicinino né al D. palmmis (che appartiene a un tutt'altro gruppo), ne al D. tamarisciis. Si è pure veduto che non esiste >Jfra i Monograpti di Goni il M. Hisingeri, né altra forma del suo gruppo : le figure del Meneghini in cui Tullberg credeva di poter riconoscere quella specie, rappresentano, invece, in parte (fig. I 3a) il M. sardous, in parte (fig. I 36, 5) il M. hemipristis, in parte (fig. 1 4) il M. belophorus. Il M. Gonii spetta bensì al gruppo del M. vomerinus, pur restando distinto da questa specie; ma il M. vomerinus, che è presente a Goni, è tra i fossili guida del piano di Wenlock e non già del piano di Gala. Resta però ancora da esaminare il primo dei motivi addotti dal Tullberg per riferire al Gala-Tarannon le Graptoliti di Goni : e cioè la presenza di 31. falcatus insieme con M. turriculatus in un pezzo di scisto del Fichtelgebirge. Evidentemente qui e' è un errore. La fauna a M. turriculattis è abbastanza ben nota per permetterci di escludere assolutamente la cosa : tanto piiì che in tale fauna appunto non sono infrequenti esemplari frammentari di M. spiralis o di altre forme consi- mili, che assumono talvolta aspetto analogo a quello del M. falcatus. E tutto l'insieme della fauna di Goni dimostra che essa non ha nulla a che fare con il piano di Gala. Quanto al Barrois, si è già notato nella parte introduttiva l'errore di logica in cui egli è caduto, attri- buendo a due diversi orizzonti i fossili presenti l'uno accanto all'altro in una medesima lastra di scisto. Ma, venendo a discutere i suoi tentantivi di identificare le specie del Meneghini con altre già note, dob- biamo tosto riconoscere come neppur qui egli sia stato piii fortunato. Egli avvicina infatti al M. continens il M. Gonii, che é invece tanto prossimo al M. vomerinus; giudica molto prossimo al M. iaculum il M. hemipristis, che é invece identico al M. vomerinus var. basilicus, e trova affine al M. vomerinus il M. muiuliferus, che appartiene al gruppo del M. Flemingi ! Né, come sappiamo, esiste a Goni il M. colonus, che al Barrois faceva giudicare presente il Wenlock, mentre avrebbe dovuto far concludere per il Ludlow inferiore. Il M. antennularius, infine, è bensì prossimo al M. SecTci, ma ciò evidentemente non basta, di fronte a tutta la fisionomia complessiva della fauna, per concludere in favore della pertinenza al piano di Gala-Tarannon. [25] M. GORTANI 65' Elles e WooD hanno dato giudizi molto meno inesatti. Hanno giustamente riconosciuto che il M. Gonii appartiene al gruppo del M. vomerimis: che i M. mutuliferus e M. Lamarmorae hanno il tipo del M. Flemìngi; che il M. antennularms ha il tipo del M. Becki. Hanno invece sbagliato giudicando ben determinato il M. Priodon, sotto il cui nome Meneghini ha raccolto impronte di M. belopìm-us, M. mutìiUferìis e M. faìcatus; hanno sbagliato ritenendo prossimo al M. coloniis il M. belophorus, perti- nente a un gruppo tanto diverso ; e hanno avvicinato senza alcun serio motivo il M. falcatus al M. Umatulus, mentre anche i disegni del Meneghini lo dimostravano prossimo al M. flexilis, descritto dalla stessa Elles. Ma con sicuro intuito hanno conluso che l'abito generale della fauna indica il piano di Wenlock. Le Graptoliti (li Goni e il loro valore stratigrafico e paleontologico. — Le Graptoìiti raccolte dal La Marmora e studiate dal Meneghini erano già sufficienti per determinare l'età della fauna. Ma il mio nuovo materiale ne rende l'illastrazione più completa e precisa Le mie ricerche sul posto hanno permesso di precisar meglio le condizioni geologiche del giacimento fossilifero e di raddoppiare il numero delle forme, tra cui hanno particolare importanza stratigrafica quelle del genere Cyriograptus. Nel quadro a pag. 66 [26] ho disposto l'elenco delle Graptoìiti di Goni e ho indicato caso per caso le forme note che sono ad esse identiche o affini, precisandone anche l'orizzonte stratigrafico rispettivo. Dal quadro emerge subito l'omogeneità della fauna, che non lascia dubbio intorno alla sua età. Le forme comuni con altri giacimenti di età precisata {Monogr. vomerinus, M. hemipristis, Gyrtograptus rigiius) sono tutte proprie del Wenlock; le fonne finora esclusive di Goni hanno nelle Graptoìiti del Wenlock le specie ad esse piìi affini, tranne il Monogr. sardous che trova le maggiori somiglianze nel M. tumescens degli strati immediatamente sovrastanti, e il M. antennularius che le trova invece in forme degli strati immediata- mente sottostanti al Wenlock ; esclusivo del Wenlock è poi il genere Gyrtograptus, presente con tre forme diverse e associato a tutte le svariate forme monograptiche del giacimento. L'impronta di fauna del Wenlock non potrebbe essere più tipica. Le Graptoìiti di Goni appartengono tutte per- tanto ad un unico o-rizzonte: Gotlandiauo medio, parte superiore (W e n 1 e k). Esse hanno dunque un netto e ben preciso significato stratigrafico, che ha valore fonda- mentale per completare la serie gotlandiana della Sardegna. Si è già detto nella parte introduttiva come non sia stato possibile una suddivisione in zone; a tale pro- posito credo anche opportuno di richiamarmi a ciò che sul valore prevalentemente locale di tali minute sud- divisioni ho osservato trattando delle Graptoìiti camiche ^). Dal punto di vista paleontologico, non è senza interesse la presenza di un numero relativamente cospi- cuo di fonne nuove, che contrasta con la più volte segnalata uniformità delle faune graptohtiche. La previ- sione del Barrois, che una revisione delle specie Meneghiniane in base agli originali dovesse far passare in sinonimia, per ragione di priorità, un certo numero di specie inglesi, non si è verificata che in minima parte, e precisamente per il solo Monogr. Tiemipristis che fa passare in sinonimia il M. basilicus del Lapworth. È possibile però che il presente lavoro, permettendo i necessari confronti, abbia l'effetto di far riscontrare una estensione della fauna sarda fin qui insospettata. Abbiamo motivo di ritenerlo, ad esempio, per varie locaUtà germaniche, per 1 Pirenei, e per il Portogallo, dove il Delgado ebbe già a citar forme paragonabili ai M. Lamarmorae, mutuliferus, Gonii ^). A) GoBTANi. Coniribusioni allo studio del Paleozoico Gamico. VI. Faune a Graptoìiti. Palaecntogr. Ital., XXVI, (1920) 22, pag. 54. 2) Delgado. Système silurique du Portugal. Etude de stratigraphie paléontologique. Comm. Serv. géol. du Port. Usbonne, 1908, pag. 119 e 218-19. Palaeontogrnpbiii italica, voi. XXVIII, 1922. 9 TABELLA RIASSUNTIVA DELLE GRAPTOLITI DI GONI NOME DELLE FORME 1. Diplograptus sardous n. f. 2. Monograptus Meneghina n. f. 3. M. sardozis n. f. 4. M. sardous var. macilentus n. f. 5. M. vomerinus Nich. sp. 6. M. hemipristis Mgh. em. 7. M. Gonii Mgh. em. S. M. Lìnnarssoni Tollb. var. Flumendo- sae n. f. 9. M. mutuliferus Mgh. em. 10. M. mutuliferus var. elegans n. f. 11. M. mutuliferus var. strigosus n. f. 12. M. Lamarmorae Mgh. em. 13. M. proboscidatus n. f. 14. M. proboscidatus var. laxus n. f. 15. M. Tariccoi n. f. 16. M. falcatus Mgh. 17. M. belophorus Mgh. em. 18. M. antennularius Mgh. 19. il/, subtìlìs n. f. 20. Cyrtograptus rigidus Tulle. 21. C. dispar n. f. 22. C. mediterraneus n. f. 23. Problematicum SPECIE IDENTICHE O AFFINI M. dìibitis SuBss sp. M. himescens Wood. = M. vomerinus Nich. sp. = M. var. basilicus Lapw. M. vomerinus Nich. sp. M. Idnnarssom Tulle. M. Flemingi Salt. (? = M. Flemingi Hundt, non Salt.) (■? = M. riccartonensis Hundt, non Lapw.) Orizzonte g-eologico Wenlock e Ludlow inf. Ludlow inf. Wenlock Wenlock inf. Wenlock Wenlock medio Wenlock sup. \ Wenlock M. spinulosus Tulle. M. flexilw Ellbs M. runcinatus Lapw. M. Becki Barr. sp. ( = C ìigidus Tulle f = C symmetrìcus Ellss Wenlock Wenlock medio Gala-Tarannon Wenlock sup. Wenlock medio [27] M. GORTAKI 67 Una certa importanza ha la presenza dei due esemplari del genere Diplograptus, le cui forme più re- centi finora note si spingono a mala pena alla base del Gotlandiano medio. Che il D. sardous non stia a indicare un orizzonte più antico del Wenlock, è provato dal trovarsi i due esemplari associati nelle me- desime lastre di scisto con altre tipiche specie del giacimento {Monogr. sardous, hemifristis, mutuUferus, falcatus) ; cosicché si deve concludere per una maggiore persistenta o sopravvivenza di questo genere. Molto notevole è il gigantismo, carattere saliente di tutta la fauna studiata. Buona parte delle forme nuove riproducono in dimensioni più che doppie, tipi già noti nella fauna del Wenlock; il M. Lamarmorae è la Graptolite di maggior larghezza che mai sia stata illustrata. Ma su tale argomento ritorneremo in una prossima occasione, illustrando le belle fonne di Graptoliti di Ballao, allo sbocco del rio Fontana Coverta nel Flumeudosa. Pavia, R. Istituto geologico, marzo 1923. r>. FRAlSrCESCHI PESCI FOSSILI NUOVI POCO J^OTI DEL TERZIARIO ITALIANO (Tav. XIV [[]). I. £oceiic di M. Bolca (Verona) 1. Clupea polyacauthiua Lioy. — Tav. XIV [I], fig. l- 1865. Clupea polyaccmtUna P. Liot. Sulle Clupee foss. di M. Bolcu. Atti Soc. Ital. Se. nat. Milano, voi. Vili, pag. 406. Lunghezza complessiva del corpo nini. 70 Lunghezza della testa » 16 Altezza massima del tronco » 13 Altezza della testa circa » 12 Vertebre 40-42 L'esemplare, rappresentato in parte da una chiara impronta, ha il corpo slanciato, comprendendo la sua lunghezza complessiva 5 volte e più la sua massima altezza, presa a livello del primo raggio dorsale. Il profilo rettilineo del dorso e quello leggerissimamente arcuato del ventre vanno lentamente accostan- dosi verso la base della coda, dove formano un pedicello caudale alto quasi 5 mm. La testa, di un terzo piìi lunga che alta, ha la linea del fronte un poco incavata, l'orbita ovale, lo squarcio del- la bocca breve e l'apparato opercolare mal conservato, come la porzione inferiore del muso ;'si contano 5 raggi branchiosteghi. Tutte e due le pettorali sono visibili. I loro raggi, molto sottili, ma distinti, sono in numero di 13 per cia- scuna, dei quali il 3°, che pare il piìi lungo, misura poco piìi di 6 mm. Il punto medio della base della dorsale corrisponde colla metà del corpo, codale esclusa. La pinna conser- va 10 raggi abbattuti, gracili, dei quali il 1" è in lunghezza la metà del 2" e questo i due terzi del 3°, che è il più lungo e misura 6 mm., gli altri diminuiscono ta.nto lentamente, che le loro estremità vengono ad alli- nearsi quasi verticalmente alla direzione del dorso. La bffse si estende per 6 mm. Gli ossicini interspinosi sono delicatissimi e a mala pena discernibili anche coUa lente. Le ventrali incominciano un po' più addietro del punto medio della base della dorsale e sono equidistanti dalle pettorali e dall'anale. Ciascuna eonta 5 raggi divisi, della lunghezza massima di 4 mm. Il cinto pelvico pare sostenuto da due spine, rivelate da impronte. 70 E. FRANGESOHI [2] L'anale ha la sua origine a livello della 9* vertebra, contando dalla coda, e la sua distanza dalla coda le è due terzi di quella compresa fra l'anale e le ventrali. La pinna codale, contenuta 6 volte nella lunghezza complessiva del pesce, è moderatamente forcuta coi lobi sensibilmente divaricati e leggermente ottusi. I suoi rag^i, intorno a una ventina, sono gracilissimi, fles- sibili e divisi. La colonna vertebrale, rettilinea nei tre quarti posteriori e inarcata in alto nelle vicinanze dell'opercolo, non può avere più di 42 vertebre, delle quali 20-21 appartengono alla regione caudale; queste sono delicate, lunghe quanto alte e molto uniformi in generale, con due rilievi longitudinali, svelati da solchi nelle im- pronte. Le coste, esilissime, rivolgono la loro concavità in avanti e arrivano coi loro segmenti fino quasi alla li- nea mediana del ventre. Lungo questa si osseiTano, molto distintamente, le impronte di una serie di dop- pie spine, disposte ad angolo, corte, sottili, situate obliquamente daU'indietro in avanti e coi vertici dell'angolo in coincidenza colla linea mediana stessa ; sono le spine che danno origine alla caratteristica carena dentico- lata delle Clupee in genere. Una fitta massa di brevi reste occupa la parte piìi avanzata della regione dorsale ed un'altra più rada di reste lunghissime corre sotto e in prossimità della colonna vertebrale, spingendosi quasi fino alla base della coda. Le apofisi spinose superiori, gracili, lunghe, arcuate aU'indietro, raggiungono la linea mediana del tronco e portano delle appendici secondarie; le neurapofisi sono estese, quanto ha metà della porzione spinosa, ma alquanto meno esili. Gli stessi caratteri presentano le spinose emali e le emapotisi si mostrano poco più forti delle corrispondenti superiori. * * Nel 1865 P. LioY ^) presentava un quadro di misure somatiche, relative a 11 specie di Clupee, da lui deno- minate e distribuite in 3 generi diversi a seconda, principalmente, della posizione della dorsale rispetto alla metà del corpo. n prof. Bassani 2), nel materiale messo a sua disposizione dal Museo geologico dell'Università di Padova, dopo aver completato il quadro caratteristico della Clupea macropoma, già descritta e figurata da Agassiz, riconosceva tra gli esemplari in esame due Glupee del Lioy e cioè la CI. engrauliformis e la CI. denticiformis. Nel dare la descrizione e le figure 7-9 della prima foi-ma, aggiungeva però per la fìg. 8 altri caratteri speciali, che lo persuadevano a ritenere associabile aìV engrauliformis anche la Clupea polyacanfldna Lioy. Conviene notare a questo proposito, che ai 3 individui figurati, venivano assegnate 45 vertebre, mentre Lioy, se ne fissava 45 per la CI. engrauliformis, non ne attribuiva che 40 alla polxjaeantUna. WooDWARD 3), pur comprendendo nel suo catalogo le specie di Lioy, esprimeva senz'altro l'avviso, che la loro determinazione non fosse rigorosamente scientifica e fosse anche poco sicura per la mancanza di op- portune figurazioni. Ora l'esemplare, di cui è qui parola, per le proporzioni relative del corpo può indicarsi molto prossimo alla CI. engrauliformis secondo le misure di Bassani, ma differisce da questa tanto pel numero delle ver- tebre, che per la struttura della dorsale. 1) P. LiOT. Clupee fossili di M. BoLca. (Nota). Atti Soc. it. Se. nat., voi; Vili, pag. 406. Milano, 1865. 2) Fk. Bassani. Palaeontographia. italica, voi. Ili, pag. 86, tav. IX, fig. 7-9. Pisa, 1897. S) A. S. WOODWAKD. GaMogue of the joss. Fish-es in the BritMiis. Nat. Hist. Parte IV. Londra, 1901. [3] D. FRANCESCHI 71 Per le proporzioni del corpo esso si accosta anche alla CI. opMalmica Lioy, ma di questa mancano molti e importanti termini per un serio confronto. Le maggiori affinità si riscontrano colla CI. polyacanthina, la quale ha molto prossimamente le stesse proporzioni relative del corpo e della testa, lo stesso numero di vertebre e di raggi della dorsale e la stessa posizione di questa rispetto al corpo. Kitengo quindi, che detto esem- plare ha grandissima probabilità di essere non altro che una CI. polyacanthina Lioy. Esemplare unico, che si conserva nel Museo Geol. del R. Istituto di Studi Superiori di Firenze. 2. Clup«a catopygoptera Woodward. — Tay. XIV [l], fig. 2. 1844. Chipea catopygopiera L. Agassiz. Poiss. foss., voi. V, p. II, pag. 120 (solo nome). 1901. Glupea catopygopiera Woodwaeb. Catalogne of the foss. Fishes in the Brltish Mtiseum, London 1901 pag. 148, tav. VI, fig. 2. Lunghezza totale del corpo mm. 89 Lunghezza deUa testa » 21 Altezza massima del tronco » 18 Altezza della testa » 16 ^ Vertebre al minimo 40 L'esemplare è visibile dal lato sinistro. Il profilo del tronco è superiormente un po' concavo e si raccorda poi con quello della testa, che si presenta obliquo verso l'alto ; più convesso è il profilo inferiore, particolarmente nella regione addominale anteriore. La forma ha l'aspetto alquanto slanciato ; infatti l'altezza massima del corpo, misurata un poco prima del- l'origine della dorsale, è compresa quasi esattamente 5 volte e 4 volte esatte nella lunghezza ridotta (ram. 72) cioè cedale esclusa. La testa è gi-ossa, di un terzo pivi lunga che alta, coUa bocca aperta e limitata superiormente dagli in- termascellari, che pajono abbastanza lunghi. La linea frontale è diritta, e, come si è detto, leggermente in- clinata in alto ; la gola, rotondetta, sale presto all'estremità della mandibola; lo squarcio deUa bocca è bre- ve e la mascella superiore non sopravanza quella inferiore. L'orbita è piuttosto grande, ovale e molto eleva- ta ; il suo diametro maggiore è contenuto 4 volte nella lunghezza della testa, misurata dall'estremità del muso a quella posteriore dell'opercolo. L'apparato opercolare è grande e liscio, coUe sue parti di forma triangolare curvilinea, meno il sottoper- colo che è quadrangolare ; le suture dei pezzi sembrano molto finamente denticolate. Si contano 5-6 raggi branchiosteghi. Le pettorali, di forma subtriangolare, bassissime e attaccate ad un apparato toracico piuttosto ro- busto, constano di circa una decina di raggi ciascuna, esilissimi, flessibili, della lunghezza massima di 11 mm. L'origine deUa prima dorsale non bene conservata, coincide colla metà del corpo (codale esclusa), si esten- de per circa 8 mm. e conta forse una dozzina di raggi, molto gracili, della lunghezza massima di 8-9 mm., soste- nuti da ossicini interspinosi debolissimi, inclinati in avanti, quasi nella direzione dei raggi stessi. Le ventrali sono situate sotto la dorsale, principiano poco prima del punto medio della sua base e sono pressoché equidistanti dalle pettorali e daU'anale. La massima lunghezza dei suoi 5 raggi, esilissimi e ondulati, misura 7 mm. L'origine dell'anale cadi^ in corrispondenza alla 8^ vertebra, a contare dalla base della coda ; è quindi remota e si stende per poco fin presso a questa. La sua distanza dalle ventrali è, in linea retta, doppia di quella dalla pinna codale. 72 D. FKANCBSCHI [4] La coda, stretta, debole, delicata al confronto del resto, è contenuta poco più di 5 volte nella lunghezza complessiva del corpo ; è profondaniente forcuta con lobi mediocremente divaricati e conta 23-24 raggi ; quello principale è preceduto, sopra e sotto, da altri due o tre molto corti e diseguali e seguito da S-9 raggi articolati e divisi; essi si attaccano ad una placca mediana, apparentemente divisa ma In realtà sol- tanto solcata, eguale in lunghezza a due vertebre, ad una placchetta superiore e inferiore dovuta a delle apofisi dilatate e ad un paio di spine semplicemente ingrossate ; non pare che altre vertebre all'infuori delle due estreme colle loro apofisi partecipino alla formazione della base cedale. La colonna vertebrale, delicata, procede col suo leggero inarcamento quasi parallela al profilo del dorso e conta almeno quaranta vertebre piìi lunghe che alte, non molto uniformi, delle quali ima ventina al più appartengono alla regione caudale. Si contano da 10 a 12 paia di costole, i cui segmenti sono molto gracili, molto arcuati in avanti, rag- giungono quasi la line;i inferiore del ventre e si estendono lungo tutta la cavità addominale. Le spinose inferiori, rivolte iiidietvo, sono abbastanza lunghe, ma gracili ; le emapofisi, alquanto meno deboli e accostantisi, posteriormente, mano a mano all'asse. Le spinose neurali hanno pressoché gli stessi caratteri delle precedenti, ma sono n^olto più regolari, più lunghe e molto appuntite, e si spingono fin quasi alla linea del dorso ; le neurapofisi appariscono invece un po' meno lunghe e meno vigorose delle corrispon- denti emapofisi; non si scorgono delle reste lunghe, ma piuttosto delle corte appendici. * * * Questa forma, che Agassiz ^) aveva preannunziata nel 1844 con altre Clupee del M. Bolca, riservandosi di esaminarle, ma che non descrisse né figurò più, fu studiata e figurata nel 1901 da Woodward -). Fra le Clupee di M. Bolca, conservate nel Museo Geologico dell'Istituto di Studi Superiori in Firenze, esi- ste l'esemplare di cui è qui parola ; esso corrisponde pressoché esattamente ai caratteri specilici forniti da Woodward. Siccome però nella sommaria descrizione, da lui data, non hamio trovato posto, certamente per amore di brevità, altre caratteristiche minori, le quali, senza essere di essenziale importanza, possono tut- tavia meglio precisare la specie, c«sìho creduto utile di completare il quadro somatico e di dare la figura dell'in- dividuo in questione, che è alquanto più grande di quello di Woodward, ma sempre entro le dimensioni mas- sime da lui indicate. IL Oli^oooiie «li Cliìavoii (Tieeiixa) 1. Clnpea Rassanii n. sp. — Tav. XIV [I], tìg-. 3. Lunghezza complessiva del corpo mm. 73 Lunghezza della testo » 17,5 Altezza massima del corpo » 17 Altezza della testa » 14 Vertebre al massimo 40 1) L. Agassiz. Poiss. foss., tom. V, parte II, pag. 120. 3) A. S. Woodward. Cafal. of the foss. Fishes in Brìi. Museuvi NaI. HMori/, P. IV, pag. 148, tav. VI, fig 2. London, 1901. [Ó] D. FRANCESCHI 73 / Forma visibile dal fianco sinistro ; impronta e contro-impronta. Lo stato di conservazione dell'esemplare non è a tutto rigore così perfetto, come a prima vista si giudiche- rebbe. Xuoce infatti alla completa chiarezza della sua struttura uno strato di integumenti calcitici, che maschei-a in parte lo scheletro. Tu complesso però il campione si presta ad un esauriente esame dei suoi ca- ratteri specifici più importanti. Il corpo, allungato e compresso, è anteriormente alquanto raccolto, cosi da dare alla forma un aspetto piuttosto tarchiato. Il profilo superiore del tronco è pressoché rettilineo e quello inferiore leggermente arcua- to ; le due linee vanno lentamente accostandosi tra loro verso la base della coda. L'altezza massima, misurata un po' avanti l'origine della pinna dorsale, è compresa 3 volte e ^/j nella lunghezza del corpo (caudale esclusa), che è di 58 mm. l-a lunghezza della testa, presa dall'estremità del muso a quella posteriore dell'opercolo, è compresa 3 volte e un terzo nella lunghezza del corpo, considerata come sopra, mentre la sua altezza, misurata subito dietro l'orbita, è contenuta poco più di 4 volte nella stessa lunghezza del corpo ; ne risulta che la testa è di un quin- to più lunga che alta. Il muso è leggermente ottuso. L'occhio, è piuttosto elevato e la cavità orbitale, delimitata sommariamente dai suoi ossicini, appare grande, ovalare, coU'estremità più acuta rivolta in avanti; il diametro maggiore dell'orbita, che si stima di 4 mm. e mezzo, è compreso quasi 4 volte nella lunghezza della testa. L'ap- parato opercolare, come risulta dalla sua impronta, è liscio ; delle sue parti l'opercolo ha forma subtrian- golare (come il preopercolo) e altezza doppia della sua massima larghezza, mentre il secondo ha una altez- za tripla della sua larghezza ; il sottopercolo dev' essere stato molto stretto. Le ossa della testa non si distin- guono chiaramente, ma è possibile, rilevare che la mascella superiore non è sporgente alla mandibola e vi si scorgono tre o quattro dentini conici, ricurvi, in posizione non definibile; più netti sono invece i contorni e precisamente la linea del fronte e quella della gola, la prima meno inclinata sull'asse che la seconda. Le pinne pettorali sono situate iij basso, a livello della linea inferiore e un po' in avanti a quella poste- riore dell'opercolo. I raggi, non molto distinti, sono circa una dozzina; il primo cioè il marginale appare semplice, abbastanza forte rispetto agli altri e misura 6 ram.; la massima lunghezza degli altri, moUi, gracili, è di 8 mm. Le natatoje accennano ad avere una forma subtriangolare e distano 12 mm. dal muso e 20 dalle pinne ventrali. Le ventrali, situate di fronte aUa pimia dorsale, principiano avanti il primo raggio di questa piuttosto che a li- vello, speciale caratteristica e non generale deUe melette viventi, e contano 5-6 raggi molli, corti. Di loro non rimangono che impronte e raggi affastellati. Le natatoje sono ad tsgualo distanza dalle pettorali e dall'anale. La dorsale giace nel mezzo del dorso e conta intorno a 10 raggi, abbattuti, stretti fra loro e degradanti ; il 1° è semplice e gli altri molli, gracili, divisi e terminanti a pennello; la massima altezza della pinna-è di 9 mm. so- sopra 8 mm. di base. I suoi ossicini interspinosi sono molto esili, fitti, almeno i primi, e inclinati in avanti» di un piccolo angolo colla direzione dei raggi. Dell'anale manca ogni traccia ; ma nella sua posizione ordinaria rispetto alla linea mediana inferiore del tronco si osserva una serie di piccoli ossicini, in generale gracilissimi, meno forse i due o tre primi, tutti paralleli fra loro, inclinati in avanti, lunghi ciascuno 2 mm. ed occupanti un intervallo di 6-7 mm. La pinna è equidistante dalle ventrali e dalla base della coda. La pinna cedale, contenuta in lunghezza, circa 5 volte nella lunghezza totale del corpo, è forcuta, con una incavatura profonda meno della metà della sua estensione, a lobi ottusi moderatamente divaricati ; conta circa 28 raggi, dei quali i laterali, due o tre, hanno avanzi incerti ; seguono poi il raggio principale relati- vamente più grosso poi gli altri sempre più sottili, ma tutti articolati; i mediani non numerabili sono più corti e più gracili. I loro sostegni constano di una placchetta, in digressione di una o due vertebre estreme della co- lonna e di apofisi un pò ' ingrossate delle due vertebre precedenti. Palaeoutographia italica, voi. X.XV1Ì1 19'J2. 10 74 D. FRANCESCHI [6] La colonna vertebrale, composta s\ massimo di 40 vertebre, delle quali la metà è caudale, è leggeimente ar- cuata, ma si inarca di più nella regione anteriore per raggiungere la nuca.. É delicata e non sempre unifoime ; gli articoli della regione addominale sono piii corti di quelli della parte caudale in guisa che occorrono 6 dei primi per avere la misura di 5 dei secondi. Le apofisi spinose sono gracili, inclinate indietro e ricurve alquanto alle loro estremità, nella regione caudale ; le neurapofisi, pure delicate, ma relativamente lunghe nella formazione delle ogive. Le costole, attaccate alla faccia posteriore deUe emapofisi sono, come è tutto nel piano strutturale del pescio- lino, gracili e presentano la loro convessità rivolta indietro; i segmenti sternali, che sono estremamente sot- tili, si estendono lungo tutta la cavità addominale ; pel velo che li ricopre, essi sono solo in parte manifesti qua e là, ma esso però non impedisce di constatarne sicuramente l'esistenza coU'ajuto di una lente o anche ad occhio nudo, purché sotto una luce favorevole, quando pure non si considerino le loro estremità che rag- giungono visibilmente la linea mediana del ventre, insinuandosi od appoggiandosi alle spine. Le spinose inferiori, che si inclinano sempre più nella regione caudale verso l'asse sono alquanto più corte delle corrispondenti neurali, mentre le emapofisi appariscono un po' più larghe e robuste relativamente delle neurapofisi. * * * Per specificare questa Clupea, era anzitutto necessario confrontarla con le forme che il Bassani e 1' He- CKEL avevano già descritte e figurate e che appartengono, come la presente, allo stesso giacimento oligocenico di Chiavon (Vicenza). Non è però il caso di parlare delle due specie nuove, stabilite dal Bassani, la CI. Ombonit e quella Orandomi, poiché esse hanno delle proporzioni ben lontane da quelle dell'esemplare. E si deve pure, per l'ampiezza della cavità addominale e pel numero delle vertebre non soffermarsi a considerare più oltre le forme Chiavonesi identificate colla Gì. latissima Heck. sp. e colla CI infiala Vukot. di Podsused; benché questa abbia le ventrali inserite sotto il principio della dorsale. La CI. sagonensis Steind. e la CI. sagorensis var. arcuata Kner, se hanno qualche carattere comune coli' esem- plare, ne differiscono, la prima per la taglia, pel numero delle vertebre e per la posizione delle ventrali e la se- conda pei due ultimi caratteri e pel profilo superiore del tronco. Non si può d'altra parte associare il campione alla Gì. breiriceps Heck. sp. per la grande differenza nel rap- porto tra la lunghezza complessiva del corpo e la sua massima altezza e pel numero delle vertebre. Anche la Gì. graeillima Heck. sp., di cui ho sott'occhio un bellissimo e perfetto esemplare, presenta delle proporzioni che si scostano troppo da quelle del campione, per cui ne risulta una forma elegantemente slanciata, che ha la dorsale a metà del corpo (codale esclusa), mentre il nostro esemplare l'ha a metà del dorso. Infine la Gì. aff. lanceolata Meyer ha bensì quasi lo stesso numero di vertebre e approssimativamente lo stesso rapporto tra la lunghezza totale e l'altezza del corpo ; ma il rapporto tra la lunghezza complessiva del corpo e quella della testa è 5 anziché 4 ; inoltre l'origine delle ventrali é a livello del 10° raggio della dorsale e le coste e tutta la struttura sono robuste, conformemente alle indicazioni già date dal Meyer per la sua CI. lanceolata di Unterkirchberg. Da questa rassegna emerge l'impossibilità di associare la nuova forma ad una qualsiasi di quelle illustrate dal Bassani e dall'HECKEL. È poi logico che le due Clupee di Sagor la sagorensis Steind. e Valla Steind., che il Bassani ritiene iden- tiche, non abbiamo niente a che vedere coli' esemplare, osservando solo le loro figure, che ricordano invece nell'aspetto la CI. macropoma Agass. di M. Bolca. [7] D. FEANCESCHI 75 Fra le specie riportate dall' Agassiz nella sua opera sui pesci fossili, la Cl.hrevissìmaBLAi-sv. del Libano, è quella che ha le stesse proporzioni relative del corpo ; conviene però notare ch'essa non possiede che 30 verte- bre. Nel gruppo di quelle di Licata non vi ha che la CI. Ecnomi Sauv. che abbia pressoché identici i due carat- teri accennati ora, ma oltre che per altri elementi di confronto, le due forme non possono forse, come la pre- cedente, corrispondersi pienamente anche per la diversa età dei giacimenti. Tanto meno prossime all'esemplare sono la CI. (Meletta) Sardinites Heck. di Radoboj, che è forse la sola ad avere le ventrali inserite davanti la dorsale, ma che ha 46 vertebre, la CI. (Mei.) longimana Heck. di &a- koviza (Galizia), la M. Sardinites var. heierostoma Vukot. di Podsused, considerate identiche dal Neumayer e la Mei. spherocephala Vukot. identicata colla CI. arcuata Kner. Rei diversi gruppi delle Clupee, esaminati, non essendomi mai incontrato in una forma che pei suoi caratte- ri giustificasse l'associazione ad essa dell'esemplare descritto, sono costretto a presentarlo come una specie nuova del giacimento fito-ittiolitico di Ohiavon, dedicandolo al compianto illustratore dell'Ittiofauna Vi- centina prof. Francesco Bassani. L'unico esemplare, trovato dal uob. Bortolo Bonomo, e da me, si conserva nel Museo Geologico dell'Isti- tuto di Studi Superiori di Firenze, al quale ne facemmo omaggio con altri ittioliti noti. BIBLIOGEAFIA 1833-43. L. Agassiz. Becli. sur les poiss. foss. Neuoliat«l. 1850. J. Heckel. Beitr. zur Kenntn. der- foss. Fisch. Oesterr. Denksolir. d. k. Ak. d. Wiss., voi. I. Wien. 1862. H. T. Matee. Foss. Fisóh. cms d. Tertiàrt. von Unterkirchherg etc. Palaeontogr., voi. II. Cassel. 1853. J. Heckel. Ueber foss. Fisciù aus Chiavon etc. Sitzb. der k. Ak. der Wies., voi. II. Wien. 1863. Fb. Steindachner. Ueber ein. Foss. Fisch. von. Sagor. 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Napoli. 1898. M. Canavari. Palaeoutographia italica, voi. III. Pisa 1897. 1901. A. S. WoODWARD. Catalogue of the foss. Fishes in the Briiish Museum Nat. History, P. IV. London. '2. Clupca glyitlopoma n. sp. — Tav. XIV [I], fig. 1. Questa terza forma, in unico esemplare, da me rinvenuta, come i due precedenti, negli strati marnosi ce- nerognoli, che affiorano in due o tre punti del letto del torrente Chiavon, presenta l'aspetto generale d'una gio- 76 U. FRANCESCHI [8] ville aringa. Non pare fuori di posto l'interpretazione, che si tratti realmente di una Glupea ; oltre alla regola- rità del suo contomo, vi si riscontrano infatti altri caratteri propri del genere, come l'esistenza di un'unica pin- na dorsale molle, la sua posizione mediana rispetto al corpo (caudale esclusa), la posizione normale delle pinne ventrali rispetto ad essa, la incavatura profonda della pinna caudale, la forma caratteristica del'ultima ver- tebra caudale, su cui trovano appoggio specialmente i raggi mediani, la forma triangolare della testa e quella appuntita del dentario, che non mostra traccia alcuna di denti, un certo grado di debolezza della colonna ver- tebrale, il numero dei suoi articoli e infine la struttura e forma tanto delle squame che coprono la regione ante- riore e particolarmente i margini del tronco, quanto delle altre, che stanno disseminate in giro sulla piastra. Ma un complesso di elementi, come questo, se può giustificare la presunzione che l'individuo appartenga alla famiglia delle Ciuf dai, non sembra però sufficiente a far ritenere che l'ittiolito rappresenti una vera Clu- pea. La superficie infatti del bacino è così coperta di spesse squame schiacciate, da non potervi accertare la presenza di coste sternali e quindi di una carena dentellata, benché apparenze non manchino di esili linee concave in avanti, le quali raggiungono il profilo mediano del ventre ; la testa, non ha presenti ne gli interma- scellari, né i mascellari superiori, la forma e posizione reciproca- dei quali sarebbero elementi importanti per la classificazione del fossile ; il fianco, che è quello di sinistra, apparisce particolarmente nella regione addomina- le seminato, senza ordine né uniformità, di tubercolini, che gli conferiscono una leggiera verrucosità, spiegabile forse come un effetto accidentale del modo di fossilizzazione ; infine singolare è il fatto, offerto dal preopercolo, il cui ramo inferiore, quello cioè rivolto in avanti, mostra una piccola serie di 6-7 sculture (specie di drappeggia- menti frange all'ingrosso) analoghe a quelle che nello stesso osso si riscontrano nella Perca vivente, astra- zione fatta dal genere dal pesce e dalla forma loro che son diversi ^) ; queste ornamentazioni, pare che non sieno comuni aUe Clupee viventi e neanche a quelle del terziario, se nessun autore ebbe mai occasione di segna- larle in qualche specie ; ma esse però furono osservate e figurate dal Dr. Gorjanovic - Krambergek in alcuni generi provenienti dal Cretaceo superiore ') e precisamente nelle specie Glupea' le sinensis Kramb., Scombrocliipea macropUalma (Regk.) Victbt et Humb., Trissops microdon Rììgk. e Hemielopsis Suessi Bass,. tutte quattro della Greta di Lesina. Tra queste fonne è specialmente la Scombrodupea macropoma (Heck.) Pictet et Humb. *), che si avvi- cinerebbe per molti .caratteri all'esemplare, forma di Hakel, del Monte Libano, rinvenuta pure a Comen nel Carso Triestino, a Crespano presso Treviso oltre che in altre locslità indicate dal compianto prof. Bassani *) ma sempre nei depositi riferiti al Cenomaniano, ben lontani per età dalle marne di Chiavon, che vengono rife- rite al Rupeliano del Terziario. Qualche affinità la presentano anche la Glupea maeropoma Agass. dell'Eocene di M. Bolca e la Glupea Den- tex Blainv. del Miocene di Murazzo Strutiano, ma per altri caratteri ambedue si tengono distinte dall'e- semplare *). Fra le piccole famiglie di Malacotteri viventi, considerate da Cuvier et Valenciennes, intermedie fra gli E- soceti e le Clupeidi, si trova qualche specie con forme regolari e caratteri prossimi a quelli dell' ittioli to, ma ') JR. Peeriee. Anatomie comparée, pag. !)16, i\g. 513. Paris, 1893. 2) Palaeoiclithyolozki Prilozi. Agram; 1891. Dio li, Jab I, SI. 9, 10, IJ, 12. Kada jugo.s]avonskc akademjo znamosti i iimjetnosti. 3) A. S. Woodward. OtttofojtMM// //(« /f^b^svVl! F»s/k's ut //k' if>r('M.s7( jl/(/ie((,'y». Parlo IV, pag. 135, lìg. 1, lav. VI. London, 1901. i) Pr. Bassani. Descrisione dei prsri Ju>ssìU di Lc: rappresenta un esemplare che anche per tale carattere è iden- tico ai nostri. II M. distans compare nel Llandovery superiore d'Inghilterra, Scozia e Irlanda. Sedda de s'Ortu fra Goni e Siurgus. 7. Monograptus Sedaiwicki Portlock sp. — Tav. XVII[III],fig. 30. 1843. GraptoUthus (Prionotus) Sedgwìckii Poetlock. Oeology oj Londondeiry, pag. 318, tav. XIX, fig. 1. 1851. GraptoUtes Sedgwìckii Harkness. Desai-iption oj the Ch-aptolites jound in the Block Shales of Bumjries- shire. Quart. Joiirn. Geol. Soc, VII, pag. 60, tav. I, fig. 4. 1868. — — et var. spinigerus Nicholson. On the Oraptolites oj the Ooniston Flags. Ibid. XXIV, pag. 533, tav. XIX, flg. 31, 32. 1876. Monograptus — Lapwoeth. Scottish Monograptidat . L. e, pag. 357, tav. XIII, flg. 3 a-d. ^ 1892. — — TÓENQUIST. Undersorkningar ojver Siljansomradets Graptoliter. II. Acta Univ. Lundensis, XXVIII, 2, n. 10, pag. 28, tav. II, fig. 31-34, e tav. Ili, fig. 1-4. 1912. — — Elles et Woob. British Ch-aptol. IX. L. e, pag. 440, tav. XLIV, flg. 10 a-j, e flg. 304 a-e nel testo. Eabdosoma diritto, assai lungo (pur mancando la parte prossimale, nell'esemplare meglio conservato la lunghezza è di 8,5 cm.), con larghezza pressoché uniforme di 2,8 mm. Teche in numero di 5 o 6 per centimetro, assai brevemente ricoprentisi, con margine aperturale convesso e margine ventrale sigmoide ; la regione aperturale è libera e più o meno arcuato-reflessa, e termina con una spina. La parte dentata occupa circa ^ della larghezza del rabdosoma. II disegno riprodotto nella fig. 30 rappresenta parte del frammento più lungo, e corrisponde a un trat- to medio del rabdosoma. In esso le spine sono ancora brevi, poco più che mucroni ; assai più lunghe ap- pariscono in un frammento distale, che mal si prestava ad essere disegnato : quest'ultimo contribuisce però a escludere che possa trattarsi dell'affine M. Halli Bare. sp. i), che è molto prossimo al M. Sedgwicki, ma in cui, a parte la maggiore larghezza e rigidità, le spine sono brevissime e le teche più ravvicinate e so- vrapponentisi per almeno i/^ della loro lunghezza. Il M. Sedgwicki è caratteristico del Llandovery superiore. ■ Sedda de s'Ortu fra Goni e Siurgus. Gruppo del Monograptus lobiferus 8. Monograptus lobiferus M' Coy sp. — Tav. XVII [ili], flg. 31. 1850. Oraptolites lobijerus M' CoY.On some New Genera and Species of Silurian Radiata in the Geologieal Mu- seum oj Cambridge. Ann. Mag. Nat. Hist. (2) VI, pag. 270 e flg. nel testo. ') Baeeande. GraptoUtes de Bohème, 1850, pag. 48, tav. II, fig. 12,13; — Goetani. Graptol. carniche. L. e, pag. 40, tav. III, flg. 14, cum syn. 108 M. GOBTAJfl [24] 1851. Graptolites Bechi (non Baeeande) Haekness. Graptol- oj DumjriessMre. L. e, pag. 60, tav. I, fig. 6 a, h. 1851. — Nicoli Haekness. Ibid., pag. 61, tav. I, flg. 5 a, b. 1854. — lobijerus M'COT. Descì-iption of the BriUsli Palaeozoic Fossils in the Geolog. Museum oj Cam- bridge, pag. 4, tav. I B, fig. 3. 1868. — — NiCHOLSON. Ch-aptol. of Coniston Flags. L. e, pag. 532, tav. XXX, flg. 30. 1876. Monograpkis lobijerus Lapworth. ScoUish Monograptidae. L. e, pag. 26, tav. XX, fig. 1 a, b, d (fig. le excl.) 1877. — — Lapworth. On the Graptolites oj County Boivn. Proc. Belfast Nat. Field Club, pag. 129, tav. vf fig. 6. 1892. -— — TòENQuiST. Siljansomradets 6i-aptol. II. L. e, pag. 18, tav. I, fig. 37, e tav. II, fig. 1-3 (Tab. I, flg. 37 et Tab. II, fig. 4 esci.) 1897. — harpago et var. Lapivm-thi et undulatus Peenee. Études sur les Graptolites de Bohème. III. Monographie des Gi-aptolites de TÉtage E, sect. a, pag. 18, tav. X, fig. 18-22, tav. XI, flg. 1-3, e fig. 16-18 nel testo. 1899. — — ToENQUlST. Besearehes inio the Monograptidae oj the Scanian Basir ites beds. Ann. Univ. Lundensis, XXXV, 2, n. 1, pag. 16, tav. Ili, flg. 3-11. 1905. — lobijerus NofiL. Note sur la jaune des galets du grès vosgien. Bull. Soc. Se. Nancy, (3) VI, n. 3, pag. 17, tav. I, fig. 12. 1912. — — Elles et WooD. Britisth Graptol. IX. L. e, pag. 448, tav. XLV, fig. la-j, e fig. 308 a-e nel testo. (Non Monogr. tobifer Linnarsson, 1881, nec Vinassa, 1907). Un solo frammento distale, assai breve (13 mm.), diritto, con larghezza lentamente crescente da 1,5 a 1,7 mm. Teche conformi, del tipo distale del M.lohiferus così accnratamente descritto da Elles e Wood; per ^4 della sua lunghezza la teca protunde in un lobo che si stacca pressoché ad angolo retto con la vir- gula e si torce facendosi arcuato-reflesso in corrispondenza della regione aperturale, così da apparire co- me un lobo ad apice largamente arrotondato ed arcuato verso il basso. Il lobo (e quindi la frangiatura) oc- cupa oltre ^3 della larghezza totale nelle teche più mature e un po' meno nelle teche meno mature presenti nel nostro frammento, che risentono ancora del tipo prossimale con lobo meno sviluppato. Le teche sono 11 12 per centimetro, quindi leggermente più ravvicinate che negli esemplari inglesi, dove normalmente non si addensano a più di 10 per centimetro. Per quanto breve sia il frammento, la determinazione non lascia dubbio, dati i caratteri tipici delle te- che. La specie, del resto, è diffusissima nel Llandovery medio. Sedda de s'Ortu fra Goni e Siurgus. 9. Monograptns millepedft M'Coy sp. — xav. xvil [ili], fig. 32. 1850. Graptolites millepeda M'COY. New Silurian Eadiata. L. e, "pag. 270 e fig. nel testo. 1854. — — M'COT. British Paleozoic Fossils, pag. 5, tav. IB, fig. 6. 1876. Monograptus lobijerus (non M'Cot) Lapwoeth p. p. Scottish Monograptidae. L. e, pag. 499, tav. XX fig. le (oet. excl.) 1892. — — (non M'Cot) Tòenquist p. p. Siljansoìnradets Giaptol. II. L. e, pag. 18, tav. I, fig. 36, e tav. II, fig. 4 (cet. excl.) 1912. — millepeda Elles et Wood. British Graptol. IX. L. e, pag. 465, tav. XLVI, fig. 10 a-d e flg. o23a-r nel testo. 1921. — millipeda Hundt. Beitràg. zar Kenntniss der Graptolithenjauna Deutschlands. Jb. Preuss. geol. L. Anst., XLI, tav. I, flg. 15,16. [26] M. GOBTANI 109 Dal M. lobiferus si staccano nettamente alcuni esemplari non bene conservati, ma che permettono di ri- conoscere un tipo di teche analogo al precedente, però con lobo in proporzione assai meno sviluppato, e una forma generale del rabdosoma leggermente arcuata (a curvatura dorsale) nella parte distale, ricurva ad uncino nella regione prossimale. Kiproduco il disegno della porzione più fortemente arcuata di uno de- gli esemplari. Gli esposti caratteri sono già sufficienti a individuare il M. millepeda, quale è nettamente inteso da Elle? e WooD. Ad avvalorare la determinazione, giova inoltre rilevare come le teche prossimali mantengano il tipo generale delle teche distali, pur essendo più appressate e falcate : in nessun caso mostrandosi con lo- bo bruscamente assottigliato e uncinato come nell'affine M. Clingani Carr. sp. i). Le teche sono in numero di 13 per centimetro nella regione prossimale ; poi si diradano fino a 8 per centimetro nella parte mediana, rinfittendosi da idtimo a 9 o 10 per centimetro nella parte distale. La larghezza normale è di 1.5 mm. Il M. millipeda è forma del Llaridovery medio. Sedda de s'Ortu fra Goni e Siurgus. Età e caratteri della fauna La faunula che abbiamo ora descritto annovera adunque le forme seguenti 1. Climacograptas scalaris His. sp. var. normalis Lapw. 2. Diplograptiis tamarincus Nich. 3. » » var. ineertus E. et W. 4. » serrafus E. et W. ó. Monoffraptus feiiuia Portl. sp. 6. » distans (Portl.) 7. » Sedgwicki Portl. sp. 8. » lobiferus M' Cor sp. 9. » millepeda M' Coy sp. Sono tutte forme proprie del Gotlandiano inferiore (Llandovery). Nella regione britannica il Climacogr. scalaris var. normalis compare nel Llandovery inferiore e medio ; Diplogr. tamariscus, D. serratus e Monogr. Llandovery infer. medio super. + + + + + + + + + + + + ^)Vedi Careuthees. Bevision oj the British Ch-aptolites, Geol. Mag., V. 1868, pag. 127, tav. V, fig. 19 o,6 (sub Graptolitlms) ; — Elles et Wood, Britisii Graptol., IX. 1. e, 1912, pag. 463, tav. XLVI, fig. 11 a-f, e fig. 322 a, h nel testo. 110 M. GOKTANI [26] tennis compaiono nel Llandovery medio e superiore ; Monogr. lobifenis e M. millepeda nel solo Llandovery medio ; Diplogr. tamariscus var. incerkis, Monogr. distans e M. Sedgwicki nel solo Llandovery superiore. Ma poiché tali Graptoliti giacciono, nel nostro caso, tutte in un medesimo tenuissimo straterello, e so- pra una medesima lastra di scisti si vedono associate, ad es., tutte le 4 forme di Diprionidi, non vi è alcuna possibilità di suddividere in zone l'orizzonte in parola. La successione delle zone graptolitiche osservata in IngWlterra e confermata (almeno fino a un certo punto) nella Germania media, ha valore in Sardegna, — come nella Svezia e come nelle Alpi Orientali, — soltanto nelle grandi linee, e non già nelle minute sud- divisioni. Come nelle Alpi Gamiche, cosi anche in Sardegna vediamo il Llandovery presentarsi paleon- tologicamente e stratigraficamente come un orizzonte unico, nel quale rientrano e le forme di Sedda de s'Ortu e quelle finora determinate nel Fluminese (Cliinacogr. cfr. redangularis, Dìflogr. falmeus, D. ovatus, Ra- strites peregrinus) dal Taricco i) : del quale attendiamo la monografia sulle interessantissime faune ch'e- gli ha recentemente scoperte. Il fenomeno ora accennato ha, del resto, perfetto riscontro nella indivisibi- lità del Wenlock sardo, che già abbiamo avuto occasione di rilevare. Con la fauna sincrona delle Alpi Gamiche, quella di Sedda de s'Ortu ha comuni soltanto metà delle sue specie. Pur prevalendo, in essa, forme del Llandovery medio, le manca il Monogr. gregarius, così abbon- dante anche in Gamia, e che del Llandovery medio è fossile guida. Le manca il genere Rastrites, che pur ricompare nel Fluminese, e il gruppo dei Monograpti rastritoidi ; e le manca poi, come manca anche a Fla- mini (almeno allo stato attuale delle ricerche), qualsiasi traccia di forme dendroidi. Dal punto di vista paleontologico, la faunula di Sedda de s'Ortu non ha alcun interesse speciale. Non si erano ancora prodotte, nel Gotlandiano inferiore, le particolari condizioni che più tardi permisero alle Graptoliti viventi in quest'area di acquistare il rigogliossimo sviluppo ed il gigantismo così caratteristici del Wenlock della Sardegna. CONCLUSIONL Le faune a Graptoliti del bacino del Flumendosa (Sardegna orientale), che siamo venuti illustrando in questo e nel precedente lavoro, spettano in piccola parte al Gotlandiano inferiore (Llandovery), per la mag- gior parte al Gotlandiano medio, orizzonte superiore (Wenlock). Graptoliti del Llaudovery. — È indubitato che diligenti ricerche presso al limite fra Ordoviciano e Go- tlandiano permetteranno di riconoscere su ampia estensione il Llandovery anche nella Sardegna orientale : lo dimostra la nostra fruttuosa esplorazione tra Goni e Siurgus, e ne danno ulteriori affidamenti i risultati del Taricco nella conca di Fluminimaggiore. Alla Sedda de s'Ortu, fra Goni e Siurgus, il Llandovery è rappresentato da una sottile zona di scisti teneri, nei quali abbiamo raccolto e deteiminato : 1. Cliviacograptus scalaris var. normalis Lapw. 2. Diplograptus tamariscus Nich. 3. D. tamariscus var. incertus E. et W. . 4. D. serratus E. et W. ') Taricco M. Sul Paleozoico del Fluminese. Boll. E. Com. geoL, XLVIII, 1921, pag. 14. [27] M. GOETANI 111 5. Monograptus tennis Portl. sp. 6. M. distans (Portl.) 7. M. SedgwicM Portl. sp. 8. M. lobiferus M' Coy sp. 9. M. millefeda W Coy sp. La piccola fauna documenta con precisione il Gotlandiano inferiore, con prevalenza di forme del Llan- dovery medio o medio-superiore ; permette altresì di riconoscere che, come a Piumini e come nelle Alpi Orientali, non si può far luogo a una suddivisione stratigrafica corrispondente alle zone a Graptoliti della regione britannica. Le forme rinvenute sono tutte comuni alla Gran Bretagna, e non appaiono per nulla mo- dificate. Graptoliti del Wenlock. — I giacimenti di Goni e di Ballao (Somm' e Giana?) ci hanno permesso di de- lineare con fisionomia abbastanza precisa la fauna graptolitica del Wenlock sardo ; l'ampiezza della sua a- rea di diiìusione è testimoniata dalla presenza dei medesimi tipi ad Armungia e a Gadoni, dal Gerrei me- ridionale alla Barbagia Beivi. L'elenco complessivo delle forme e la distribuzione loro, sono riportati nella tabella a pag. 112 [^8]. Abbiamo già rilevato a suo luogo la singolarità della sopravvivenza del genere Diplograptus, che nella nostra fauna è, peraltro, elemento rarissimo e sporadico. La fisionomia complessiva è quella generale delle faune graptolitiche del Wenlock, ma con forme a straordinario sviluppo (gigantismo), da cui deriva la proporzione notevolissima — e che sembra eccezionale nelle faune a. Graptoliti — di forme peculiari e locali; la più singolare fra queste è il biforme Monogr. Siren. Non sono rappresentati, né il genere Rstiolites, né il gruppo del Monogr. priodon. L'assenza di quest'ul- tima specie, altrove tanto diffusa, può parere strana, massime quando si pensi alla strabocchevole abbon- danza con cui essa si presenta nei calcari con Orthoceras, presso a poco contemporanei, di Piumini e di Do- musnovas neir Iglesiente. Nell'apparente contraddizione è probabile che sia da cercarsi la ragione del fatto: il quale sembra indicare particolari esigenze d'ambiente perchè le colonie del M. priodon potessero prosperare nei mari mediterranei. 112 M. GOETANI [28] Graptoliti del 'Wenloek nella Sardegna orientale • Goni Ballao Armiin- g-ia (jadoni 1. Diploffraptus sardous Gort + 2. Monograptus Meneghina Gort. + — + — 3. » » var. giganteus Gort. - + - — 4. » tgrrhenus Gort — + — — 5. » sardous Gort + — + cfr. 6. ' » var. macilentus Gort. . + - - — 7. » » var. exiniius Gort. - + 8. » vomerinus Nich. sp. . + - _ 9. » hemipristvi Mc4h. em. . + - — _ 10. » Gonii Mgh. em + + cfr. _ 11. » Linnarssoni Tulle, var. FLumendosa 3 Gort. . + + — + 12. » muiuUferus Mgh. em. + ■ - cfr. + 13. » » var. elegans Gort. . + - - — 14. » » var. strigosus Gort. + - _ + 15. » Lamarmorae Mgh. em. + - _ 16. » proboscidatus Gort. + _ cfr. 17. » » var. laxus Gort. . + — _ 18. » Tariccoi Gort + — _ 19. » Lovisatoi Gort — + _ 20. » falcatus Mgh + + _ 21. » Siren Gort - + — 22. » belophorus Mgh. em. . + _ 23. » » var. laxus Gort. — + 24. » ballaesus Gort _ + 25. > antennularìus Mgh + — _ 26. » » var. floridus Gort. — + _ 27. » subtilis Gort + - — — 28. 1 » var. maior Gort. _ + - 29. Cyrtograptus rìgidus Tulle. . . .' . + cfr. — — 30. » dispai' Gort. + — _ _ 31. » medìterraneus Gort + - - spiegazione della Tavola I [X]. Fig'. 1,2. — Hydnophyllia Isseli n.f. Grandezza naturale. Miiseo di Genova, — pag. 1 [49]. 3. — Hydnophyllia hyeroQilphIca n.f. Gr. nat. Museo di Genova, — pag-. 2 [50]. » 4. — Hydnophyllia crispata Db Ang. sp. Gr. nat. Museo di Torino, — pag. 4 [52]. » 5. — Hydnophyllia pulchra Micht, 3p. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 2 [50]. 6. — Hydnophyllia meandrlnoides Michn. sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 4 [52], Palaeontograpbia italica, voi. XXVIII. 1922. PALAEONTOGRAPHiA ITALICA, Voi. XXVllI. Tav. 1. P. L. PREVER, / Coralli oligocenici di Sassella. [ Tnv. X ]. ■.*jJ*^S5t -f ,,,,^^'S - .j Spiegazione della Tavola II [XI]. Fig. 1. - Hydnophyllia «.eandrinoides Michn. sp. Gr. uat. Museo di Torino, - pag- 4 [521 • 2. - HydnopSiyilla longicollis Rbuss sp. Gr. nat. Museo di Genova, - pao- 5 [53/ » 3. - Hydnophyllia oerebnformis Reuss sp. Gr. nat. Museo di Genova, -"pàc 6 541 > 4. - Hydnophyllia multisepta Osasco sp. Gr. nat. Museo di Torino, - paff l' m] » 5 6. - Hydnopliyllla valleculosa Gì-mb. sp. Gr. nat. Museo di Genova, - pa- 8 fSeì . 7. - HydnopJiylIia dimorpha Rbuss sp. Gr. nat. Museo di Genova - pao- "9 [57] - Palaeoiitograpliia it*UcA, toI XXVIÙ, IS)-22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voi. XXVIII, Tav. 11. P. L. PREVER, I Coralli oligocenici di Sassella. [ Tav. XI ]. Spiegazione della Tavola III [XII]. FiG. 1. — Hydnophyllia dimorpha Rbuss sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag-. 9 [57]. » 2,3. — Hydnophyllia lirtermedia Micht. sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 13 [61]. " 4,5. — Hydnophyllia DalpìazI n. f. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 12 [60]. . 6,8. — Hydnophyllia Bellardii M. Edw. et H. Gr. nat. Museo di Torino, — pag-. 10 [58]. » 9. — Hydnophyllia connectens Rbis. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 22 [70]. Pftlstontographist italio». voi. XXVIU. W22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIII. Tav. III. P. L. PREVER, I Coralli oligoctnici di Saasello. [ Tav. XII J. Spiegazione della Tavola IV [XIII]. Fitì. l,-2. — Hydnophyllia interrupta Rbi-ss sp. Gr. uat. Museo di Genova, — pag. 13 [61]. 3. — Hydnophyllia Italica n. f. Gr. uat. Museo di Geuova, — pag. 14 [62]. » 4. — Hydnophyllia cfr. grandis Rbuss sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 15 [63]. 5. — Hydnophyllia stellifera Michn. sp. Gr. uat. Museo di Genova, — pag. 17 [65]. P»laeontogr»vli>» italica, voi. XXVIII, ia22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVllI, Tav. IV. P. L. PREVER, / Cor/tilt oligocenici di Sassello. * [ Tav. Xììl J. •':it--L»«) Spiegazione della Tavola V [XIV]. FiG. 1. — Hydnophyllia profunda Miohn. sp. Gr. jiat. Museo di Genova, — pag. 18 [66]. » 2,3. — Hydnophyllia serpentlnoides Cat. sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 19 [67]. » 4. — Hydnophyllia limitata Rbuss sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 21 [69]. » 5. — Hydnophyllia dubia Cat. sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 21 [69]. » 6,7. — Hydnophyllia tenera Rbtiss sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 24 [72]. Palaeontographia italica, voi, XXVIII, ia22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIII, P. L. PREVER, / Coralli oligocenici tJi Sassella. Tav. V. [ Tav. XIV ]. Spiegazione della Tavola VI [XV]. FiG. 1. — Hydnopfiyilia plana n. f. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 23 [71]. _ » 2. — Hydnophyllia rormosissima Cat. sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 24 [72]. » 3. — Monticulastraea minima u. f. Gr. nat. Museo di Torino, — pag. 25 [73]. » 4. — Pavia daedalaea Rbuss sp. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 25 [73], • » 5. — Pavia daedalaea Rbuss sp. var. haemisphaerica n. f. Gr.nat. Museo di Genova, — pag. 26 [74]. » 6. — Pavia minima Osasco. Gr. nat. Museo di Torino, — pag. 27 [75]. » 7-9. — Pavia cylindracea Mich. sp. Gr. nat. Fig. 7,8, Museo di Torino; fig. 9, Museo di Genova, — pag. 28 [76[. » 10. — Pavia Perratidii n. f. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 29 [77]. Falaeoiitogi'aphia italici», voi. XXVIII, Ìtl22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIII, Tav. VI. P. L. PREVER, / Coralli oligocdiici ili Sassella. [ Tav. Xy ]. hM •^'< "fa' j^-:^:^^^m ^bwn. %^^:.%Mim é ^^^t'jm^ ì^\ ;■«■ ;'./3v*t .*tii«iiO(c-' Spiegazione della Tavola VII [XVI]. FiG. 1. — Pavia ponderosa Micht. sp. Gr. nat. Museo di Torino, — pag. 29 [77]. » 2. — Pavia Zuffardil n.f. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 30 [78]. " 3. — Pavia apennina n. f. Gr.nat. Museo di Genova, — pag. 31 [79]. . » 4. — Pavia pulcherrima Micht. sp. Gr. nat. Museo di Torino, — pag. 32 [80]. » 5. — Pavia profonda Eeus.s. Gr. nat. Museo di Genova, — pag. 33 [81]. » 6. — Pavia ìrregularis n. f. Gr.nat. Museo di Genova, — pag, 34 [82]. . 7. — Plooophyilia oligocenica n.f. Gr.nat. Museo di Genova, — pag. 84 [36]. Palaeontographia italica, voi, XX VI II iy22 PALAEONTOGRAPHJA ITALICA, Voi. XXVIII, Tav. VII. P. L. PREVER, Coralli oliiiocenici di Sassello. [ Tav. XVÌ j. spiegazione della Tavola Vili [1]. FiG. 1. — Djplograptus sardous Gort. Lato obverso (siculare); manca l'estremità prossimale, — pag. 46 [6]. » 2. — D. sardous Gort. Lato reverso (antisiculare); e. s., — pag. 46 [6]. » 3. — Monograptus Meneghini! G(1Rt. (cfr. fotografia a tav. XIII [VI], fig. 4^4), — pag. 47 [7]. >• 4. — M. Meneghinli Gort. , — pag. 47 [7]. >■ 5. — M. Meneghìnii Gort., — pag. 47 [7]. » 6. — M. Menegliinii Gort., — pag. 47 [7]. » 7. — M. Menegliinii Gort., — pag. 47 [7]. » 8. — M. Meneghini! Gort., — pag. 47 [7], » 9. — M. sardous Gort. (cfr. fotografia a tav. XII [V], fig. lA, — pag. 47 [7]. » 10, — M, sardous (tOkt., — pag. 47 [7]. » IL — M. sardous Gokt. (porzione dell'es. già dis da Meneghini nella fig. 11136), — pag. 47 [7]. » 12. — M. sardous Gort. (cfr. fotografia a tav. XII [V], fig, 3A), — pag. 47 [7]. » 13. — M. sardous var. macilentus Gort. (cfr. fotografia a tav. XII [V], fig. 2), — pag. 48 [8]. » 14. — M. sardous v.ir. macilenius Gort,, — pag. 48 [8]. , » 1.5. — M. Goni! Mgh. em., — pag. 50 [10]. » 16. — M. Gonii Mgh. ein.,'(es. già disegnato da Meneghini nella fig. 1 6c), — pag. 50 [10]. » 17. — M. Goni! Mgh. em., — pag. 50 [10]. » 18. — M. Gemi Mgh. era., — pag. 60 [10]. , ' » 19. — M. Goni! Mgh. em., — pag. 50 [10]. » 20. — M. Goni! Mgh. em. (esemplare giovanissimo), — pag. 50 [10]. » 21. — M. Goni! Mgh. em., — pag. 50 [10]'. 22. - M. Gonii Mèn. era. (parte dell'es. già dis. da Meneghini nella fig. I Ga, — pag. 50 [10]. 23. — IVI. hemiprlstis Mgh, era. (parte dell'es. già dis. da Meneghini nella fig. I 5c), — pag. 50 [IO]. » 24. — M. hemipristis Mgh. em. (parte dell'es. già dis. da Meneghini nella fig. I 56), — pag. 50 [10]. » 25. — M. hemipristis Mgh. em., — pag. 50 [10]. » 26. — M. hemipristis Mgh. em., — pag. 50 [10]. » 27. — M. hemipristis Mgh. em. (impronta .scalariforme), — pag. 50 [10]. » 28. — M. vomerinus Nich. sp., — pag. 49 [9]. :" 29. — M. vomerinus Nich. sp. (^cfr. fotografia a tav. XII [V], fig. 5), — pag. 49 [9]. » 30. — M. vomerinus Nich. sp., — pag. 49 [9]. » 31. — M. vomerinus Nich. sp., — pag. 49 [9]. » 32. — M. vomerinus Nich. sp., — pag. 49 [9]. N. B. Tutte le figure sono ingrandite 3 volte. Palueontographia italica, voi. XXVIII, 1922. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIII, Tav. Vili. CORTA NI, Giaproliii di Goni (S(ir 4. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort., — pag. 51 [11]. » 5. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort., — pag. 51 [11]. » 6. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort. (cfr. fotografia a tav. XII [V], flg. 4a), — 52 [12]. » 7. — M. mutuliferus Mgh. em. (cfr. fotografìa a tav. XII [V], flg. 8), — pag. 52 [12]. » 8. — M. mutuliferus Mgh. em,, — pag. 52 [12]. » 9. — M. mutuliferus Mgh. em. (parte dell'es. già disegnato da Meneghini nella fìg. I 26), — pag. 52 [12]. » 10. — M. mutuliferus Mgh. em. (parte dell'es. già disegnato da Meneghini nella flg. I 2a), — pag. 52 [12]. » 11. — M. mutuliferus Mgh. em. (frammento distale), — pag. 52 [12]. » 12. — M. mutuliferus Mgh. em. (frammento prossimale), — pag. 52 [12], » 13. — M. mutuliferus Mgh. em., — pag. 52 [12]. » 14. — M. Lamarmorae Mgh. em. (cfr. fotografia a tav. XII [V], fig. 10), — pag. 53 [13]. » 15. — M. Lamarmorae Mgh. em. (es. già disegnato da Meneghini nella fig. I 2c), — pag. 53 [13]. » 16. — M. mutuliferus var. elegans Gort. (cfr. fotogr. a tav. XII [V], tìg. 7), — pag. 52 [12]. » 17. — M. mutuliferus var. strigosus Gort. (cfr. fotogr. a tav. XII [V], flg. 15C), — pag. 53 [13]. » 18. — M. mutuliferus var. strigosus Gort. (parte dell'es. già dis. da Meneghini nella flg. II 2d), — pag. 53 [13]. > 19. — M. proboscidaius Gort., — pag. 54 [14]. » 20. — M. proboscidatus Gort. (frammento distale), — pag. 54 [14]. » 21. — M, proboscidatus Gort. (cfr. fotogr. a tav. XII [V], flg. 13), — pag. 54 [14]. » 22. — M. proboscidatus Gort. (cfr. fotogr. a tav. XII [V], flg. 12), — pag. 54 [14]. 23. — M. proboscidatus var; laxus Gort. (frammento distale), — pag. 55 [15]. N. B. Tutte le figure sono ingrandite 3 volte. Palaeontographi» italica, voi. XXVIII, 1929. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIll. Tav. IX GORTANI, Giaplolili di Goni (Sardegna) I Tav. Il I ^ n».6UF CAlZOw*- Spiegazione della Tavola X [III]. FiG. 1. — Monograpius Tariccoi GoRT.:'a parte distale, b parte prossimale (cfr. fotogr. a tav. XII [V], èg. ìòA, — pag. 55 [15J. ■> 2. — M. Tariccoi Gort. (frammento distale), — pag. 55 [15]. » 3. — M. falcatus Mgh., — pag-. 56 [16]. ». 4. — M. falcatus Mgh. (parte dell" es. già disegn. da MENBGriiNi nella fig. IH 96), — pag. 56 [16]. » 5. — M. falcatus Mgh. (parte distale dell'es. già disegn. da Meneghini nella flg. Ili 7c), — pag. 56 [16]. » 6. — M. falcatus Mgh. (parte distale dell'es. già elisegn. da Meneghini nella flg. II Sa), — pag. 56 [16J. » 7. — M. falcatus Mgh. (es. già disegnato da Meneghini nella fig. Ili 7), — pag. 56 [16]. » 8. — M. falcatus Mgh. Due esemplari giovani (Meneghini, fig. Ili 7), — pag. 56 [16]. » 9. — M. belophorus Mgh. em. (cfr. la fotografia a tav. XII [V], flg. 14), — pag. 57 [17]. » 10. — M. belophorus Mgh. em., — pag. 57 [17]. » 11. — M. belophorus Mgh. em., — pag. 57 [17]. » 12. — M. belophorus Mgh. em., — pag. 57 [17]. » 13. — M. belophorus Mgh. em. \parte dell'es. già dis. da Meneg. nella fig. II 9 sub M. Priodon), — pag. 57 [17]. » 14. — M. belophorus Mgh. em. (parte dell'es. già dis. da- Mbnbg. nella fig. Il 6a snh M. Gonii), — pag. 57 [17] » 15. — M. belophorus Mgh. em. (cfr. la fotogr. a tav. XII [V], flg. 14), ■ — ; pag. 57 [17]. » 16. — M. antennularius Mgh., — pag. 58 [18]. » 17. — IH. antennularius Mgh. (cfr. la fotogr. a tav. XIII [VI], fig. 2A), — pag. 58 [18]. » 18. — M. antennularius Mgh. (da un originale del Meneghini), — pag. 58 [18]. » 19. — M. antennularius Mgh., — pag. 58 [18]. » 20. — M. antennularius Mgh., — pag. 58 [18]. » 21. — M. subtilis Gort., — pag. 58 [18]. N. B. Tutte le fia-ure, sono ingrandite 3 volte. Palaeontographia italica, toI SXVllI, ly22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voi. XXVIll. Tav. X. G O RT A N I , Gìaptoìili di Goni (Sardegna) l lav. ni J. to»« c*.;5.».; msjmctc-WLA^t Spiegazione della Tavola XI [IV]. FiG. 1. — Monograptus subtìlis Gort., — pag. 58 [18]. 2. — NI, subtilis Gort., — pag. 58 [18]. » 3. — M. subtilis Gort., — pag. 58 [18]. 4. — M. subtilis GouT. (cfr. la fotogr. a tav. XIII [VI], fig. 2 £')> — pag 58 [18]. » 5. — Cyrtograptus rigldus Tulle, (es. già dis. da Meneghini nella fig. II 3 sub 3Ion. colonus), — pag. 59 [19], 6. - C. rigidus Tulle, (cfr. la fotogr. a tav. XIII [VI], fig. 6A'), — pag. 59 [19]. 7. — C. rigidus Tulle, (cfr. la fotogr. a tav. XIII [VI], fig. òD), — pag. 59 [19]. 8. — C. rigidus Tulle, (cfr. la fotogr. a tav. XIII [VI], flg. 5D'), — pag. 59 [19]. » 9. — C, rigidus Tulle., — pag. 59 [19]. » 10. — C. rigidus Tulle, (es. giovanissimo), — pag. 59 [19]. » 11. — C. rigidus Tulle, (due es. giovanissimi), — pag. 59 [19]. » 12. — C. dlspar Gort. (frammento; manca la parte distale dello stipite), — pag. 61 [21], » 13. — C. ilispar Gort., — pag. 61 [21]. » 14. — C. dìspar Gort. (frammento distale, raccolto dal Lamarmora), — pag. 61 [21]. » 15. — C. dispar Gort. (cfr. la fotogr. a tav. XIII [VI], flg. 3.4), — pag. 61 [21]. » 16. ~ C. mediterraneus Gort., — pag. 62 [22]. » 17. — C. mediterraneus Gort. (cfr. la fotogr. a tav. XIII jVI], fig. 5), — pag. 62 [22]. N. B. Tutte le figure sono ingrandite 3 volte. Necessità di spazio hanno costretto a disporre una parte delle figure in posizione diver.sa dalla normale Palaeontographia italica, voi. XXVIII, 1922. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIII. Tav. XI CORTAMI, Grapioliti di Goni (Sardegna) I la-j. IV I h spiegazione della Tavola XII [V]. FlG. 1^ IB. 2. ■■ìA. Sii. se. SD. 4 A. 4: B. 5. %A. (JjS. 7 8. 9 10 11 12 ^3 14. 15 4. 1573. 15 C. 16. — Monograptus sardous Goiit., — pag. 47 [7]. — M. falcatus Mgh., — pag. 56 [16]. — M. sardous vai-, macilentus Gout., — pag. 48 [8]. — M. sardous Gort., — pag. 47 [7]. — M. belophorus Mgh. ém,, — pag. 57 [17]. — M. falcatus Mgh., — pag. 56 [16]. — M, cfr. proboscidatus var. laxus Gort., — pag. 55 [15]. — M. Linnarssoni var, Flumendosae Gort.,^^ pag. 51 [11]. — M. mutuliferus Mgh. erii., — pag. 52 [12], — M. vomerinus Nioh. sp., — pjg. 4y ['.•]. — Cyrtograptus dispar Gort., — pag. 61 [21]. — Monograptus mutuliferus Mgh. em., — pag. 52 [12]. — M. mutuliferus var. eiegans Gort., — pag. 52 [12]. — M. mutuliferus Mgh., — pag. 52 [12]. — M. mutuliferus Mgh , — pag. 52 [12]. — M. Lamarmorae Mgh. em., — pag. 53 [13]. — M. hemipristis Mgh. em., — pag. 50 [10]. — M. proboscidatus Gort., — pag. 54 [14]. — M. proboscidatus Gort., — pag. 54 [14]. — T M. belopliorus Mgh. em. (parecchi esemplari), — pag. 57 [17]. — M. Tariccoi Gort., — pag. 55 [15]. — M. mutuliferus Mgh. era. (un frammento distale e uno prossimale), — M. mutuliferus var. strigosus Gort. (c, s.), — pag. 53 [13]. — Problématicum, — pag- 53 [13]. pag. 52 [12] N. B. Tutte le fotografie sono in grandezza naturale. Pah..'oiit.ii.'r:iliin ilalioa. voi. XXVllI. 1H1Ì2 PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVllI. Tav. Xll. CORTA NI, GraptoHii di Goni (Siardt^na) [ Tav. 1^ /. Spiegazione della Tavola XIII [VI]. FiG. 1. — Lastra con Monograpfus falcafus Mgh. e M. belophorus Mgh. ém., misti a qualche esemplare di M. antennu- larius Mgh., — pagv 66 [16], 57 [17] e 58 [18]. - M. antennularius Man., — pag. 58 [18]. • M. subfilis GoKT., — pag. 58 [18]. M. Meneghìnii Gort., — pag. 47 [7], M. sardous Gokt., — pag. 47 [7]. M. vomerìnus Nich. sp. (erroneam. indicato con la lettera C sulla figura), — pag, 49 [9]. Cyrtograptus dispar Goht., — pag. 61 [21]. Monograptus mutuliferus Mgh., — pag. 52 [12]. ' Bfl. Meneghìnii Gort., — pag. 47 [7]. M. Linnarssonì var. Flumendssae Gort., — pag. 51 [11]. M. subtilis Gort., — - pag'. 58 [18]. Cyrtograptus rigidus Tulle., — pag. 59 [19], Cyrtograptus mediterraneus Gort., — pag. 62 [22], Cyrtogr. rigidus Tulle., — pag. 59 [19]. ■ Monogr. sardous Gort., — pag. 47 [7]. Monogr. Gonii Mgh. em., — pag. 50 [10]. N. B. Tutte le fotografie sono in grandezza naturale. , » 2.1. ^ 2B. » - 2C. » t 2D. J) 2 E. > SA. » 3B. > AA. » 4:B. » AC. » 4Z). » 5. » 6A. » SE. » 6 0. Palaeontograpliia italica, voi. XXV-III, 1922. PALAEONIOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIll. Tav. XI CORTA NI, Giaplolili di Goni (S 30,6. — Clupea Bassanil n. sp. Oligocene di Chiavon (Vicenza), — pag. 72 [4]. > 4. — Clupea glyptopoma n. sp. Oligocene di Ciiiavon (Vicenza), — pag. 75 [7]. • 5. — Pagellus Bonomoi n. sp. Oligocene dì Ciiiavon (Vicenza), — pag. 79 [11]. » 6. — Clupea gregaria Bosn. Miocene del Gabbro (Pisa), — pag. 81 [13]. N. B. Gli esemplari illustrati si conservano nel Museo di Geologia del E. Istituto di Studi Superiori in Firenzer Tutte le figure sono riproduzioni di disegni eseguiti dall'Autore, eccettuata la figura 'òa,b, il cui originale venne fotografato direttamente. Palseontueraphia italica 7ol XXV IH. 11)22 PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voi. XXVIII. Tav. KIV. D. FRANCESCHS, fesci fossili citi lersiario ilaliano. 1 ^'' m .: ^'y- l Tav. 1 /. 7>. 4» ^f^.-jm-.^ D. Franceschi ■ Dis f<0.WUCA^».4«'.KMAKfl(C'*«l*M Spiegazione della Tavola XV [I]. FiG. 1. — Monograplus Meneghini! Gort. var. giganfeus Gort., — pag. 88 [4]. » 2. — M. Meneghinli var. giganteus Gort., — pag-. 88 [4] » 3. — M. IHeneghinii var. giganteus Gort., — pag. 88 [4]. » 4. — M. IVIeneghinii var. giganteus Gort., — pag 88 [4]. » 5. — M. Menegliinii var. giganteus Gort., — pag. 88 [4]. » 6. - M. Menegliinii var. giganteus Gort. (cfr. fotografia a tav. XVIII [IV], fl^. 2), — pag. 88 [4] » 7. — M. tyrriienus Gort., — pag. 89 [5]. » 8. — IH. tyrrhenus Gort. (cfr. fotografia a tav. XVIII [IV], fig. 6), — pag. 89 [5]. > 9. — M. tyrrhenus Gort. (cfr. fotografia a tav. XVIIi [IVJ, fig. 4), — pag. »9 [5]. » 10. — M. tyrrhenus Gort. (cfr. fotografia a tav. XVIII [IV], fig. 5), — pag. 89 [5]. » 11. — M. sardous Gort. var. eximius Gort. (cfr. fotografia a tav. XVIII [IV], fig. 8), — pag. 90 [6]. » 12. — M. sardous var. eximius Gort. (cfr. fotografia a tav. XVIII [IV], flg. 7), — pag. 90 [6]. » 13. — M. sardous var. eximius Gort., — pag. 90 [6], » 14. — M, sardous var. eximius Gort., — pag. 90 [6]. » 15. — M. Gonil Mgh. era., — pag. 90 [6]. » 16. — Cyrtograptus cfr. rigidus Tulle, (cfr. fotografia a tav. XVIII |IV], fig. WA), — pag. 96 [12]. N. B. Tutte le figure sono ingrandite 3 volte. Palaeontogiaptais italica, voi. XXVIII, 15)22. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVIII, Tav. XV. GORTANI, Graptoliti della Sardegna orientale. 9 10 \ A X A A A X ^ \ / \ X > ^ X V 14 Aut. Dis. :*L;Q.*«;^re«c*Q0t: - Spiegazione della Tavola XVI [II] Fio. 1. — Monograptus Linnarssoni Tulle, var. Flumendosae Gort. (es. giovane-, cfr. la fotogr. a tav. XIX [V|, fig. 6^,) - pag. 91 [7]. » 2. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort. (es. giovane), — pag. 91 [7]. » 3. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort. (parte distale), — pag. 91 [7]. , 4. — M. Lovisatoi Gort. Frammento distale (cfr. fotogr. a tav. XIX |.V], fig. 1), — pag. 92 [8]. „ 5. — M. Lovisatoi Gort. Frammento distale (cfr. fotogr. come sopra), — pag. 92 [8]. j 6. — M. Lovisatoi Gort. Frammento prossimale (cfr. fotogr. come sopra), — pag. 92 [8]. . 7. — M, belophorus Mgh. em. var. laxus Gort. (cfr. fotogr. a tav. XIX [V], fig. 4), — pag. 94 [10]. , 8. — M. belophorus var. laxus Gort. Frammento distale, — pag. 94 [10]. » 9. — M, faicatus Mgh. era. (porzione prossimale), — pag. 92 [8]. > 10. — M. Siren G.»rt. (cfr. fotografia a tav. XIX [V], fig. 7), - pae. 93 [9]. . 11. — M. Siren Gort. (es. più sviluppato; cfr. fotografia a tav^. XIX [V], fig. 8A), — pag. 93 [9]. . 12. — M. ballaesus Gort. (cfr. fotografia a tav. XIX [V], flg. 2), — pag. 94 [10]. > 13. — M. ballaesus Gokt., — pag. 94 [10]. , 14. _ M ballaesus Gort. (cir. fotografia a tav. XIX [V], fig. 3), — pag. 94 [10]. . 15. — M. ballaesus Gort (cfr. fotografia a tav. XVIII [IV], fig. HA), — pag. 94 [10]. . 16. M. ballaesus Gort. Es. giovane, — pag. 94 10 !> 17. — M. ballaesus Gort. Es. giovane, -^ pag. 94 [10]. » 18. — M. ballaesus Gort. Es. giovanissimo, — pag. 94 [10]. N. B. Tutte le figure sono ingrandite 3 volte. Pala'-iiiitogrHpliia italica, voi XXVUl. Ui22 PALAEONTOGRAPHIA ITALICA. Voi. XXVUI. Tav. XVI CORTA NI, Graploìili Jelln Snrritgii., orientale. 2 [ Tav. Il /, . )"/. Dis. ■W} 2. — M. subtilis var. maior Gort. (cfr. fotografia della controimpronta a tav. XIX [V], fig. 6B), — pag. 95 [11]. . 3. — M. subtilis var. maior Gort. (Es. giovanissimo), — pag. 95 [11]. , 4:. — i«. antennularius Mgh, var. floridus Gort. (cfr. fotogr. a tav. XIX [V], fig. 11), — pag. 95 [11]. » 5. — M. antennularius var. floridus Gort. Frammento distale, — pag. 95 [11]. 6. — IVI. antennularius var. floridus Gort. (cfr. fotogr. a tav. XVIII [IV], fig. 12C), — pag. 95 [11]. . 7. — M. antennularius var. floridus Gort., — pag. 95 [11]., . 8. — M. antennularius var. floridus Gort. Frammento distale (cfr. fotogr. a tav. XIX [V], fig. 9), —pag. 95 [11]. > 9. — M. sardou» Gort. Es. di Armungia, — pag. 99 [15]. » 10. — M, Meneghinìi Gort. Es. di Armungia, - pag. 99 [15]. . 11. — M. cfr. Gonii Mgh. era. Es, di Armungia (frammento distale), — pag. 100 [16]. > 12. — M. cfr. mytuliferus Mgh. em. Es. di Armungia (frammento distale), — pag. 100 [16]. » 13. — M. cfr. sardous Gort. ? Es. di Gadoui (porzione distale), — pag. 101 [17]. » 14. — M. cfr. sardous Gort. Es. di Gadoni, — pag. 101 [17]. » 15. — M. cfr. sardous Gort. Es.- frammentario e deformato di Gadoni. Per questa figura e per la seguente cfr. la fotografia a tav. XIX [V], fig. 17, — pag. 101 [17]. , 16. _ M. cfr. sardous Gort. Es. deformato di Gadoni (frammento distale), — pag. 101 [17]. » 17. — M. Linnarssoni Tulle, var. Flumendosae Gort. Es. di Gadoni (frammento prossimale), — pag. 101 [17]. j. 18. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort. Es. di Gadoni (frammento distale), — pag. 101 [17]. » 19. — M. Linnarssoni var. Flumendosae Gort. Es. giovanissimo, di Gadoni, — pag. 101 [17]. » 20. — M. mutuliferus Mgh. em. var. strigosus Gort. Es. di Gadoni (teche distali), — pag. 102 [18]. » 21. — M cfr. proboscidatus Gort. Es. di Gadoni (teche distali), — pag. 102 [18]. » 22. - M. cfr. probosciJatus Gort. Es. di Gadoni ^teche distali), — pag. 102 [18), » 23. — Climaoograptus scalaris His. sp. var. normalis Lapw, Sedda de s'Ortu, — pag. 101 [20]. ». 24. — Diplograptus tamariscus Nich. var. incertus E. et W. Sedda de s'Ortu (cfr. fotogr. a tav, XIX [V], fig. 14), — pag. 105 [21]. » 25. — D. tamariscus Nich. Sedda de- s'Ortu (cfr. fotogr. a tav. XIX [V], fig. 13), - pag. 104 [20]. » 26. — D serratus E. et W. Sedda de s'Ortu (cfr. fotogr. a tav. XIX [V], flg. 15), — pag. 105 [21]. . 27. — Monogr. tenuis Portl. sp. Es. frammentari di Sedda de s'Ortu, — pag. 106 [22]. , 28. — M. distans (Portl.). Sedda de s'Ortu (porzione distale). Per questa figura e per la seguente cfr. la fotografia a tav. XIX [V], fig. 16, — pag. 106 [22]. > 29. — M. distans (Portl.). Sedda de s'Ortu (porzione distale), — pag. 106 [22]. , 30. — M. Sedgwijki Portl. sp. Sedda de s'Ortu (porzione' distale\ — pag. 107 [23]. , 31. _ M, loblferus M'Coy sp. Sedda de .s'Ortu (frammento distale), — pag. 107 [23]. » 32. — M. millepeda M'Coy sp. Sedda de s'Ortu (porzione prossimale, — pag. 108 [24]. N. B. Tutte le figure sono ingrandite 3 volte. falaeontographia italica, voi. XXVIII, 1922. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voi. XXVIII. Tav. XVII. Graptoìiti della Sardegna orientale. [ Tav. HI y. Ani. Dts. \ìi9At :A^fr.ML»l««UCÌC,-'1>:.*'» Spiegazione della Tavola XVIII [IV]. FiH. 1. — Monograpfus Meneghinii Gort. var gìganteus Gort., — pag. 88 [-i]. ,) 2. — M Meneghinii var. giganteus Gort., — pag. 88 [i\. „ 3. _ M. Menegliinii var. giganteus Gort. ?, — pag. 88 |4]. » .4 — M. tyrrhenus Gurt. (il fondo è fittamente disseminato di sicule libere), — pag. 89 [5]. » 5. — M, tyrrlienus Gort., — pag. 89 [ ']. 6. — M. tyrrhenus Gort., — pag 8:^ i5|. , 7. _ M. sardous Gort. var. eximlus Gort., — pag. 90 [6]. „ 8. — M. sardous var. eximius Gort., — pag. 9U [6]. » 9. — M. sardous var. eximius Gort., — pag. 90 [6]. , 10 I. — Cyrtograptus cfr. rigidus Tullb., — pag. 96 [12]. ,> 10 B. — Monogr. Meneghinii var. giganteus Gort. (,es. giovane). — pag. 88 [4]. , n A. — M. baliaésus Gort., — pag. 94 [10|. » 11J3. - M. Sìren Gokt. ? (frammento distale), — pag. 9i5 [9]. » 11 C. — M. antennularius var. floridus Gort. (es. giovanissimo), — pag. 95 pi]. ,) 12^. — M. belophorus Mgh. em. var. laxus Gort. (frammento distale), — pag. 94 [10]. » , V2B. — M. antennularius var. floridus Gort., — pag. 95 [11]. N. B. Tutte le fotografie sono in grandezza naturale. Palaeontograpbi» itaiic». voi. XXVIII, 1922. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voi. XXVIU, Tav. XVIII. GORTANI, GraptoHii della Sardtgna orientale. f Tav. /y ] Ani. Dis. Spiegazione della Tavola XIX [V]. FiG. 1. — Monograptus Lovisatol Gort. Numerosi esemplari frammentari, — pag. 92 [8]. 2 A. — M. ballaesus Gort., — pag. 94 [10]. . 2B. — ». subtilis Gort. var. itiaior Gort., — pag. 95 [11]. » 3. — M, ballaesus Gort., — pag. 94 [10]. > 4. — H. belophorus Mgh. em. var. laxus Gort., — pag. 94 [10]. > 5. — M. Goni! Mgh. em., — pag. 90 [6]. " • > 6A. — M. Lìnnarssoni Tulle, var. Flumendosae Gort., — pag. 91 [7]. » 65. — M. subtilis var. maior Gort., — pag. 95 [11]. , 6 C. — M. ballaesus Gort. (frammento prossimale), — pag. 57 [17]. 7. - M. Siren Gort., — pag. 93 [9]. > 8^. — M. Siren Gort. (es. più sviluppato),'— pag. 93 [9]. » 8B. — M. subtilis var. maior Gort., — pag. 95 [11]. , 9. _ M. antennularius Mgh. var. floridus Gort. (frammento distale), — pag. 95 [11]. » 10. — M. antennularius var. tioridus Gort., — pag. 95 [11] » 11. — M. antennularius var. floridus Gort., — pag. 95 [11]. » 12. — M. subtilis Gort. var. maior Gort., — pag. 95 [U]. » 13. — Diptograptus tamariscus Nioh. var. incertus E. et W. Sedda de s'Ortu, — pag. 105 [21]. . 14. — D. tamariscus Nich. Sedda de s'Ortu, — pag. 104 [20]. » 15. - 0. serratus E. et W. Sedda de s'Ortu, — pag. 105 [21]. » 16. — Monogr. distans (Portl.). Sedda de s'Ortu, — pag. 106 [22]. . 17. — M. cfr. sardous Gort. Es. deformati di Gadoni, — pag. 101 [17]. N. B. Tutte le fotografie sono in grandezza naturale. Palaeontographia Italica, "ol- XX\I11. 1922. PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Voi. XXVIII, Tav. XIX. CORTA NI, Graptoliti della Sardegna orientate. [ Tav. y ]. Aut. Dis. * :*i..'c-^i« n»j*i : V'ST MAYB LlBBAf' 5 2044 114 281 0.